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  • #11421
    Falbala
    Partecipante

    Ciao a tutti!
    Sarei curiosa di sapere come viene avviato il programma del biennio. La scuola è iniziata da un mesetto: che cosa è stato affrontato? Che peso è stato dato per esempio alla fonetica? Quali elementi sono stati proposti come importanti e/o irrinunciabili? Quali scelte della didattica latina sono state influenzate dal programma di grammatica italiana? Spero che ci sia già qualche utente “primino” per poterlo raccontare, accettansi anche prof ( 😆 ) e altri studenti, se si ricordano o hanno notizie utili.

    #12224
    Dema
    Partecipante

    Adesso sono all’Università, ma ricordo bene come ho studiato il latino al biennio.
    Se penso al grande peso che ha la fonetica nella didattica del greco, devo dire che in latino si insegnano in modo alquanto veloce e sommario le più elementari regole di pronuncia (che, in Italia, è quella ecclesiastica), cenni sulla quantità delle parole e legge del trisilabismo (i più fortunati – rarissimi – apprendono anche qualche nozione di prosodia). Nel mio caso è stato lo studio della grammatica latina ad influenzare quello della grammatica italiana (infatti all’inizio dello studio del latino la grammatica italiana è un prerequisito fondamentale). Al primo anno ho studiato la morfologia del nome, del verbo, dell’aggettivo e del pronome. Per quanto riguarda la sintassi ho studiato le subordinate temporali, narrative, consecutive, causali, concessive e ablativo assoluto. Al secondo anno ho continuato con lo studio della sintassi: perifrastica attiva e passiva, relative, infinitive, sintassi del participio e verbi irregolari. Al terzo anno ho studiato la sintassi dei casi e la sintassi del periodo, in particolare uso dei congiuntivi indipendenti, subordinate epesegetiche, completive e periodo ipotetico (cenni sull’attrazione modale)

    #12225
    Falbala
    Partecipante

    Sì, è il percorso classico. Però sono curiosa di conoscere il percorso specifico di questo primo mese di latino, visto che ogni professore e ogni libro ha la sua impostazione. Per esempio c’è chi ha già imparato presente e imperfetto, ma solo dell’attivo; altri hanno già fatto presente attivo e passivo, infinito attivo e passivo, ma solo delle prime due coniugazioni… di solito è necessario un ripasso dell’analisi logica, che quindi viene affrontata prima della grammaticale e comunque rallenta la partenza del latino perchè comunque un minimo di tempo lo richiede…

    #12226
    Phaedrus
    Partecipante

    Per quel poco che riesco a ricordare, dopo aver affrontato lo studio della prima declinazione e dell’indicativo presente, iniziammo con le prime frasette elementari; tempo un paio di settimane, si aggiunsero i primi complementi e poi la seconda declinazione. Il passivo lo iniziammo, mi pare di ricordare, nel secondo quadrimestre; a quell’epoca le nostre interrogazioni consistevano principalmente nel declamare coniugazioni su richiesta 😀 (devo ammettere che avevo un certo timore riguardo i vari tempi dai nomi astrusi quali “gerundivo” o “supino”, ma fui molto soddisfatto quando azzeccai nientemeno che l’imperativo futuro di sum 8) :lol:)
    Nessun ripasso sistematico dell’analisi logica, solo alcune considerazioni di base sul carattere sintetico della lingua; trattammo sommariamente anche fonetica e pronuncia, di cui sapevamo solo le nozioni essenziali (tanto per intenderci, che “ph” si leggeva “f” e “ae” diventava “e” :^)).

    #12227
    MichaelDavid
    Partecipante

    Io che ho appena iniziato il classico, ho imparato le 5 coniugazioni (anche la mista) attive e passive al presente, il verbo essere, la I e II declinazione e l’imperativo presente-futuro attivo e passivo, in più all’inizio abbiamo ripassato la grammatica italiana.

    #12228
    Hostilius_LXXXV
    Partecipante

    Una delle cose che mi incuriosisce sapere dell’insegnamento che si fa al biennio è come vengono spiegata la terza declinazione. Spesso incontro grammatiche assurde dove la terza declinazione è descritta usando complicatissime distinzioni che non servono a nulla tranne che per una eventuale e inutile traduzione italiano-latino. Di fatto l’unica cosa che serve ricordare è che 1) a volte il genitivo plurale esce in -um e altre volte in -ium, 2) a volte l’ablativo esce in -e e a volte in -i, 3) a volte la vocale dell’accusativo singolare e plurale non neutro è -e- e altre volte -i- e 4) che a volte il nominativo-vocativo-accusativo plurale neutro esce in -a e a volte in -ia. Le uniche eccezioni degne di nota poi sono vis, iter, bos, Iuppiter e sus, sempre se si evitano di dare esercizi su buri, tossi e raucedini, argomenti non penso così centrali in letteratura latina …

    Un’altra cosa che mi interessa sapere, di cui abbiamo parlato ad esempio qui,
    viewtopic.php?f=3&t=386 è se si pretende una versione dove a ogni ruolo logico del termine del testo latino corrisponde un uguale ruolo al termine italiano (cosa secondo me insensata altrimenti “ave” si dovrebbe tradurre con un bizzarro “sii in salute”) oppure viene permessa una traduzione più a senso che fa capire che le conoscenze grammaticali sono il mezzo e non il fine dell’esercizio. Interessante sarebbe poi sapere se all’esercizio della versione vengono aggiunti esercizi di comprensione del testo e (ma questo secondo me ha senso proporlo alla fine della carriera scolastica superiore) esercizi di traduzione contrastiva, che secondo me comportano abilità e mirano a obiettivi con una modalità e risultati che la semplice versione non permette e non mette in risalto.

    Ciao.

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