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  • #11761
    Hostilius_LXXXV
    Partecipante

    Ancora prima di chiedersi con quali testi, quali esercizi, e con quale metodo e percorso di studio è possibile giungere a una comprensione e conoscenza di opere latine sia nel loro contenuto che nella loro forma è interessante porsi la questione di quale ruolo ha la traduzione in questo ambito e di che cosa intendiamo con traduzione.

    Senza entrare in discussioni “filosofiche” esprimo la mia opinione al riguardo in base alla mia esperienza e alle mie riflessioni, evitando di dare giudizi definitivi su come dovrebbe essere concepita la traduzione in questi studi.

    Come si sa al giorno d’oggi l’obiettivo di studiare lingue classiche non è diventare parlanti o scrittori in tale lingua, ma avere la possibilità di percepire nel modo più fedele possibile le narrazioni e riflessioni di maggior valore di queste civiltà antiche. Se penso a questo a volte mi chiedo quanto abbia senso chiedere di compiere necessariamente traduzioni a degli studenti per fargli raggiungere questi obiettivi e non in alternativa chiedere semplicemente delle domande di comprensione che volendo possono porre questioni anche molto specifiche, che spesso la traduzione non chiarisce.

    Quando si può dire che una traduzione di una ricetta di una torta è stata compiuta correttamente, senza alcun errore? Quando a ogni pronome dell’originale corrisponde un pronome nella traduzione? oppure quando alcuni diventano invece un nome? Quando forme attive, passive e impersonali restano tutte tali? Oppure quando a volte si sceglie di far mutare forma invertendo i ruoli di soggetto e oggetto? Quando lo schema e i rapporti di coordinate e subordinate sono gli stessi? Oppure quando non lo sono? In realtà ognuna di queste possibilità non è la vera prova che fa sì che quella è una traduzione corretta. L’unica vera prova è quando si riesce, seguendo il messaggio di quella traduzione, a cucinare la stessa torta che è stata cucinata seguendo quella ricetta originale.

    Ovviamente per quanto riguarda i testi classici letterari è praticamente impossibile insegnare a produrre traduzioni che rievochino almeno con buona approssimazione i messaggi dell’autore originale, tuttavia per lo meno la traduzione dovrebbe suggerire che lo studente ha compreso di cosa l’autore parla nelle linee generali. Il dilemma “traduzione letterale vs traduzione a senso” è quindi insensato dato che è irrilevante che a ogni struttura della frase originale corrisponda un uguale struttura della frase tradotta (se “ave” è un verbo come si può tradurlo come verbo?) e che la traduzione del senso più profondo del testo è nella migliore delle ipotesi (quando il valore del testo non si basa cioè sulla forma linguistica come è tipico delle poesie e di prose elevate) qualcosa a cui si può raggiungere in modo approssimativo e quindi con possibilità di alternative di rendimento del significato anche leggermente differenti ma comunque ugualmente accettabili. Ciò che secondo me non ha senso ritenere un errore è invece pretendere un’assoluto combaciare di strutture linguistiche, perchè conoscere bene morfologia, sintassi dei casi, del periodo e così via è il mezzo e non il fine degli studi classici. Queste sono comunque sono solo alcune mie impressioni relative alla sola mia esperienza, sono molto interessato a conoscere la vostra visione dell’operazione del tradurre sia dal punto di vista di chi studia che da quello di chi insegna.

    Ciao.

    #14400
    imported_Atticus
    Partecipante

    Avevo già riportato nel vecchio forum una nota di Rosa Calzecchi Onesti sull’interpretare e tradurre un testo e e poiché all’epoca la sua analisi mi parve degna di nota la riporto di nuovo qui sotto come contributo alla discussione ( chi l’avesse già letta mi scusi per la ripetizione).

    Da “Leggo Marco e imparo il greco” Edizioni Piemme” ISBN 88-384-1980-9).


    Fermiamoci un momento a considerare la natura della operazione di “decifrazione” in confronto con la “traduzione” e la “lettura”.

    a) Decifrazione è una operazione analitica di percezione e riconoscimento:
    – Di Segni ( Primo livello)
    – Di natura delle parole (secondo livello)
    – Di forme desinenziali (terzo livello)
    – Di strutture sintattiche (quarto livello)
    Al primo livello corrisponde la “traslitterazione”. Al secondo la capacità di porre materialmente parola sotto parola (verbo sotto verbo, articolo sotto articolo, congiunzione sotto congiunzione, e così via). Avere una solida conoscenza morfologica (terzo livello) e una solida conoscenza sintattica (quarto livello) presuppone evidentemente di aver superato il primo e il secondo e apre le porte alla traduzione.

    b) Traduzione è una operazione di tipo sintetico, che supera nettamente la comprensione letterale, sia pur corredata di tutte le conoscenze di terzo e quarto livello: richiede, infatti di saper interpretare le strutture e le espressioni tipiche di una lingua mediante corrispondenti strutture ed espressioni di un’altra, senza alterare, anzi, proprio alla ricerca di restituire al meglio il significato e il senso del testo originale.
    …..Omissis……

    c) Lettura è la capacità di scorrere con gli occhi un testo e in modo immediato percepirne, riconoscerne, capirne segni, parole, strutture, espressioni: la capacità, in una parola, di comprenderne immediatamente significato e senso (come normalmente ci avviene con un testo scritto nella nostra lingua madre.



    Credo che in molte scuole si consideri “traduzione” quel che altro non è che il quarto livello di analisi così come lo ha lucidamente descritto la Onesti. Il chè, se è comprensibile da un punto di vista didattico, (cercando il maestro un riscontro puntuale alle conoscenze acquisite dall’allievo in morfologia e sintassi), lo diventa meno quando ci si ostina a rimanere attaccati a questo metodo di traduzione uno a uno e si sottolineano come errori interpretazioni che si discostano anche di poco dal testo originale perché tese proprio a restituire il pieno significato del brano in esame.

    Ma secondo me, la vera questione è: prendendo per buono lo schema precedentemente descritto, chi “può” e “dovrebbe” davvero cimentarsi con la “traduzione”? Fino a che punto è corretto discostarsi dall’originale alla ricerca della miglior resa? E chi decide qual’è la miglior resa?
    Al quarto livello non ci sono storie; bisogna conoscere le regole! Altrimenti un errore è immediatamente scoperto, ma con la “traduzione”? Il rischio di libere interpretazioni è costante, sia da parte di chi, poco addentro alla lingua e alle sue regole cerca di mascherare le proprie lacune con sbrigativi compromessi, sia da parte di chi, esperto a fondo della lingua ma poco versato nella prosa o nella poesia, si lancia in dotte interpretazioni che restituiscono ben poco dell’originale al lettore.
    E’ un vero problema accidenti!!

    (Anche sulla lettura ci sarebbe qualcosa da dire, ma mi sembra che di carne al fuoco ce ne sia già abbastanza)

    #14401
    Hostilius_LXXXV
    Partecipante

    @Atticus wrote:

    Fermiamoci un momento a considerare la natura della operazione di “decifrazione” in confronto con la “traduzione” e la “lettura”.

    a) Decifrazione è una operazione analitica di percezione e riconoscimento:
    – Di Segni ( Primo livello)
    – Di natura delle parole (secondo livello)
    – Di forme desinenziali (terzo livello)
    – Di strutture sintattiche (quarto livello)
    Al primo livello corrisponde la “traslitterazione”. Al secondo la capacità di porre materialmente parola sotto parola (verbo sotto verbo, articolo sotto articolo, congiunzione sotto congiunzione, e così via). Avere una solida conoscenza morfologica (terzo livello) e una solida conoscenza sintattica (quarto livello) presuppone evidentemente di aver superato il primo e il secondo e apre le porte alla traduzione.

    b) Traduzione è una operazione di tipo sintetico, che supera nettamente la comprensione letterale, sia pur corredata di tutte le conoscenze di terzo e quarto livello: richiede, infatti di saper interpretare le strutture e le espressioni tipiche di una lingua mediante corrispondenti strutture ed espressioni di un’altra, senza alterare, anzi, proprio alla ricerca di restituire al meglio il significato e il senso del testo originale.
    …..Omissis……

    Sono d’accordo sulla visione dei concetti di decifrazione e traduzione. La mia impressione però è che la traduzione, soprattutto se si tratta di traduzione di testi letterari, sia non un qualcosa che si può imparare così come si impara a trovare il risultato finale di un problema o di un’espressione in matematica. Tradurre è quasi un’arte che presuppone i “ferri del mestiere” della decifrazione, ma se ci si ferma a imparare come si usano questi attrezzi è un po’ come ritenere che siamo degli ottimi pianisti solo perchè siamo riusciti a imparare a leggere gli spartiti e abbiamo imparato a sapere quali tasti del piano producono quelle determinate note… senza però aver mai eseguito veramente alcun brano!

    @Atticus wrote:

    c) Lettura è la capacità di scorrere con gli occhi un testo e in modo immediato percepirne, riconoscerne, capirne segni, parole, strutture, espressioni: la capacità, in una parola, di comprenderne immediatamente significato e senso (come normalmente ci avviene con un testo scritto nella nostra lingua madre.


    @Atticus wrote:

    Credo che in molte scuole si consideri “traduzione” quel che altro non è che il quarto livello di analisi così come lo ha lucidamente descritto la Onesti. Il chè, se è comprensibile da un punto di vista didattico, (cercando il maestro un riscontro puntuale alle conoscenze acquisite dall’allievo in morfologia e sintassi), lo diventa meno quando ci si ostina a rimanere attaccati a questo metodo di traduzione uno a uno e si sottolineano come errori interpretazioni che si discostano anche di poco dal testo originale perché tese proprio a restituire il pieno significato del brano in esame.

    Come ho notato sopra quese tue riflessioni mi fanno sempre più propendere al fatto che proporre “decifrazioni” e “simil-traduzioni” negli studi preuniversitari sia qualcosa che nella scuola d’oggi (ricordiamoci peraltro che l’Europa ci chiede da anni l’obbligatorietà di una seconda lingua straniera odierna nelle superiori) non possa essere più pretesa come obiettivo primario dello studio per tutti gli studenti che intraprendono licei incentrati su studi letterari (come nel liceo classico, che secondo me dovrebbe essere affiancato a un liceo umanistico simile a quello linguistico ma incentrato più sulle opere letterarie inglesi e francesi/tedesche) e ancor più in quelli scientifici (ultimamente comunque nel liceo scientifico il problema non si pone dato che il latino è diventato facoltativo).

    La mia idea sarebbe quella di pensare, se non a sostituire, almeno a rendere facoltativa la versione, affiancandola sempre con un testo in lingua originale (con almeno però due righe introduttive di contestualizzazione se l’autore non ha pensato quel testo come a sè!) che si deve provare di comprenderlo rispondendo a domande di comprensione (e volendo anche domande su come tradurre alcune espressioni del testo sotto esame ma certo non chiedere regole astratte di grammatica, perchè esse sono mezzi e non fini) che in tal modo porteranno almeno all’obiettivo di sapere se è un testo argomentativo, descrittivo, narrativo, e se si comprende qual è l’argomento su cui l’autore si è incentrato. Il saper comprendere i più piccoli particolari invece è compito del traduttore e dunque è qualcosa che lo studente preuniversitario può affrontare solo se si ritiene davvero portato in questo.

    Questa è solo la mia impressione attuale sull’argomento, non so se ci sono altri che ritengono la “decifrazione di alto livello” e la “traduzione” l’unico obiettivo primario dello studio delle lingue classiche, personalmente lo ritengo qualcosa a cui possono essere interessati solo studenti con la “vocazione” di traduttori. Certo tutti hanno diritto alla possibilità di imparare a suonare il piano ma non ha senso rendere obbligatorio a ogni studente un corso intensivo di piano.

    Ho sentito parlare anche degli esercizi di “traduzione contrastiva” ma non ho molto approfondito l’argomento, forse anche questa operazione può essere una buona alternativa da affiancare alla versione, magari potete illuminarmi al riguardo.

    @Atticus wrote:

    Ma secondo me, la vera questione è: prendendo per buono lo schema precedentemente descritto, chi “può” e “dovrebbe” davvero cimentarsi con la “traduzione”? Fino a che punto è corretto discostarsi dall’originale alla ricerca della miglior resa? E chi decide qual’è la miglior resa?
    Al quarto livello non ci sono storie; bisogna conoscere le regole! Altrimenti un errore è immediatamente scoperto, ma con la “traduzione”? Il rischio di libere interpretazioni è costante, sia da parte di chi, poco addentro alla lingua e alle sue regole cerca di mascherare le proprie lacune con sbrigativi compromessi, sia da parte di chi, esperto a fondo della lingua ma poco versato nella prosa o nella poesia, si lancia in dotte interpretazioni che restituiscono ben poco dell’originale al lettore.
    E’ un vero problema accidenti!!

    (Anche sulla lettura ci sarebbe qualcosa da dire, ma mi sembra che di carne al fuoco ce ne sia già abbastanza)

    Come ho già detto prima, mascherare le proprie lacune grammaticali con traduzioni un po’ libere mi pare un po’ qualcosa di irrilevante al fine della traduzione, la grammatica è un mezzo e non un obiettivo, se la traduzione ha più o meno lo stesso senso del testo di partenza non ha importanza quanta grammatica si sa esplicitamente.

    In quanto al chiedersi chi può davvero cimentarsi con la traduzione e fino a che punto una traduzione può definirsi tale, beh, a questa domanda penso che forse solo Umberto Eco o studiosi di tale livello possono rispondere davvero e ciò fa evidenziare sempre più quanto il tradurre testi letterari sia un problema a cui un professore di liceo non può dare una vera risposta e a cui un professore universitario potrà dare sì qualcosa di simile a una risposta ma grande almeno una decina di volumi di semiotica, linguistica e filosofia del linguaggio! Insomma, l’affascinante arte del tradurre la vedo così.

    Ciao.

    #14402
    Hostilius_LXXXV
    Partecipante

    Tanto per rendere più interessante l’argomento segnalo questo blog dedicato alla traduzione contrastiva: http://catalepton.altervista.org/analisi-contrastiva-di-traduzioni

    Mi sembra che questo tipo di traduzione sia veramente un esercizio indispensabile per chi vuole davvero comprendere cosa vuol dire tradurre testi letterari, altri esempi ne ho trovati qui http://www.liceofermibo.net/supporti_didattici/lettere/latino.doc dove sono presenti anche esercizi di comprensione di questo tipo http://cmapspublic.ihmc.us/servlet/SBReadResourceServlet?rid=1234488428552_847828457_15739 che mostrano come ho gia detto, che il semplice esercizio di versione ovvero decifrazione è insufficiente per raggiungere l’obiettivo di verificare che si è compreso davvero il significato del contenuto del testo sotto esame.

    Mi piacerebbe sapere se al giorno d’oggi questi esercizi sono prescritti a tutti coloro che si accingono a studiare i testi classici, perchè mi sembra che abbiano un’utilità potentissima che non può essere trovata in esercizi di altro tipo.

    Ciao.

    #14403
    imported_Atticus
    Partecipante

    Il secondo sabato del mese si svolge a Firenze in Piazza Santo Spirito (rimembrate o voi dei raduni??) un mercatino di cose usate che frequento sempre volentieri alla ricerca di cose vecchie, anticaglie e libri, nuovi o usati che siano, venduti quasi sempre a prezzi ragionevoli.

    Devo dire che più di una volta ho trovato di che gioire nelle mie ricerche (una bellissima storia degli scacchi in italia di Chicco, una monografia sul B17 nella seconda guerra mondiale, la storia del terzo reich di Shirer per i tipi di Einaudi etc. etc.)

    L’ultimo acquisto che ho effettuato (per la notevole cifra di 2 euro) è stato un librino dal titolo “La grecità della stele dell’isola di Lemno” di tale G.Foscarini . Bene, direte voi, complimenti per gli acquisti, ma perché parlarcene qui dove si disquisisce di traduzioni e traduttori?

    Ebbene, perché credo di aver trovato uno dei migliori esempi di come si possa modificare una traduzione se solo non ci si trova d’accordo al primo o al secondo livello della sua interpretazione ( Vedi classificazione della Calzecchi Onesti più sopra).

    La stele di Lemno è questa:

    [attachment=0:1av00var]steledilemno.GIF[/attachment:1av00var]

    Non ne faccio la storia, potrete tranquillamente trovarla nei link che vi sottometto. Quello che mi preme è indicarvi la traduzione che questo libro riporta:

    Testo 1 – Sopra la testa del soldato EFIShThO
    MARASM:AFshIALKhFEIS:AFIS:EFIShThO:SERONAITh:SIFAI
    Testo 2 – Dietro la nuca
    HORAIES:LAFhO:ThISIASI:
    Testo 3 – Tra il profilo e la lancia
    :AKER:TAFARSIO:FAMANAShIAN:SFROMAI:MORINAS
    Testo 4 – Le prime quattro parole della riga esterna
    IFAY:AFIS:SIALKhEIS:MARASM
    Testo 5 – Frase scritta in parte alla fine della riga esterna e in parte nella seconda riga all’inizio della parte destra di essa.
    :AFIS:AOMAI:ROM:HAFALIO:SIFAI
    Testo 6 – Frase di quattro parole scritte alla fine della seconda riga.
    :EPTESIO:ARAI:TIS:FhOKE:
    Testo 7 – Iscrizione nella terza riga della faccia laterale destra.
    :HOLAIESI:FhOKIASIALE:SERONAITh:EFIShThO:TOFERONA

    Traduzione dell’autore (che ritiene il testo scritto in greco arcaico):

    1 Una vipera, con un salto, da lontano morde ed estingue il caro EFIShThO, SIFAI.
    2 Persefone preda per la celebrazione del ThIASOS.
    3 Incorrotto:sarà dotato di sepoltura: intatta la fama: egli è trasportato con corone di mirto.
    4 Violentemente una vipera sparge saliva (velenosa) E: Marasma.
    5 Una vipera che non è stata vista in giro da lontano salta: SIFAI
    6 Sfuggirà alle erinni chi è nato?
    7 Con grani d’orzo abbrustolito e misto a sale messi sulla testa per la cremazione il caro EFIShTho viene sepolto con onori militari.

    Adesso confrontate questa traduzione con le seguenti:

    http://digilander.libero.it/marcoguidocorsini/lavori%20rasenna%202004.htm

    http://www.latolfa.com/tolfa2000-7/pagine/scrittorilocali/walter/introduzione_3.html

    http://eltonvarfi.blogspot.com/2009/06/la-stele-di-lemno.html

    http://www.thelosttruth.altervista.org/SitoItalian/CasoPelasgico.html

    Notevole eh? :geek:

    (Naturalmente non possiedo la cultura sufficiente per stabilire chi si sia avvicinato di più all’originale, ma il paragone fra le diverse interpretazioni è davvero stupefacente! 😀 )

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