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  • #11508
    elwood91
    Partecipante

    Per favore mi potete correggere questa versione, grazie in anticipo

    Tutti sono in preda a una folle smania di combattere
    TULLIUS S. D. TIRONI SUO.
    Quo in discrimine versetur salus mea et bonorum omnium atque unversae rei publicae ex eo scire potes, quod domos nostras et patriam ipsam vel diripiendam vel inflammandam reliquimus. In eum locum res deducta est ut, nisi qui deus vel casus aliquis subvenerit, salvi esse nequeamus. Equidem, ut veni ad urbem, non destiti omnia et sentire et dicere et facere quae ad concordiam pertinerent; sed mirus invaserat furor non solum improbis, sed etiam iis qui boni habentur, ut pugnare cuperent, me clamante nihil esse bello civili miserius. Itaque cum Caesar amentia quadam raperetur et, oblitus nominis atque honorum suorum, Ariminum, Pisaurum, Anconam, Arretium occupavisset, Urbem reliquimus. Quo quidem in casu simus, vides. Ferunter omnino condiciones ab illo, ut Pompeius eat in Hispaniam, delectus, qui sunt habiti, et praesidia nostra dimittantur; se ulteriorem Galliam Domitio, citeriorem Considio Noniano (his enim obtigerunt) traditurum; ad consulatus petitionem se venturum. Accepimus condiciones, sed ita, ut removeat praesidia ex iis locis quae occupavit, ut sine metu de his ipsis condicionibus Romae senatus haberi possit. Id ille si fecerit, spes est pacis, non honestae, sed quidvis est melius quam sic esse, ut sumus. Sin autem ille suis condicionibus stare noluerit, bellum paratum est.

    A quale pericolo sia soggetta la mia vita, degli uomini buoni e di tutto lo Stato lo puoi capire da quello, poiché abbiamo lasciato le nostre case e la nostra propria patria o al saccheggio o all’incendio. La situazione è giunta al punto che, a meno che un qualche dio o cosa non ci venga in aiuto non potremo salvarci. In quanto a me, da quando giunsi in città, non ho desistito dal pensare, parlare, e fare qualcosa per raggiungere la concordia; ma una folle smania si è impossessata non solo dei malvagi ma anche di quelli che erano ritenuti buoni, che desiderano combattere, benché annunciassi a gran voce che non ci fosse niente di più misero della guerra civile. E così quando Cesare è stato in parte rapito dalla follia e, dimentico del proprio nome e dei propri onori, ebbe occupato Rimini, Pesaro, Ancona, Arezzo, lasciai Roma. Le condizioni sono dettate unicamente da lui, cioè che Pompeo vada in Spagna, i favoriti, che …..(non so tradurre), e che siano smantellati i nostri presidi; egli assicura che saranno lasciate a Domitio la Gallia transalpina e a Considio Noniano la Gallia cisalpina (a lui infatti toccava in sorte), egli sarebbe venuto alla candidatura al consolato. Accettiamo le condizioni, ma così che rimuova i presidi da quei luoghi che ha occupato, affinché il Senato Romano possa essere senza paura di queste sue condizioni. Se quelli avessero fatto ciò, ci sarebbe stata speranza di pace, non onesta, ma qualunque cosa è meglio di così come stiamo. Ma se al contrario non vogliono stare a quelle sue condizioni, si deve preparare la guerra.

    #12836
    Aiace Telamonio
    Partecipante

    La versione te l’ho corretta, ma vedo che la prima parte, per la quale hai scopiazzato sul web, è fatta alquanto bene, mentre la seconda parte (che sul web non c’è) contiene marchiani errori…

    A quale pericolo sia soggetta la mia vita, di tutti i buoni e dell’intero Stato lo puoi capire da ciò, che abbiamo lasciato le nostre case e la stessa patria o al saccheggio o all’incendio. La situazione è giunta al punto che, a meno che un qualche dio o cosa non ci venga in aiuto non potremo salvarci. In quanto a me, da quando giunsi in città, non ho desistito dal pensare, dire, e fare tutto ciò che riguardi la concordia; ma una folle smania si era impossessata non solo dei malvagi ma anche di quelli che erano ritenuti buoni, di voler combattere, benché annunciassi a gran voce che non ci fosse niente di più terribile della guerra civile. E così quando Cesare è stato preda di una sorta di follia e, dimentico del proprio nome e delle proprie cariche, ebbe occupato Rimini, Pesaro, Ancona, Arezzo, lasciai Roma. Vedi di certo in che situazione mi trovo. Le condizioni sono dettate unicamente da lui, cioè che Pompeo vada in Spagna, che siano annullate le leve che si sono tenute e che siano smantellati i nostri presidi; egli assicura che saranno lasciate a Domitio la Gallia transalpina e a Considio Noniano la Gallia cisalpina (a questi infatti toccarono in sorte); egli sarebbe venuto alla candidatura del consolato. Abbiamo accettato le condizioni, ma in modo che egli rimuova i presidi da quei luoghi che ha occupato, affinché il Senato possa rimanere a Roma senza paura di queste sue condizioni. Se egli facesse ciò, ci sarebbe speranza di pace, non onesta, ma qualunque cosa è meglio di così come stiamo. Ma se al contrario egli non volesse sottostare alle sue condizioni, si prepara la guerra.

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