Ubi de eius(=Caesaris) adventu Helvetii certiores facti sunt, legatos ad eum mittunt nobilissimos civitatis, cuius legationis Nammeius et Verucloetius principem locum obtinebant, qui dicerent sibi esse in animo sine ullo maleficio iter per provinciam facere, propterea quod aliud iter haberent nullum; rogare ut eius voluntate id sibi facere liceat. Caesar, quod memoria tenebat L.Cassium consulem occisum exercitumque eius ab Helvetiis pulsum et sub iugum missum, concedendum non putabat; legatis respondit diem se ad deliberandum sumpturum; si quid vellent, ad Idus Apriles reverterentur.
Helvetii iam per angustias et fines Sequanorum suas copias traduxerant et in Haeduorum fines pervenerant et eorum agros populabantur. Haedui, cum se suaque ab iis defendere non possent, legatos ad Caesarem mittunt rogatum auxilium: ita se omni tempore de populo Romano meritos esse, ut paene in conspectu exercitus nostri agri vastari, liberi eorum in servitutem abduci, oppida expugnari non debuerint.
Quando gli Elvezi furono informati sull’arrivo di lui( di Cesare)[sul suo arrivo], mandarono (lett. mandano) presso di lui gli ambasciatori più illustri della cittadinanza (intesa come città), ed avevano il primo posto di questa ambasciata Nammeio e Veroclezio,affinchè dicessero essere a loro in animo senza recare alcun danno di fare il cammino attraverso la provincia (molto letterale, meglio rendere affinchè dicessero che era loro intenzione intraprendere il viaggio attraverso la provincia senza alcuna cattiva azione), per il fatto che -non- avevano nessun altro itinerario; chiedevano che fosse loro lecito fare questo col suo consenso. Cesare, poichè ricordava il console Lucio Cassio ucciso e il suo esercito spinto(messo in fuga) dagli Elvezi e fatto passare sotto il giogo, riteneva di non dover concedere ciò; rispose agli ambasciatori di aver intenzione di prendere tempo per decidere; – rispose che- se volessero qualcosa, ritornassero alle idi di Aprile. Gli Elvezi avevano già condotto le loro truppe attravarso luoghi stretti e attraverso i territori dei Sequani ed erano giunti nei territori degli Edui e devastavano i loro campi. Gli Edui, poichè non potevano difendere se stessi e le loro cose da essi, mandarono degli ambasciatori da Cesare per chiedere aiuto: essi (dissero) di essersi comportati bene verso il popolo romano in ogni momento a tal punto, che nostri campi nonavrebbero dovuto essere devastati quasi sotto lo sguardo del nostro esercito, i loro figli essere condotti in schiavitù, le città essere conquistate.