• Questo topic ha 5 partecipanti e 18 risposte.
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  • #11762
    Aglaia
    Partecipante

    Sono molto coinvolta dai vostri discorsi sulla metrica
    tuttavia, in questo ambito (e non solo) ho molte lacune, oserei dire abissali lacune!
    Avete qualche testo da consigliare o qualche suggerimento orientativo in generale?

    Vi ringrazio molto (a prescindere dalle eventuali risposte; il fatto che riusciate ad incuriosire ed affascinare è a dir poco lodevole e encomiabile di per sé)

    Buona giornata

    #14404
    imported_Sempronia
    Partecipante

    Se le lacune abissali di cui parli sono davvero tali, puoi comiciare a rinfrescare le nozioni di base di prosodia cercandole su qualsiasi manuale di latino delle superiori (di solito c’è un’appendice dedicata).
    Se invece sei interessata a qualcosa di più specifico, potresti cercare un manuale classico come quello di Lenchantin De Gubernatis.
    Ho trovato una recensione positiva di un altro testo, che però non conosco, di cui esistono due versioni, una più specialistica, l’altra più agile.
    Sandro Boldrini, La prosodia e la metrica dei Romani, Carocci, Roma, 2002 (costoso)
    Sandro Boldrini, Fondamenti di prosodia e metrica latina, Carocci, Roma, 2006 (prezzo modico)
    Ciao 🙂

    #14405
    imported_Peppone
    Partecipante

    Chiaro ed economico anche: Carlo Del Grande “Elementi di metrica latina e cenni di ritmica e metrica greca“, Loffredo. Sicuramente più agile del Lenchantin. 🙂

    #14406
    imported_Sempronia
    Partecipante

    @Peppone wrote:

    Chiaro ed economico anche: Carlo Del Grande “Elementi di metrica latina e cenni di ritmica e metrica greca“, Loffredo. Sicuramente più agile del Lenchantin. 🙂

    Il mio manuale del Liceo 🙂
    Ogni anno, quando faccio il controllo degli elenchi dei testi adottati, lo trovo lì consigliato dalle mie colleghe del triennio…

    #14407
    Aglaia
    Partecipante

    Vi ringrazio molto!
    Si Semprionia, le lacune sono davvero abissali 🙁
    Al liceo (causa continui cambiamenti di prof.) la metrica è stata quasi del tutto trascurata; la devo studiare ora da autodidatta (“devo” non nel senso di onere, lo faccio per passione)

    #14408
    Gabriele
    Partecipante

    Ciao, io ho provato a guardare nell’appendice della mia grammatica, alcune cose mi sono chiare, altre no.
    Infatti negli schemi dove si indicano le varie sillabe e le loro costruzioni, in alcuni casi non mi torna lo schema con il verso preso ad esempio… Proprio a livello di numero di sillabe, non capisco sinceramente, forse sbaglio qualche riferimento.

    #14409
    imported_Sempronia
    Partecipante

    @Gabriele wrote:

    Ciao, io ho provato a guardare nell’appendice della mia grammatica, alcune cose mi sono chiare, altre no.
    Infatti negli schemi dove si indicano le varie sillabe e le loro costruzioni, in alcuni casi non mi torna lo schema con il verso preso ad esempio… Proprio a livello di numero di sillabe, non capisco sinceramente, forse sbaglio qualche riferimento.

    Qualche esempio?
    Solo con riferimenti concreti a specifici versi si può dire se sbagli qualcosa.

    #14410
    Gabriele
    Partecipante

    Sì ma come posso riprodurre i segnetti dello schema metrico?

    #14412
    imported_Sempronia
    Partecipante

    @Gabriele wrote:

    Sì ma come posso riprodurre i segnetti dello schema metrico?

    Start – Tutti i programmi – Accessori – Utilità di sistema – Mappa caratteri

    A questo punto, selezionando un font, troverai anche le vocali con segno di lunga o breve, oltre che con dieresi, accenti circonflessi e altri segni diacritici.
    Se fai doppio clic sulle singole vocali che ti servono, le selezioni e puoi copiarle in un documento.

    ˉ ˘
    ā ă ē ĕ ī ĭ ō ŏ ū ŭ

    #14411
    Gabriele
    Partecipante

    a parte quelli, intendevo le linee e le curve che si usano negli schemi per indicare ogni segno una sillaba…

    #14413
    Gabriele
    Partecipante

    Questi sempronia:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Esametro_dattilico

    ho provato a fare copia e incolla ma non si visualizzano. Potresti spiegarmi, in parole più semplici di questo articolo, cos’è un esametro dattilico, la formazione in piedi, il trocheo (c’è anche come regola dell’accento in grammatica greca ma esattamente cos’è?), la cataletti (non so se si chiama così) e perché questi nomi, dattilo, spondeo ecc…?

    Infine una considerazione un po’ polemica, perché secondo te, oggi, molti si considerano “grandi” poeti solo perché mettono insieme frasi sdolcinate, ma ignorano completamente le costruzioni metriche che pure è qui la difficoltà dell’essere poeta, sennò è mera prosa più o meno gradevole?
    Grazie

    #14414
    imported_Sempronia
    Partecipante

    @Gabriele wrote:

    a parte quelli, intendevo le linee e le curve che si usano negli schemi per indicare ogni segno una sillaba…

    Li vedi adesso? E’ bastato ingrandirli.
    Quelle che tu chiami linee e curve sono i segni che indicano, rispettivamente, sillaba lunga e sillaba breve. Seguono le singole vocali, ciascuna con l’indicazione della quantità linga e breve.

    ˉ ˘
    ā ă ē ĕ ī ĭ ō ŏ ū ŭ

    #14415
    imported_Sempronia
    Partecipante

    @Gabriele wrote:

    Potresti spiegarmi, in parole più semplici di questo articolo, cos’è un esametro dattilico

    E’ un tipo di verso, basato prevalentemente su un’unità metrica (il dattilo), fatta da una sequenza di tre sillabe, la prima lunga, le altre due brevi.
    Nell’esametro dattilico si susseguono sei piedi (sei unità metriche); i primi quattro possono essere dattili o spondei (due sillabe lunghe); il quinto piede è (quasi) sempre un dattilo; il sesto piede è un dattilo catalettico, cioé un dattilo a cui è stata troncata la sillaba finale. Il sesto piede quindi può essere un trocheo (cioé una sillaba lunga + una breve), oppure uno spondeo (lunga + lunga), con la sostituzione della finale lunga a quella breve del trocheo.
    Il dattilo si chiama così perché la parola greca DAKTYLOS (dito) è caratterizzata da una successione di tre sillabe (lunga – breve – breve); è quindi un esempio “vivente di che cos’è un dattilo.
    Il nome del trocheo probabilmente deriva dal verbo greco TRECHEIN (correre) perché questo tipo di sequenza quantitativa dà al verso un ritmo rapido
    Il nome dello spondeo si ricollega al verbo SPENDEIN (offrire libagioni alle dei), perché usato in particolare nelle melodie lente e solenni che accompagnavano le offerte nelle cerimonie sacre.
    Detto questo, ti serve un agile manuale che, per prima cosa, ti introduca al concetto di metrica classica. Non è cosa che si spiega dalle basi in un forum.

    #14416
    Gabriele
    Partecipante

    @Sempronia wrote:

    @Gabriele wrote:

    a parte quelli, intendevo le linee e le curve che si usano negli schemi per indicare ogni segno una sillaba…

    Li vedi adesso? E’ bastato ingrandirli.
    Quelle che tu chiami linee e curve sono i segni che indicano, rispettivamente, sillaba lunga e sillaba breve. Seguono le singole vocali, ciascuna con l’indicazione della quantità linga e breve.

    ˉ ˘
    ā ă ē ĕ ī ĭ ō ŏ ū ŭ

    Li vedevo anceh prima… ma non sono quelli che dico io, leggi sulla voce di wikipedia, c’è uno schema di dattilo che è quello che intendo.

    #14417
    Gabriele
    Partecipante

    @Sempronia wrote:

    @Gabriele wrote:

    Potresti spiegarmi, in parole più semplici di questo articolo, cos’è un esametro dattilico

    E’ un tipo di verso, basato prevalentemente su un’unità metrica (il dattilo), fatta da una sequenza di tre sillabe, la prima lunga, le altre due brevi.
    Nell’esametro dattilico si susseguono sei piedi (sei unità metriche); i primi quattro possono essere dattili o spondei (due sillabe lunghe); il quinto piede è (quasi) sempre un dattilo; il sesto piede è un dattilo catalettico, cioé un dattilo a cui è stata troncata la sillaba finale. Il sesto piede quindi può essere un trocheo (cioé una sillaba lunga + una breve), oppure uno spondeo (lunga + lunga), con la sostituzione della finale lunga a quella breve del trocheo.
    Il dattilo si chiama così perché la parola greca DAKTYLOS (dito) è caratterizzata da una successione di tre sillabe (lunga – breve – breve); è quindi un esempio “vivente di che cos’è un dattilo.
    Il nome del trocheo probabilmente deriva dal verbo greco TRECHEIN (correre) perché questo tipo di sequenza quantitativa dà al verso un ritmo rapido
    Il nome dello spondeo si ricollega al verbo SPENDEIN (offrire libagioni alle dei), perché usato in particolare nelle melodie lente e solenni che accompagnavano le offerte nelle cerimonie sacre.
    Detto questo, ti serve un agile manuale che, per prima cosa, ti introduca al concetto di metrica classica. Non è cosa che si spiega dalle basi in un forum.

    Ma perché la struttura delle sillabe non tiene in ALCUN conto le singole parole? E l’unità metrica, da cosa è data… Cioè perché 3 sillabe e non due, o meglio ancora, una sola per facilitare le cose?
    A me non viene di leggere non facendo distinzione tra le parole, anche se capisco che in un’epoca in cui non usavano spazi e punteggiatura, forse era più semplice…

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