Magistra Latinam linguam docet, discipulae audiunt et discunt. Deinde magistra puellas interrogat; Claudia bene respondet et laudatur. At Paula attenta non est: a magistra obiurgatur. Postremo magistra fessas discipulas iucunda fabula de cicada atque formica delectat simulque edocet: “Operosa formica aestate escam condit, sed improvida cicada sine cura cantat. Hieme formica escam consumit, misera cicada esurit: sero imprudentiam suam noscit!”.
TRAD.: La maestra insegna la lingua latina, le allieve ascoltano e imparano. Quindi la maestra interroga le ragazze: Claudia risponde bene e viene lodata. Ma Paola non è attenta: è rimproverata dalla maestra. Infine la maestra diletta le allieve stanche con una favola divertente sulla cicala e la formica e nello stesso tempo (le) ammaestra: “L’operosa formica d’estate mette da parte il cibo, ma la cicala imprevidente canta senza preoccupazione. D’inverno la formica consuma il cibo, la povera cicala ha fame: impara troppo tardi la sua imprudenza”.