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  • #11490
    Elegiaco
    Partecipante

    Ciao ho provato a tradurre questa versione, potete correggerla? Grazie.

    Igitur quod temperamentum omnes in illo subito pietatis calore servavimus, hoc singuli quoque meditatique teneamus; sciamusque, nullum esse neque sincerius, neque acceptius genus gratiarum, quam quod illas acclamationes aemuletur, quae fingendi non habent tempus. Quantum ad me attinet, laborabo, ut orationem meam ad modestiam Principis moderationemque submittam, nec minus considerabo, quid aures eius pati possint, quam quid virtutibus debeatur. Magna et inusitata Principis gloria, cui gratias acturus non tam vereor, ne me in laudibus suis parcum, quam ne nimium putet. Haec me cura, haec difficultas sola circumstat: nam merenti gratias agere facile est, patres conscripti. Non enim periculum est, ne, quum loquar de humanitate, exprobrari sibi superbiam credat; cum de frugalitate, luxuriam; cum de clementia, crudelitatem; cum de liberalitate, avaritiam; cum de benignitate, livorem; cum de continentia, libidinem; cum de labore, inertiam; cum de fortitudine, timorem. Ac ne illud quidem vereor, ne gratus ingratusve videar, prout satis aut parum dixero. Animadverto enim, etiam deos ipsos non tam accuratis adorantium precibus, quam innocentia et sanctitate, laetari; gratioremque existimari, qui delubris eorum puram castamquem mentem, quam qui meditatum carmen intulerit.

    Dunque tutti osservammo (la quale cosa) come moderazione in quell’immediato impeto di pietà, riserviamoci questo, anche (noi) singoli che meditiamo; e sappiamo, che nessun genere di ringraziamenti è più puro e più gradito di ciò che emula quelle acclamazioni, che non hanno tempo di fingere, per quanto mi riguarda mi preoccuperò che io sottometta la mia orazione alla modestia del principe e la moderazione e non considererò meno che le sue orecchie possano soffrire, quanto sia destinata qualche virtù. Grande e insolita è la gloria del principe, a cui per ringraziare non così io rispetto, finché non sia parco nelle sue lodi quanto non consideri troppo. Questa sola preoccupazione, quest’unica difficoltà mi incalza: infatti è facile ringraziare chi lo merita, o senatori. Non infatti è pericoloso, e non, quando parlo di affabilità, si ritiene biasimare a se stessi la superbia. Riguardo alla parsimonia, la lussuria; riguardo alla clemenza, la crudeltà; riguardo alla generosità l’avarizia; riguardo alla benevolenza, l’invidia; riguardo alla moderazione, la brama; riguardo la fatica, l’inerzia; riguardo al coraggio, il timore. E senza dubbio lo rispetto, e non sembrerò né gradito né non gradito, per quanto abbastanza o non abbastanza avrò detto. Infatti noto che anche gli stessi dei gioiscono non tanto per le accurate preghiere degli adoranti quanto per l’innocenza e la santità e stimano più graditi coloro che portano nei templi la loro mente pura e casta piuttosto che quelli che portano un canto elaborato.

    #12751
    imported_Sempronia
    Partecipante

    Igitur quod temperamentum omnes in illo subito pietatis calore servavimus, hoc singuli quoque meditatique teneamus
    Dunque poiché tutti osservammo subito la moderazione in quell’impeto di pietà, questo teniamo, anche uno alla volta e meditato

    Quod non è una congiunzione causale, ma un relativo in posizione prolettica rispetto ad hoc; subito non è un avverbio, data la sua collocazione; teneamus è esortativo, da rendere con un verbo italiano più specifico; singuli è in correlazione con omnes; meditati viene da un verbo deponente.

    sciamusque, nullum esse neque sincerius, neque acceptius genus gratiarum, quam quod illas acclamationes aemuletur, quae fingendi non habent tempus.
    e sappiamo, che niente non è più puro e non più gradito il genere di ringraziamenti che emula quelle acclamazioni, che non hanno tempo di fingere,

    Nullum è un aggettivo, il pronome neutro è nihil; attenzione a capire bene il senso delle negazioni; quam introduce il secondo termine di paragone.

    Non ho tempo, adesso, di correggere tutto, ma intanto rivedi quello che ti ho segnalato. 🙂

    #12752
    Elegiaco
    Partecipante

    Ho provato a cambiare quello che mi hai suggerito, grazie.

    #12753
    imported_Sempronia
    Partecipante

    Quantum ad me attinet, laborabo, ut orationem meam ad modestiam Principis moderationemque submittam, nec minus considerabo, quid aures eius pati possint, quam quid virtutibus debeatur.

    per quanto mi riguarda mi preoccuperò che io sottometta la mia orazione alla modestia del principe e la moderazione e non considererò meno che le sue orecchie possano soffrire, quanto sia destinata qualche virtù.

    Laborare ut = sforzarsi, non preoccuparsi
    Submittere ad = adeguare
    Quid … possint è interrogativa indiretta, (minus) quam (paragone), quid.. debeatur interrogativa, nella quale hai confuso il pronome quid con un aggettivo indefinito
    Deberi + dativo non significa esser destinato

    Magna et inusitata Principis gloria, cui gratias acturus non tam vereor, ne me in laudibus suis parcum, quam ne nimium putet. Haec me cura, haec difficultas sola circumstat: nam merenti gratias agere facile est, patres conscripti.
    Grande e insolita è la gloria del principe, a cui per ringraziare non così io rispetto, finché non sia parco nelle sue lodi quanto non consideri troppo. Questa sola preoccupazione, quest’unica difficoltà mi incalza: infatti è facile ringraziare chi lo merita, o senatori.

    Qui la cosa si fa complicata da spiegare, ma Plinio sta dicendo che quel princeps (imperatore) deve essere proprio particolare se lui si preoccupa di non elogiarlo troppo.
    Acturus è da rendere con una temporale, non finale; vereor ne è un esempio di completiva con i verba timendi, il cui soggetto è il princeps. Ho notato più volte in questo brano che, per usare un eufemismo 😀 , hai qualche problema con le strutture comparative (tam… quam…)
    Riordina così: non tam vereor, ne me putet parcum in laudibus suis, quam ne (me putet) nimium.

    Non enim periculum est, ne, quum loquar de humanitate, exprobrari sibi superbiam credat; cum de frugalitate, luxuriam; cum de clementia, crudelitatem; cum de liberalitate, avaritiam; cum de benignitate, livorem; cum de continentia, libidinem; cum de labore, inertiam; cum de fortitudine, timorem.

    Non infatti è pericoloso, e non, quando parlo di affabilità, si ritiene biasimare a se stessi la superbia. Riguardo alla parsimonia, la lussuria; riguardo alla clemenza, la crudeltà; riguardo alla generosità l’avarizia; riguardo alla benevolenza, l’invidia; riguardo alla moderazione, la brama; riguardo la fatica, l’inerzia; riguardo al coraggio, il timore.

    Periculum, non periculosum; periculum est ne… è una completiva, con il congiuntivo credat (soggetto il princeps); da credat dipende l’infinitiva superbiam sibi exprobrari, dove sibi è il riflessivo riferito al princeps; tutto il resto del periodo è fatto di frasi ellittiche simmetriche alla prima (non est periculum ne credat exprobrari sibi luxuriam, cum de frugalitate loquar…)

    Ac ne illud quidem vereor, ne gratus ingratusve videar, prout satis aut parum dixero. Animadverto enim, etiam deos ipsos non tam accuratis adorantium precibus, quam innocentia et sanctitate, laetari; gratioremque existimari, qui delubris eorum puram castamquem mentem, quam qui meditatum carmen intulerit.

    E senza dubbio lo rispetto, e non sembrerò né gradito né non gradito, per quanto abbastanza o non abbastanza avrò detto. Infatti noto che anche gli stessi dei gioiscono non tanto per le accurate preghiere degli adoranti quanto per l’innocenza e la santità e stimano più graditi coloro che portano nei templi la loro mente pura e casta piuttosto che quelli che portano un canto elaborato.

    Di nuovo vereor, che non significa io rispetto, ma io temo, seguito dalla completiva con ne e congiuntivo; quidem in questa frase non è da solo, ma in correlazione con ne (ne illud quidem= neppure questa cosa); videar è congiuntivo presente, non indicativo futuro. Satis/parum = abbastanza/poco
    Gratiorem existimari non ha più nulla a che fare con gli dei della frase precedente, intanto perché existimari è passivo, poi perché gratiorem è singolare (il soggetto di questa infinitiva è un sottinteso eum); la relativa con qui ha verbo singolare.

    Puoi provare a rielaborare la traduzione? Se la posti, le darò volentieri un’occhiata. 🙂
    Magari puoi anche presentarti alla community nella sezione specifica del forum.

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