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  • #11710
    Francy
    Partecipante

    Ciao
    Potreste guardare questa versione? Al di là della resa in italiano potreste farmi notare gli errori relativi alla traduzione delle forme verbali, soprattutto quelli di cui ho ignorato la consecutio temporum? :yawn:

    [5] His rebus ephori cognitis satius putarunt in urbe eum comprehendi. Quo cum essent profecti et Pausanias placato Argilio, ut putabat, Lacedaemonem reverteretur, in itinere, cum iam in eo esset, ut comprehenderetur, ex vultu cuiusdam ephori, qui eum admoneri cupiebat, insidias sibi fieri intellexit. 2 Itaque paucis ante gradibus antecedens, quam qui eum sequebantur, in aedem Minervae, quae Chalcioicos vocatur, confugit. Hinc ne exire posset, statim ephori valvas eius aedis obstruxerunt tectumque sunt demoliti, quo celerius sub divo interiret. 3 Dicitur eo tempore matrem Pausaniae vixisse eamque iam magno natu, postquam de scelere filii comperit, in primis ad filium claudendum lapidem ad introitum aedis attulisse. 4 Hic cum semianimis de templo elatus esset confestim animam efflavit. Sic Pausanias magnam belli gloriam turpi morte maculavit. 5 Cuius mortui corpus cum eodem nonnulli dicerent illatum iri, quo inferebantur qui ad supplicium essent dati, hoc consilio displicente pluribus, procul ab eo loco infoderunt, quo erat mortuus. Inde posterius dei Delphici responso erutus atque eodem loco sepultus est, ubi vitam posuerat.

    Sapute queste cose gli efori ritennero fosse meglio che egli fosse preso in città. Essendo partiti per questo motivo e Pausania, ben disposto Argilo, come credeva, ritornando a Sparta, durante il viaggio, essendo ormai sul punto di esser preso, capì, dal volto di un eforo, che desiderava che lui fosse avvertito, che era organizzato un agguato contro di lui.
    Pertanto, precedendo avanti di pochi passi coloro che lo seguivano si rifugiò nel tempio di Minerva che è chiamato Calcieco. Affinché non potesse uscir da lì, gli efori subito bloccarono la porta di quel (quel?) tempio e abbatterono il tetto, perché morisse più velocemente sotto il cielo aperto. Si dice che allora la madre di Pausania fosse ancora in vita e lei, ormai anziana, dopo che venne a sapere del crimine del figlio, per prima portò all’entrata del tempio una pietra per chiuderlo dentro.
    Questi, portato via dal tempio mezzo morto morì (subito dopo). Così Pausania, macchiò una grande fama di guerra con una turpe morte.
    Dicendo alcuni che il corpo morto di questo doveva esser portato nel luogo in cui venivano portati coloro che erano stati condannati a morte, non essendo d’accordo molti, lo seppellirono lontano da quel luogo in cui era morto. In seguito, dopo, secondo il responso del dio delfico, venne disseppellito e sepolto nello stesso luogo in cui era morto.

    #14084
    imported_Sempronia
    Partecipante

    Sapute queste cose gli efori ritennero fosse meglio che egli fosse preso in città. Dopo che erano partiti* per questo motivo, mentre Pausania, ben disposto Argilo, come credeva, ritornava* a Sparta, durante il viaggio, quando era* ormai sul punto di esser preso, capì, dal volto di un eforo, che desiderava che lui fosse avvertito, che era organizzato un agguato contro di lui.
    Pertanto, precedendo avanti di pochi passi coloro che lo seguivano si rifugiò nel tempio di Minerva che è chiamato Calcieco. Affinché non potesse uscir da lì, gli efori subito bloccarono la porta di quel tempio e abbatterono il tetto, perché morisse più velocemente sotto il cielo aperto. Si dice che allora la madre di Pausania fosse ancora in vita e che, ormai anziana, dopo che venne a sapere del crimine del figlio, per prima portò all’entrata del tempio una pietra per chiuderlo dentro.
    Questi, portato via dal tempio mezzo morto morì (subito dopo). Così Pausania macchiò una grande fama di guerra con una turpe morte.
    Poiché alcuni dicevano* che il corpo di questo morto** sarebbe stato*** portato nello stesso luogo in cui venivano portati coloro che erano stati condannati a morte, dal momento che questa decisione non piaceva a parecchi, lo seppellirono lontano da quel luogo in cui era morto. Da lì, dopo, secondo il responso del dio delfico, venne disseppellito e sepolto nello stesso luogo in cui era morto.

    * Non si tratta di errori, ma solo di durezze nella forma italiana conseguenti all’uso di troppo gerundi.
    ** Qui mortui è genitivo, mentre corpus è nominativo
    *** Non è propriamente un errore, ma un infinito futuro è al limite fra l’idea dell’intenzionalità e quella della necessità

    Non ci sono discordanze fra l’uso dei tempi latini e la resa italiana dei rapporti temporali 🙂

    #14085
    Francy
    Partecipante

    Grazie Sempri 😉 , pensavo di averci capito molto meno.
    Avevo tradotto tutto in forma implicita perché la prof con cui seguo il laboratorio di latino è un po’ troppo pignola (soprattutto per le forme verbali), io, invece, spesso e volentieri, concordo i verbi a senso. 😀

    #14086
    Gabriele
    Partecipante

    Ciao franci,
    leggo spesso che chiedi delle correzioni, ne deduco che sei una studentessa… Forse ora, al 4 o ormai 5 luglio, stai facendo i compiti per le vacanze, non so dirlo.
    Quello che però mi preoccupa maggiormente (e relativamente, s’intende), è la notevole “freddezza” mostrata nel resocontare queste versioni. Sarà che studiando storia antica, ho una deformazione professionale, come suppongo l’avrebbe un umanista letterario per il brano di un bel poema, e non posso fare a meno di leggere affascinato IL CONTENUTO, anche a prescindere dalla lingua in cui è scritto, che sia latino “originale” (in realtà dopo decine di trascrizioni fino al X-XI secolo credo non ci sia quasi nessuna opera antica non interpolata in qualche modo, quindi quelle che oggi leggiamo probabilmente sono un misto del pensiero antico e medievale, ma tralasciamo questi problemi filologici) o tradotto.

    Quando traduco un passo latino, potrei rimanerne imperturbabile, e forse anche seccato di dover perdere tempo a tradurlo per esercitarmi, se proprio l’argomento in sé non m’interessa, ma come si fa ad esserlo se si sceglie questo ramo di studi?
    Peraltro, Cornelio Nepote è uno degli storici dell’età d’oro, quindi potrei capire che di fronte alla massa di fonti, ci si perde, e sebbene ogni autore abbia da aggiungere particolari ad un fatto storico, o almeno una visione da altra prospettiva, ma se ad esempio ti portassi un brano che narra di Giulio Nepote, sarebbe solo quello e poco altro, quindi da leggere avidamente per trarne tutto il possibile, e magari anche più (a volte bisogna dedurre nella scarsità delle fonti). Come si potrebbe rimanere impassibile nella traduzione degli eventi disgraziati mentre il mondo stava andando in malora, e quello che pure si faceva chiamare augustus era in realtà signore di una striscia di terra in Dalmazia, sempre a rischio per l’incolumità sua e del suo minuscolo reame?
    Le vite degli uomini illustri di Nepote “senior”, sono certamente straordinarie, ma quando tutto va bene, quando la potenza degli eserciti è tale che solo l’intrigo può togliere di mezzo un valoroso generale, e quando soprattutto la società si mantiene stabile nonostante le vicende di questi ultimi, la narrazione può portare un po’ a noia. Ma sapresti rimanere così impassibile di fronte agli sconquassi degli ultimi anni della Pars Occidentalis? Tempo fa vidi su ebay, all’asta, una moneta proprio del Nostro Nepote junior.
    Era un solido d’oro, il tizio voleva 4.900 euro. Quanto costa una moneta d’oro del tempo di Augusto o di Adriano? Se va male… un terzo!!
    Lo stesso vale per le fonti. Stilisticamente fanno venire la diarrea, per essere fine, rispetto allo stile aulico dell’età d’oro, ma essendo pochissime, e di un periodo tanto importante, sono assai preziose, forse ancora di più di una storia minore, tipo Patercolo, o lo stesso Nepote senior, ecc.

    #14087
    imported_Sempronia
    Partecipante

    @Gabriele wrote:

    Ciao franci,
    leggo spesso che chiedi delle correzioni, ne deduco che sei una studentessa… Forse ora, al 4 o ormai 5 luglio, stai facendo i compiti per le vacanze, non so dirlo.
    Quello che però mi preoccupa maggiormente (e relativamente, s’intende), è la notevole “freddezza” mostrata nel resocontare queste versioni.

    Ti rispondo io perché so che Francy in questi giorni ha poco tempo per Internet. E’ all’Università, e non è affatto “fredda” nei confronti degli studi classici; è solo, com’è naturale, sotto pressione perché prepara esami.
    C’è una bella differenza quando leggi per tuo diletto Seneca e quando sai che qualcuno, nei prossimi giorni, cercherà nella lettera 47 i costrutti sintattici da chiederti.
    Per tua info, la piccola siciliana di cui si parla è storica utente di Discipulus, iscritta dal 2005, ma è anche la nostra mascotte :inlove: ai raduni, come altri due o tre ragazzi che non ci hanno mai abbandonato negli anni.
    Hai presente quel cartello “Chi tocca i fili muore!”? Beh, su Discipulus, sostituisci pure a “i fili” Francesca! 😀

    #14088
    imported_Sempronia
    Partecipante

    A questo punto una domanda per Gabriele è d’obbligo. 😀
    Leggendo i tuoi post, non posso fare a meno di notare che riportano orari assai improbabili; forse hai il pc settato su qualche fuso orario strano*, o soffri d’insonnia, o per lavoro fai i turni di notte davanti ad un pc?
    *Se il problema è questo, basta modificare le tue impostazioni personali nel profilo, accessibile dal pannello di controllo utente.

    #14089
    Gabriele
    Partecipante

    Purtroppo, cara sempronia, è l’ultima che hai detto. Non so se ne o mai accennato in altre discussioni, ma questa estate lavoro facendo la stagione come portiere di notte in un albergo… Purtroppo è l’unico modo per me per poter ripianare i debiti (leggi rate della macchina e tutte le spese che questa comporta in generale) e soprattutto poter pagare le tasse universitarie (visto che non mi spetta alcun genere di ausilio economico, nemmeno riduzione delle tasse, essendo la seconda laurea, nonostante mi spetterebbero come reddito) e “tirare a campare” per tutto il resto dell’anno. Per fortuna sono molto frugale, e a parte queste spese purtroppo fisse, il resto lo spendo in libri di mio interesse. D’altronde non diceva qualcuno che chi si adatta alla povertà è ricco? Certo tra il dire e il fare, e comunque l’uomo di cultura dovrebbe essere sempre sollevato dalle grette questioni economiche, ma tant’è… Ho fatto i miei errori nell’adolescenza e nell’immediata giovinezza, non posso più, come gli studenti liceali o universitari “regolari” sul completo mantenimento da parte di altri, che sia lo stato (ma io, benché ne avessi i requisiti, non una borsa, non un alloggio, nemmeno i pasti alla mensa gratuiti ho mai richiesto, al contrario di tanti studenti che ci marciano, e marciandoci, fanno marcire il sistema universitario italiano, altro che poche risorse, risorse gettate a pioggia diciamo, ma glissiamo, non vorrei attrarmi ulteriori “fulmini”, comunque fili o non fili questo è il mio pensiero, e tale rimane), o più frequentemente i genitori (premetto comunque che mio padre non si è mai occupato di me, se non con rarissime visite e un unico, non ricco assegno di cui abbia memoria, ma questa è un’altra storia come diceva Kipling). Capirai bene che quella che può apparire “rabbia” repressa, è solo voglia di riscatto, perché in tante, troppe cose sono stato per l’appunto represso, o mal guidato, o mal consigliato, nelle mie ambizioni, magari in buona fede, fatto sta che alla fin fine ho dovuto amaramente rendermi conto che solo le decisioni prese da sé, in totale autonomia da eventi o cause esterne, sono le migliori, ed anch’esse naturalmente soggette ad errore, poiché pur con raziocinio, rimango umano. E tuttora devo farlo. Accontentarmi di un lavoro che detesto, di una donna che non mi piace, di proseguire placidamente tra mille insoddisfazioni la mia vita fino alla vecchiaia e alla morte? No, non fa per me, tanto sarei stressato comunque per qusto genere di vita incompatibile con il mio stato d’animo, tanto vale stressarmi per avere almeno un obiettivo che ritengo importante; e se infine non riuscirò a raggiungerlo, e vedrò sempre passare avanti a me gente che ha meno passione, ma ha avuto la fortuna, o i giusti consigli, o le giuste spinte nella vita, pur più giovani di me, pazienza, ciò che conta è il viaggio, non la meta.

    #14090
    Francy
    Partecipante

    Scusate il ritardo con cui rispondo ma, come ha ben detto Sempronia -che ringrazio- ho molto da fare in questo periodo. Tengo a precisare che qualunque cosa stia per scrivere sarà assolutamente priva di un benché minimo tono polemico. Premesso questo:
    Onde evitare di cadere in fraintendimenti sono andata a cercare sul dizionario il verbo “resocontare”: i sinonimi riportati sono “raccontare, ragguagliare, relazionare, riportare”. Nonostante questo non mi è ancora chiaro se mi è stata mossa una critica relativa alla traduzione (leggi poca interpretazione personale del testo) o al modo in cui presento la stessa (annoiato et similia).
    Risposta all’ipotesi numero uno: le ultime versioni qui riportate sono da inserire in un contesto che vede un laboratorio di lingua latina tenuto da una professoressa che richiedeva la massima precisione a livello grammaticale. Nel caso specifico della versione qui riportata, infatti, ho esplicitamento chiesto di farmi notare gli errori grammaticali al di là della resa italiana che, questo non l’ho scritto ma pensavo fosse chiaro, sapevo bene esser pessima. Una buona resa italiana, comunque non richiesta, è stata volutamente messa da parte con l’intento di sottolineare la mia comprensione dei costrutti grammaticali. I congiuntivi tradotti costantemente al gerundio avrebbero dovuto essere una prova del rispetto della consecutio temporum, tanto per fare un esempio. Aggiungo di esser consapevole che una buona resa può anche rispettare le sfumature grammaticali, ma in quel contesto, ripeto, non era né richiesta né voluta né tantomeno gradita.
    Chi ha letto e corretto altre mie versioni negli anni passati sa che non traduco meccanicamente.
    Risposta all’ipotesi numero due: se le mie presentazioni sono sembrate essere piuttosto amareggiate nel dover affrontare una traduzione NON avete sbagliato, era proprio così. Questo non significa che non mi piaccia tradurre o cose del genere, semplicemente, una traduzione da fare obbligatoriamente, tra un esame e l’altro, quando hai solo dieci giorni per preparare una materia, a me, personalmente, tedia e non poco. Quelle due ore, impiegate a tradurre, purtroppo!, dovrebbero essere impiegate -anche se a malincuore- in altro modo. Insomma da qualunque punto di vista la vogliamo vedere ciò che si fa per dovere è di gran lungi diverso da ciò che si fa per piacere, anche se, come in questo caso, cioè che fai per dovere è inerente a ciò che faresti per piacere!

    Mi piacerebbe, sì, dedicare ore ed ore ad un sol passo per comprenderlo a fondo e “farlo mio”, ma non me lo posso permettere e quindi anche se ho scelto di seguire questo ramo di studi non lo faccio; non adesso, non se voglio laurearmi in tempo, non se voglio rimanere in corso e tutta una lunga serie di motivazioni che non sto qui a trascrivere! Parlo per me: io, il tempo di far considerazioni altre sulla vita dei protagonisti dei passi che traduco o rimanerne affascinata, non lo ho! Da ciò che scrivi in seguito dovresti conoscere tempi, modalità e costi del sistema universitario quindi dovresti anche ben comprendere le mie ragioni interessate a terminare quanto prima questo percorso di studi (in maniera ufficiale s’intende).

    Riguardo al tuo secondo post, che è, in parte, una risposta ad una domanda fatta da Sempronia mi vien da dire una frase ovvia, scontata e all’apparenza stupida: non bisogna far di tutta l’erba un fascio. Potrei anche io, nel bel mezzo dei problemi che mi circondano, non sapendo assolutamente nulla di te, “additarti” (non mi sono sentita additata è per fare un esempio) come un normale studente, disinteressato, mantenuto da mamma e papà che segue un corso di studi qualunque etc etc etc.
    Ma questa non è una gara a chi è o è stato nella vita più sfortunato, a chi piaccia di più il latino, non è una polemica, non è un giudicare qualcuno che non si conosce; è solo il tuo pensiero, che rispetto.

    Credo tu mi abbia voluto dare un consiglio, lo accetto e per questo ti ringrazio. 🙂 Tenevo a risponderti solo ed esclusivamente perché sebbene tu parlassi in generale, in qualche modo hai preso me come esempio e poiché non ritengo di appartenere al gruppo delle persone da te descritte ritenevo opportuno alienarmi ufficialmente da queste.

    Saluti

    #14091
    Gabriele
    Partecipante

    Ciao franci,
    che studi fai? A metà luglio c’è ancora un laboratorio che fa didattica?
    Comunque non volevo assolutamente criticare la tua traduzione, anche perché non sarei minimamente in grado. :tmi:
    Ho solo notato, magari sbagliando, che anche in altre discussioni sembra fai queste traduzioni “freddamente”, o come dici tu, meccanicamente, e me ne chiedevo il motivo, magari poteva essere benissimo che non t’ interessasse l’argomento non ci sarebbe nulla di male. Io stesso, se accetterei di buon grado di tradurre, per migliorare la mia comprensione latina ed esercitarmi, un brano dell’Eneide, sicuramente ne sarei meno motivato di tradurre, che so… Velleio Patercolo, o qualche altro autore considerato “minore”, ma che dal punto di vista storiografico sono invece fondamentali. Ecco perché ho estratto dal cilindro anche autori “tardi”, che ripeto, sicuramente non aiutano un’acca nell’apprendimento del latino “vero”, quello classico, anzi, possono ben portarti fuori strada, però leggere un Prisco, un Idazio, un Sidonio, o un comes Marcellino, ti da l’idea di un mondo in frantumi, che è ben diverso dall’epoca d’oro in cui scrivono gli autori classici.
    Certo, non è tutto oro quel che luccica. Lo stesso Plinio il Giovane ci informa di come un suo amico sia scomparso nel nulla assieme ai suoi schiavi accompagnatori nella civilizzatissima pianura padana, probabilmente aggredito da briganti. Ma è ben diverso, credo, il rischio di un’aggressione a briganti, con stazione di posta funzionanti, e città più o meno sicure e ricche, rispetto ad una situazione come quella degli autori tardi di cui sopra, in cui IMPOSSIBILE per un comune cittadino, anche se ricco, avventurarsi oltre le mura della sua tenuta fortificata, o della città, e che miseria vi erano anche dentro queste mura. Prisco in particolare, che pure era un ambasciatore imperiale, ci narra le mille peripezie del suo viaggio ENTRO i confini dell’impero, che pure ormai sono terra di nessuno. Personalmente, mi ripeto, pur deprecando mille volte la degenerazione cui si era giunti, e la colpevole supina rassegnazione degli abitanti dell’impero basso, non posso fare a meno di trovare più affascinante l’idea di questi scrittori che, consci di essere chiusi alle barbarie esterne solo da un muro di mattoni, nonostante tutto, segregati spesso nei loro chiostri ci narrano le vicende del loro tempo.

    #14092
    Oineo
    Partecipante
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