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    imported_Peppone
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    Volevo chiedervi come vi orienterete per il referendum che quasi certemente si terrà il 12 giugno.
    I quesiti saranno due riguardanti (uno in tema di gestione e privatizzazione e l’altro sulle tariffe del servizio idrico), uno sull’abrogazione del legittimo impedimento, un altro sul nucleare.
    Io sono orientato per il sì a tutti i quesiti. Voi invece?

    In merito alle questioni legate alla scelta della data e alle conseguenze politiche che l’esito della consulazione potrebbe avere vorrei esprimere qualcosa. Il ministro dell’Interno ha assolutamente escluso il cosiddetto election day, ovvero l’accorpamento del referendum alle elezioni amministrative di maggio, per ragioni di “tradizione”, che vede separati i due tipi di consultazioni. Ritengo assolutamente tale giustificazione davvero poco consensistente per giustificare tale decisione; infatti il mancato risparmio di soldi per questo mancato accorpamento si stima non al di sotto dei 300 milioni di euro. Se la decisione di Maroni fosse confermata, il Governo avrebbe perso un’ottima occasione per attuare la necessaria politica di austerità in tempi di crisi.

    Le ragioni che stanno dietro all’opposizione all’election day devono essere rinvenute sul quadro delle conseguenze politiche che potrebbe comportare l’esito del referendum, qualora, raggiunto in quorum, dovesse passare. Una vittoria dei SI porterebbe all’abrogazione di leggi e decreti che hanno impegnato Governo e maggioranza in una dura lotta parlamentare e a pesanti polemiche dell’opinione pubblica. Pensiamo quanto il dibattito politico sia stato infuocato sui temi del legittimo impedimento, che ha ricevuto già una parziale pronuncia di illegittimità da parte della Corte Costituzionale; oppure al dibattito sull’acqua pubblica o a quello recentissimo sulla sicurezza del nucleare, venuto alla ribalta dopo il tragico terremoto in Giappone. Una abrogazione di questi provvedimenti, in pratica la gran parte del lavoro parlamentare di quasi tre anni di legislatura, sconfesserebbe la maggioranza, che in circostanze normali dovrebbe rassegnare le dimissioni.

    Il premier è fortemente preoccupato soprattutto al pensiero di uno dei quesiti: quello che riguarda il legittimo impedimento, ovvero quello che lo riguarda in prima persona. Non si può non pensare che la scelta della data del 12 giugno non faccia parte ancora una volta della strategia politica di Berlusconi, che sentendo minacciato il provvedimento che già ha sospeso a lungo i suoi processi, lo vede praticamente già soccombente in caso di grande affluenza alle urne. Quello che poteva fare era solo non accorpare il referendum alle amministrative e sperare che nelle date di giugno l’italiano pratichi il suo sport preferito dopo il calcio: il disinteresse. E ciò è stato fatto…

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