Lectio: Panis Depsticius [Cato, De Re Rustica, 74]
Un “pane soffice” che Catone descrive nella sua De re rustica, di facilissima preparazione. Il nome, tuttavia, è ancora avvolto nel mistero (non si sa con sicurezza cosa designi il termine “depsticius”).
Panem depsticium(1) sic facito. Manus mortariumque(2) bene lavato. Farinam in mortarium indito, aquae paulatim addito subigitoque pulchre(3). Ubi bene subegeris, defingito coquitoque sub testu(4).
- depsticius: non si sa con certezza cosa significa il termine “depsticius“. Molti lo traducono col il termine “soffice”.
- manus mortariumque: ai tempi di Catone, evidentemente, le basilari norme igieniche erano facoltative.
- subigito pulchre: il verbo sŭbĭgĕre significa lavorare, massaggiare, impastare. L’avverbio pulchre significa “bene”.
- testu: il testu, -us, è una pentola di terracotta.
Pane morbido
Prepara in questo modo il pane “morbido”: setaccia in una bacinella abbastanza capiente 400g di farina di grano tenero tipo 00, e aggiungi lentamente e mescolando con forza 250g di acqua fredda. Rimesta con un cucchiaio di legno per circa 10 minuti, finché l’impasto non sarà cremoso: bada di eliminare tutti gli eventuali grumi ricorrendo ad una frusta.
Poni sul fuoco una padella molto ampia e riscalda abbondante olio per friggere. Quando sarà ben caldo, cola all’interno della pentola delle cucchiaiate d’impasto, a formare dei dischetti del diametro di 5 cm e dello spessore di qualche millimetro. Falli dorare bene su un lato, quindi girali. Falli cuocere per circa dieci minuti a fuoco basso, prestando però attenzione che non brucino. Quindi rimuovili e adagiali su un foglio di carta assorbente. Continua in questo modo fino a finire l’impasto. Lascia raffreddare i panini, quindi servi.
Monitus Gnari
- Volendo evitare il fritto, i dischetti si possono formare su della carta da forno che verrà successivamente posta su una teglia e infornata per 20 minuti a 200°C. Questo è forse il metodo più vicino all’originale, che prevede una pentola di terracotta spesso utilizzata per prodotti da forno. I risultati sono buoni in entrambi i casi.
Mi lascia un po’ perplessa il punto di addensamento dell’impasto.
Ma i romani cosa usavano per friggere?
Il punto di addensamento è, stando alla mia esperienza, ottimale; poi dipende molto dal tipo di farina impiegata.
I romani utilizzavano prevalentemente strutto et similia; l’olio era usato per friggere, ma dato il suo costo e la facile reperibilità dello strutto, quest’ultimo andava per la maggiore.
Salve, ho appena scoperto questo interessantissimo sito.
Questa ricetta mi ispira.
Per quanto riguarda l’accenno alla pulizia non mi stupisco più di tanto: infatti anche libri di ricette pubblicati pochissimi anni fa riportano le precauzioni simili (“un telo pulitissimo”, “una terrina pulitissima”, ecc.); del resto ho avuto modo di rendermi conto che ancora oggi una buona fetta della popolazione non rispetta le più elementari norme igieniche in cucina. Le raccomandazioni valgono oggi come valevano ai tempi di Catone!
(Se mi capita di provare questo “pane” vi dico come è andata).