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21 Giugno 2010 alle 23:28 #11702
Gabriele
PartecipanteSecondo il vostro parere, per eseguire una corretta traduzione di manoscritti, epigrafi, o più frequentemente, testi critici già pubblicati da tempo (in latino o greco naturalmente), è necessaria una conoscenza delle regole di metrica e prosodia?
grazie
22 Giugno 2010 alle 15:43 #14051imported_Sempronia
PartecipanteAssolutamente no!
Premesso che di metrica si parla solo per i testi poetici (carmi, odi, poemetti, tragedie…), si può apprezzare la bellezza delle immagini o la potenza dell’ispirazione anche senza conoscere il metro utilizzato e comprensione profonda del senso e resa in italiano prescindono completamente dalle riflessioni sul ritmo.
Certo, come nella poesia in altre lingue, la musicalità dei versi latini o greci è un valore aggiunto, ma non saperla cogliere non impedisce la comprensione del tema trattato.13 Luglio 2010 alle 14:51 #14052Oineo
Partecipante@Sempronia wrote:
Assolutamente no!
Premesso che di metrica si parla solo per i testi poetici (carmi, odi, poemetti, tragedie…), si può apprezzare la bellezza delle immagini o la potenza dell’ispirazione anche senza conoscere il metro utilizzato e comprensione profonda del senso e resa in italiano prescindono completamente dalle riflessioni sul ritmo.
Certo, come nella poesia in altre lingue, la musicalità dei versi latini o greci è un valore aggiunto, ma non saperla cogliere non impedisce la comprensione del tema trattato.Beh, credo che il riferimento ai testi poetici sia implicito, altrimenti la domanda non avrebbe in sé senso.
Il riferimento invece ai manoscritti farebbe pensare ad una lettura filologica del testo: in tal caso la risposta sarebbe affermativa, una buona conoscenza della metrica è imprescindibile per districarsi tra le varie proposte ed edizioni.
Per quanto riguarda le epigrafi (raramente sono in metrica), sicuramente no.Saluti
18 Luglio 2010 alle 18:47 #14053imported_Dionisius
PartecipanteA parer mio una poesia senza metrica è una poesia solo a metà, quindi direi che, per comprendere (per quanto ci è possibile) nella loro totalità le opere in versi, la conoscenza del metro sia indispensabile. Soprattutto se siamo in ambiente greco-romano, dove la musica e la poesia furono un sinolo per almeno tre secoli.
Poi ognuno è libero di fare come crede: oggettivamente, la metrica non è una conditio sine qua non.
Dionisius.
18 Luglio 2010 alle 21:05 #14054imported_Sempronia
Partecipante@Dionisius wrote:
A parer mio una poesia senza metrica è una poesia solo a metà, quindi direi che, per comprendere (per quanto ci è possibile) nella loro totalità le opere in versi, la conoscenza del metro sia indispensabile. Soprattutto se siamo in ambiente greco-romano, dove la musica e la poesia furono un sinolo per almeno tre secoli.
Poi ognuno è libero di fare come crede: oggettivamente, la metrica non è una conditio sine qua non.
Dionisius.
Per chiarici, Dionisius, la mia risposta si riferiva ad una domanda specifica di Gabriele: se per tradurre correttamente ecc…
Io appartengo alla scuola di pensiero per cui una composizione poetica, in traduzione, diventa la poesia di un altro.
Quindi la traduzione di una poesia, per me, può essere solo un lavoro scolastico, per il quale il metro è di poca rilevanza. Se Quasimodo traduce i lirici greci, a mio parere, ne dà in realtà la sua versione, nel senso che li interpreta, non li traduce. Se invece leggo Saffo in originale, la padronanza del metro è un valore aggiunto di rilevanza fondamentale.18 Luglio 2010 alle 21:40 #14055imported_Dionisius
PartecipanteSempronia, sono assolutamente d’accordo con te! 🙂
Nonostante, come già specificai, il metro non sia una conditio sine qua non per la traduzione/interpretazione corretta di un brano poetico, a me la metrica piace un sacco, e leggere poesie a prescindere dal loro metro non mi pare corretto (anche perché quei poverini avranno fatto una fatica boia con tutti quei cola, non mi pare bello snobbare il loro lavoro! 😀 ). Naturalmente questa mia considerazione si limita alla pura percezione estetica, alla forza della parola nelle sue accezioni più poliedriche.
Concordo anche sul tuo giudizio a proposito dei Lirci greci del Quasimodo.
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