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15 Ottobre 2010 alle 07:39 #11762
Aglaia
PartecipanteSono molto coinvolta dai vostri discorsi sulla metrica
tuttavia, in questo ambito (e non solo) ho molte lacune, oserei dire abissali lacune!
Avete qualche testo da consigliare o qualche suggerimento orientativo in generale?Vi ringrazio molto (a prescindere dalle eventuali risposte; il fatto che riusciate ad incuriosire ed affascinare è a dir poco lodevole e encomiabile di per sé)
Buona giornata
15 Ottobre 2010 alle 15:33 #14404imported_Sempronia
PartecipanteSe le lacune abissali di cui parli sono davvero tali, puoi comiciare a rinfrescare le nozioni di base di prosodia cercandole su qualsiasi manuale di latino delle superiori (di solito c’è un’appendice dedicata).
Se invece sei interessata a qualcosa di più specifico, potresti cercare un manuale classico come quello di Lenchantin De Gubernatis.
Ho trovato una recensione positiva di un altro testo, che però non conosco, di cui esistono due versioni, una più specialistica, l’altra più agile.
Sandro Boldrini, La prosodia e la metrica dei Romani, Carocci, Roma, 2002 (costoso)
Sandro Boldrini, Fondamenti di prosodia e metrica latina, Carocci, Roma, 2006 (prezzo modico)
Ciao 🙂15 Ottobre 2010 alle 17:06 #14405imported_Peppone
PartecipanteChiaro ed economico anche: Carlo Del Grande “Elementi di metrica latina e cenni di ritmica e metrica greca“, Loffredo. Sicuramente più agile del Lenchantin. 🙂
15 Ottobre 2010 alle 18:50 #14406imported_Sempronia
Partecipante@Peppone wrote:
Chiaro ed economico anche: Carlo Del Grande “Elementi di metrica latina e cenni di ritmica e metrica greca“, Loffredo. Sicuramente più agile del Lenchantin. 🙂
Il mio manuale del Liceo 🙂
Ogni anno, quando faccio il controllo degli elenchi dei testi adottati, lo trovo lì consigliato dalle mie colleghe del triennio…15 Ottobre 2010 alle 19:07 #14407Aglaia
PartecipanteVi ringrazio molto!
Si Semprionia, le lacune sono davvero abissali 🙁
Al liceo (causa continui cambiamenti di prof.) la metrica è stata quasi del tutto trascurata; la devo studiare ora da autodidatta (“devo” non nel senso di onere, lo faccio per passione)17 Dicembre 2010 alle 13:30 #14408Gabriele
PartecipanteCiao, io ho provato a guardare nell’appendice della mia grammatica, alcune cose mi sono chiare, altre no.
Infatti negli schemi dove si indicano le varie sillabe e le loro costruzioni, in alcuni casi non mi torna lo schema con il verso preso ad esempio… Proprio a livello di numero di sillabe, non capisco sinceramente, forse sbaglio qualche riferimento.17 Dicembre 2010 alle 15:51 #14409imported_Sempronia
Partecipante@Gabriele wrote:
Ciao, io ho provato a guardare nell’appendice della mia grammatica, alcune cose mi sono chiare, altre no.
Infatti negli schemi dove si indicano le varie sillabe e le loro costruzioni, in alcuni casi non mi torna lo schema con il verso preso ad esempio… Proprio a livello di numero di sillabe, non capisco sinceramente, forse sbaglio qualche riferimento.Qualche esempio?
Solo con riferimenti concreti a specifici versi si può dire se sbagli qualcosa.18 Dicembre 2010 alle 11:27 #14410Gabriele
PartecipanteSì ma come posso riprodurre i segnetti dello schema metrico?
18 Dicembre 2010 alle 15:32 #14412imported_Sempronia
Partecipante@Gabriele wrote:
Sì ma come posso riprodurre i segnetti dello schema metrico?
Start – Tutti i programmi – Accessori – Utilità di sistema – Mappa caratteri
A questo punto, selezionando un font, troverai anche le vocali con segno di lunga o breve, oltre che con dieresi, accenti circonflessi e altri segni diacritici.
Se fai doppio clic sulle singole vocali che ti servono, le selezioni e puoi copiarle in un documento.ˉ ˘
ā ă ē ĕ ī ĭ ō ŏ ū ŭ19 Dicembre 2010 alle 14:32 #14411Gabriele
Partecipantea parte quelli, intendevo le linee e le curve che si usano negli schemi per indicare ogni segno una sillaba…
19 Dicembre 2010 alle 14:38 #14413Gabriele
PartecipanteQuesti sempronia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Esametro_dattilico
ho provato a fare copia e incolla ma non si visualizzano. Potresti spiegarmi, in parole più semplici di questo articolo, cos’è un esametro dattilico, la formazione in piedi, il trocheo (c’è anche come regola dell’accento in grammatica greca ma esattamente cos’è?), la cataletti (non so se si chiama così) e perché questi nomi, dattilo, spondeo ecc…?
Infine una considerazione un po’ polemica, perché secondo te, oggi, molti si considerano “grandi” poeti solo perché mettono insieme frasi sdolcinate, ma ignorano completamente le costruzioni metriche che pure è qui la difficoltà dell’essere poeta, sennò è mera prosa più o meno gradevole?
Grazie19 Dicembre 2010 alle 16:06 #14414imported_Sempronia
Partecipante@Gabriele wrote:
a parte quelli, intendevo le linee e le curve che si usano negli schemi per indicare ogni segno una sillaba…
Li vedi adesso? E’ bastato ingrandirli.
Quelle che tu chiami linee e curve sono i segni che indicano, rispettivamente, sillaba lunga e sillaba breve. Seguono le singole vocali, ciascuna con l’indicazione della quantità linga e breve.ˉ ˘
ā ă ē ĕ ī ĭ ō ŏ ū ŭ19 Dicembre 2010 alle 16:40 #14415imported_Sempronia
Partecipante@Gabriele wrote:
Potresti spiegarmi, in parole più semplici di questo articolo, cos’è un esametro dattilico
E’ un tipo di verso, basato prevalentemente su un’unità metrica (il dattilo), fatta da una sequenza di tre sillabe, la prima lunga, le altre due brevi.
Nell’esametro dattilico si susseguono sei piedi (sei unità metriche); i primi quattro possono essere dattili o spondei (due sillabe lunghe); il quinto piede è (quasi) sempre un dattilo; il sesto piede è un dattilo catalettico, cioé un dattilo a cui è stata troncata la sillaba finale. Il sesto piede quindi può essere un trocheo (cioé una sillaba lunga + una breve), oppure uno spondeo (lunga + lunga), con la sostituzione della finale lunga a quella breve del trocheo.
Il dattilo si chiama così perché la parola greca DAKTYLOS (dito) è caratterizzata da una successione di tre sillabe (lunga – breve – breve); è quindi un esempio “vivente di che cos’è un dattilo.
Il nome del trocheo probabilmente deriva dal verbo greco TRECHEIN (correre) perché questo tipo di sequenza quantitativa dà al verso un ritmo rapido
Il nome dello spondeo si ricollega al verbo SPENDEIN (offrire libagioni alle dei), perché usato in particolare nelle melodie lente e solenni che accompagnavano le offerte nelle cerimonie sacre.
Detto questo, ti serve un agile manuale che, per prima cosa, ti introduca al concetto di metrica classica. Non è cosa che si spiega dalle basi in un forum.19 Dicembre 2010 alle 23:21 #14416Gabriele
Partecipante@Sempronia wrote:
@Gabriele wrote:
a parte quelli, intendevo le linee e le curve che si usano negli schemi per indicare ogni segno una sillaba…
Li vedi adesso? E’ bastato ingrandirli.
Quelle che tu chiami linee e curve sono i segni che indicano, rispettivamente, sillaba lunga e sillaba breve. Seguono le singole vocali, ciascuna con l’indicazione della quantità linga e breve.ˉ ˘
ā ă ē ĕ ī ĭ ō ŏ ū ŭLi vedevo anceh prima… ma non sono quelli che dico io, leggi sulla voce di wikipedia, c’è uno schema di dattilo che è quello che intendo.
19 Dicembre 2010 alle 23:24 #14417Gabriele
Partecipante@Sempronia wrote:
@Gabriele wrote:
Potresti spiegarmi, in parole più semplici di questo articolo, cos’è un esametro dattilico
E’ un tipo di verso, basato prevalentemente su un’unità metrica (il dattilo), fatta da una sequenza di tre sillabe, la prima lunga, le altre due brevi.
Nell’esametro dattilico si susseguono sei piedi (sei unità metriche); i primi quattro possono essere dattili o spondei (due sillabe lunghe); il quinto piede è (quasi) sempre un dattilo; il sesto piede è un dattilo catalettico, cioé un dattilo a cui è stata troncata la sillaba finale. Il sesto piede quindi può essere un trocheo (cioé una sillaba lunga + una breve), oppure uno spondeo (lunga + lunga), con la sostituzione della finale lunga a quella breve del trocheo.
Il dattilo si chiama così perché la parola greca DAKTYLOS (dito) è caratterizzata da una successione di tre sillabe (lunga – breve – breve); è quindi un esempio “vivente di che cos’è un dattilo.
Il nome del trocheo probabilmente deriva dal verbo greco TRECHEIN (correre) perché questo tipo di sequenza quantitativa dà al verso un ritmo rapido
Il nome dello spondeo si ricollega al verbo SPENDEIN (offrire libagioni alle dei), perché usato in particolare nelle melodie lente e solenni che accompagnavano le offerte nelle cerimonie sacre.
Detto questo, ti serve un agile manuale che, per prima cosa, ti introduca al concetto di metrica classica. Non è cosa che si spiega dalle basi in un forum.Ma perché la struttura delle sillabe non tiene in ALCUN conto le singole parole? E l’unità metrica, da cosa è data… Cioè perché 3 sillabe e non due, o meglio ancora, una sola per facilitare le cose?
A me non viene di leggere non facendo distinzione tra le parole, anche se capisco che in un’epoca in cui non usavano spazi e punteggiatura, forse era più semplice… -
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