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    imported_Sempronia
    Partecipante

    Sto ridendo da sola mentre leggo il ritratto molto verosimile del nostro Ministro degli Esteri, con perfida stoccata finale pure a D’Alema.

    Beduinieuropei (di M. Travaglio)
    Non si fa così. Non si fanno le rivoluzioni per cacciare i dittatori senz’avvertire con congruo anticipo il ministro Frattini Dry. Già ha una prontezza di riflessi che il bradipo, al confronto, è una scheggia. Già gli tocca andare per il mondo a prendere pesci in faccia per conto di B., che si scansa sempre all’ultimo momento. Già, a ogni crisi internazionale, gli tocca fuggire su atolli caraibici e rifugi alpini per evitare di prender posizione, non avendone alcuna (gli Usa nei cablo di Wikileaks lo chiamano “il fattorino”). Già è poco ferrato sul Nordafrica, essendo troppo concentrato su St. Lucia e Montecarlo. Ma ora i popoli tunisino, egiziano, libico ecc. stanno francamente esagerando. Lo dicano che lo fanno apposta per screditare questo attaccapanni abbronzato che la stampa chiama “responsabile della diplomazia italiana”, ovviamente a sua insaputa.

    Il 26 gennaio, sul tiranno egiziano al potere da 30 anni con elezioni truffa e repressioni feroci, dice: “Il governo italiano spera che il presidente Mubarak continui come sempre ha fatto a governare con saggezza e lungimiranza… Non c’è alcuna similitudine con quel che è accaduto in Tunisia”. In quel preciso istante Mubarak capisce che la sua sorte è segnata. E Frattini Dry si lancia al salvamento del suo secondo padrone, Gheddafi, di cui è il cameriere ufficiale: “L’Europa non deve esportare la democrazia. Non sarebbe rispettoso dell’indipendenza del popolo libico” (invece il 10 ottobre diceva: “Portare democrazia in Afghanistan significa dare sicurezza in Europa… La democrazia si esporta con tutti i mezzi necessari”). Gheddafi, pur non essendo cristiano, si fa il segno della croce: aveva anche pregato Frattini di non difenderlo mai, piuttosto di attaccarlo se proprio doveva aprire bocca; ma quello niente, ha creduto di fare cosa gradita. Da quel momento anche il Colonnello è spacciato.

    A Bruxelles si riuniscono i ministri europei: Frattini, essendo un ministro finto e un europeo finto, tenta la fuga nella Terra del Fuoco, ma poi gli tocca andare. E lì, con sua grande sorpresa, scopre che i ministri veri sono tutti contro Gheddafi (pare che, diversamente da B., non abbiano mai fatto il baciamano al Colonnello né preso lezioni di bungabunga). Ma non si dà per vinto: le cronache lo descrivono impegnatissimo in una paziente tessitura col ministro di Malta, l’unico che gli dà retta, in difesa del macellaio tripolino. Vorrebbe infilare nel documento Ue un accenno ai “diritti sovrani della Libia” e un auspicio al “dialogo” e alla “riconciliazione” fra gli insorti e il macellaio che li massacra. Una cosetta all’italiana, tipo “abbassare i toni”. Ma l’espressione risulta intraducibile e gli altri fanno notare che legittimerebbe la repressione. Così la proposta Frattini raccoglie l’unanimità: dei dissensi.

    Lui però non perde il suo proverbiale sorriso-paresi: “Mi riconosco pienamente nella dichiarazione che abbiamo sottoscritto” (c’era pure il caso che si dissociasse da se stesso), anche perché è convinto di aver vinto lui: “Il comunicato parla della necessità di una riconciliazione nazionale”. Purtroppo nel comunicato non c’è traccia della parola “riconciliazione”. Se l’è inventata lui. O forse una mano pietosa gli ha passato una traduzione sbagliata, per non spettinarlo e non guastargli l’abbronzatura. In un paese normale l’opposizione lo asfalterebbe con una bella mozione di sfiducia. Ma in Italia l’opposizione non può: uno dei suoi leader ha amoreggiato pure lui con Gheddafi, elogiandolo, bivaccando nella sua tenda, ospitandolo alla sua fondazione Beduinieuropei. E chi è questo genio? Max D’Alema, of course. Ancora domenica dichiarava al Sole 24 Ore: “Gheddafi ha ancora un rapporto solido con una parte della società libica e la crisi economica qui non ha colpito come in altri paesi. La Libia ha pochi abitanti e un Pil pro capite elevato”. Soluzioni? “Incoraggiare Gheddafi a fare le riforme”. Ecco: di fronte allo spettro di una Bicamerale anche a Tripoli, il popolo libico ha dato fuoco alle polveri.

    Il Fatto Quotidiano, 23 febbraio 2011

    #14593
    Randall
    Partecipante

    Tratto dai Diari di Benedetto Croce, su Mussolini, ma sta bene anche per il nostro, 2 dicembre 1943.

    «Anche a me di rado sale dal petto un impeto contro di lui al pensiero della rovina a cui ha portato l’Italia e della corrutela profonda che lascia nella vita pubblica (…) Ma pure rifletto talvolta che ben potrà darsi il caso che i miei colleghi in istoriografia… fors’anche lo esalteranno. Perciò mentalmente m’indirizzo a loro, colà, in quel futuro mondo che sarà il loro, per avvertirli che lascino stare, che resistano alla seduzione delle tesi paradossali e ingegnose e ‘brillanti’.

    Perché l’uomo, nella sua realtà, era di corta intelligenza, correlativa alla sua radicale deficienza di sensibilità morale, ignorante, di quella ignoranza sostanziale che è nel non intendere e non conoscere gli elementari rapporti della vita umana e civile, incapace di autocritica al pari che di scrupoli di coscienza, vanitosissimo, privo di ogni gusto in ogni sua parola e gesto, sempre tra il pacchiano e l’arrogante. Chiamato a rispondere del danno e dell’onta in cui ha gettato l’Italia, con le sue parole e la sua azione e con tutte le sue arti di sopraffazione e di corruzione, potrebbe rispondere agli italiani come quello sciagurato capopolo di Firenze, di cui ci parla Giovanni Villani, rispose ai suoi compagni di esilio che gli rinfacciavano di averli condotti al disastro di Montaperti: «E voi, perché mi avete creduto?» .

    #14594
    imported_Atticus
    Partecipante

    @Sempronia wrote:

    Sto ridendo da sola mentre leggo il ritratto molto verosimile del nostro Ministro degli Esteri, ………….

    Anche il nostro Ministro della Difesa non è male.
    Con quello che sta avvenendo in Libia in questo momento….

    http://www.repubblica.it/politica/2011/02/25/news/la_russa_diserta_il_vertice_della_nato_mi_spiace_ma_c_il_voto_di_fiducia-12894424/?ref=HREA-1

    ….comincio a provare uno strano senso di inquietudine!! :sweat:

    Favolosa in particolare la giustificazione “….dopo ahimè è diventata importante!!!!!!” 😀

    #14595
    Randall
    Partecipante

    Se la maggioranza vacilla per la “Scilipoti-dipendenza”

    Scontro con Tremonti, “Scili” finisce in infermeria alla Camera e il ministro si scusa

    di Mario Ajello

    ROMA – Machiavelli, e gli altri studiosi dell’arte di governo, non avevano previsto questa nuova categoria della politica, cruciale per i destini della stabilità e in fondo della nazione: la «Scilipoti-dipendenza». E’ una sindrome che prende il nome dal mitico Mimmo Scilipoti, il vero volto, il leader di fatto dei Responsabili, bassetto e chiattoncello, fisicamente identico all’attore italo-americano Danny De Vito. Ieri il nostro eroe ha svettato su tutti a Montecitorio, come una sorta di Peron (non Evita), che si batte in solitudine e quasi “descamisado” affianco del popolo e contro le banche affamatrici delle masse. Anche a rischio di far cadere il governo di cui Mimmo è appena diventato un patriottico soccorritore.

    La «scilipoti-dipendenza» funziona così. Appena lui – «Sei il capo dei Responsabili, non fare l’irresponsabile!», gli gridano dai banchi del Pdl – mette il broncio e fa il prezioso, trema tutta l’Italia azzurra e berlusconiana, e anche anti-comunista, che si regge proprio sull’accoppiata Berlusconi-Scilipoti. «Non è possibile che il governo regali alle banche miliardi di euro, a scapito della povera gente», tuona Mimmo e ce l’ha contro la norma sull’anatocismo, che riguarda gli interessi sugli interessi che gli istituti di credito hanno chiesto ai clienti. «Se la norma non cambia, io voto contro la fiducia all’esecutivo», insiste il nostro eroe.

    Davanti alle sue parole, si sparge il terrore nella destra. Qualcuno inveisce: «’Sto matto ci manda a casa a tutti quanti!»). Per evitare il disastro, l’altra sera, il premier aveva accolto a Palazzo Grazioli – non Obama o Gheddafi – ma proprio Scilipoti, per spiegargli che cos’è la «scilipoti-dipendenza». Ovvero, per dirgli: «Non fare scherzi, qui si giocano le sorti del buongoverno!». Ma niente, Mimmo non si fa abbindolare da qualche sorrisetto del Grande Seduttore, che già l’ha sedotto una volta – strappandolo a Di Pietro – ma ancora non gli ha dato una ricompensa per il tradimento e gli fa sventolare sotto il naso le poltrone del rimpasto ma non gliele dà ancora: nè a lui nè agli altri Responsabili (ormai sono 29 alla Camera) sempre più nervosi.

    E così, ieri, Scili, questo il suo diminutivo nazional-popolare, si presenta in Aula più determinato che mai. Incrocia Tremonti, e sono scintille. «Basta con questa storia!», gli avrebbe detto, secondo alcuni testimoni, il super-ministro dell’economia. E poi: «Mi avete seccato con questo anatocismo, anche le banche hanno le loro ragioni!». E Scili lo Scintillone: «E allora, sapete che cosa c’è? Se le cose stanno così, io questo testo non lo voto». E se ne va. Dove? Il cuore gli ha preso a battere fortissimo – «E’ il troppo nervosismo!», confida – e Mimmo finisce in ambulatorio. Subito raggiunto – ecco la «scilipoti-dipendenza»! – da Tremonti. Il quale – e chissà quanto gli sarà costato – porge le sue scuse, secondo chi ha visto la scena, dicendo di essere stato troppo brusco nell’incontro precedente, e che insomma la norma sulle banche verrà presto rivista ed è inutile litigare.

    Mimmo sfoggia uno sguardo fiero – «Ora sono soddisfatto, ho mostrato a tutti come so farmi valere» – e promette di non fare lo sgambetto all’esecutivo. Ma uno sfizietto, poco più tardi, se lo toglierà: vota un ordine del giorno del Terzo Polo, e la maggioranza va sotto. Dimostrandosi – nell’Italia che ha 150 anni, ed è passata da Cavour a Mimmo – incapace di «scilipoti-indipendenza».

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