In questa lezione affrontiamo la sintassi di cum e l’indicativo.E’ una delle congiunzioni subordinanti più usate in latino, con una vasta gamma di sfumature di significato. Attenzione a non confonderla con la preposizione cum, che accompagna un ablativo per esprimere funzione di modo o compagnia!
Accertato che quella che abbiamo individuato nel testo da tradurre sia una congiunzione, prima di tutto dobbiamo guardare se il predicato verbale sia espresso nel modo indicativo o congiuntivo.
Cum con l’indicativo
Esprime la semplice circostanza di tempo in cui un’azione si verifica e può corrispondere a diverse congiunzioni o locuzioni italiane, per esempio quando, allorché, nel momento che; in questo caso può essere richiamata dall’avverbio tum nella reggente.
- Cum tempus necessitasque postulat, decertandum manu est (Cic)
Quando/allorchè il momento e la necessità lo richiedono, bisogna combattere.
- Si valebis, cum recte navigari poterit, tum naviges (Cic)
Se starai bene in salute, quando si potrà navigare bene, allora mettiti in mare.
Se il cum temporale è accompagnato da primum, è più precisa la corrispondenza con l’italiano appena, non appena, nel preciso momento in cui.
- Verres, cum primum potuit, de provincia decessit
Verre, non appena / appena potè, si allontanò dalla provincia.
Talvolta il semplice cum, per indicare l’istantaneità di un’azione, si può tradurre in italiano con il giro di parole quand’ecco che.
- Dies nondum decem intercesserant, cum ille alter filius infans necatur (Cic)
Non erano ancora passati dieci giorni, quand’ecco che viene ucciso quell’altro figlio ancora neonato.
C’è infine la possibilità di interpretarlo come tutte le volte / ogni volta che, quando si sottolinea che un evento si verifica ripetutamente.
- Cum huc veni, hoc ipsum nihil agere et plane cessare me delectat (Cic)
Ogni volta che vengo qui, mi piace non fare nulla e riposarmi completamente.
Legge dell’anteriorita’
L’ultima frase usata come esempio permette di osservare una particolarità del latino rispetto all’italiano: cum veni è stato tradotto con ogni volta che vengo, ma in realtà il latino veni è un perfetto, mentre l’italiano vengo è un presente.
E’ un esempio della cosiddetta legge dell’anteriorità: quando l’azione di una proposizione subordinata all’indicativo è anteriore, anche se di poco, all’azione della proposizione reggente, in latino viene sottolineata l’anteriorità, in italiano solitamente no.
Proviamo con semplici enunciati latini, con la traduzione “letterale” del predicato e la forma italiana corrente.
- Cum perveneris(fut. anteriore = sarai arrivato), te libenter videbo (fut. semplice)
Quando/ogni volta che arriverai (fut. semplice), ti vedrò volentieri
- Cum pervenerat (piuccheperf. = era arrivato), eum libenter videbam (imperfetto)
Quando/ogni volta che arrivava (imperfetto), lo vedevo volentieri
- Cum pervenerunt (perfetto = sono arrivati), eos libenter videmus (presente)
Quando/ogni volta che arrivano (presente), li vediamo volentieri
Come ragionavano i Romani? Erano molto attenti alle sottigliezze linguistiche e sottolineavano che prima uno deve arrivare, poi l’altro lo può vedere. Questo principio logico vale in latino anche se la differenza di tempo fra l’arrivare e il vedere è molto ridotta.
L’italiano non ha ereditato dal latino questa sottigliezza e, in genere, mette le due azioni esattamente sullo stesso piano temporale usando nella subordinata e nella reggente tempi verbali uguali (due presenti o due imperfetti o due futuri semplici)