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  • #11427
    Phaedrus
    Partecipante

    Discipuli musici, a me! Da quanto suonate? Come avete scoperto lo strumento? Parliamone!
    Vediamo di fare l’appello: c’è Ptolemaios, esperto organista; Black Queen, pianista e chitarrista; Major, one-man band in piena regola; Tiberius, pianista, e poi?
    Io suono la chitarra da circa un anno (da destro, sebbene sia mancino, e il Major non mi può sopportare per questo), ho formato un gruppo quest’estate e da poco abbiamo suonato per la prima volta in un locale :rock:
    Prima strimpellavo le tastiere, ma volete mettere il fascino delle sei corde? È tutta un’altra storia 8)

    #12274
    Major
    Partecipante

    One man band, ma la band è scassata!
    Pretendo di suonare, so bene con quali scarsi risultati, la tastiera (Roland D-50, acquistata nel 1988), la chitarra acustica (Ibanez, da un paio d’anni o tre), il basso acustico (anch’esso Ibanez, ultimo acquisto di settembre). Ho un conto in sospeso con l’armonica diatonica a 10 fori, che proprio non riesce ad emettere un suono decente, e se vogliamo con il flauto dolce che ho studiato alle scuole medie.

    Ormai ho fatto il mio tempo: lontani gli anni di concerti ed esibizioni più o meno serie, ho disimparato quasi tutto. Un consiglio a chi suona, cosa che chi lo fa per professione sa bene: lo strumento è come il greco e come le belle donne: se non lo frequenti ti lascia.

    Suonate dunque tutti i giorni, anche solo per qualche minuto, non perdete l’abitudine: è rilassante e dà molte soddisfazioni. Perdere la dimestichezza dà un senso di frustrazione che non è poi facile da superare.

    Ciao

    #12275
    Andrew
    Partecipante

    @Phaedrus wrote:

    Discipuli musici, a me! Da quanto suonate? Come avete scoperto lo strumento? Parliamone!
    Vediamo di fare l’appello: c’è Ptolemaios, esperto organista; Black Queen, pianista e chitarrista; Major, one-man band in piena regola; Tiberius, pianista, e poi?
    Io suono la chitarra da circa un anno (da destro, sebbene sia mancino, e il Major non mi può sopportare per questo), ho formato un gruppo quest’estate e da poco abbiamo suonato per la prima volta in un locale :rock:
    Prima strimpellavo le tastiere, ma volete mettere il fascino delle sei corde? È tutta un’altra storia 8)

    Le sei corde hanno il loro fascino ma quando diventano 15, 24 o 27 la cosa è ancora meglio :rofl:

    Io sono un liutista (con un bel po di anni di carriera chitarristica alle spalle) e quest’anno concludo gli studi sugli strumenti rinascimentali… Dall’anno prossimo mi potrò sbizzarrire con tutti quelli barocchi (tra cui sicuramente il liuto in re minore e la tiorba)…Baroque rocks 8)

    Se passate per il Nord Est venite a sentirmi!!! Il mio liuto a 10 ordini è sempre pronto per un concerto :rofl:

    #12276
    Ptolemaios
    Partecipante

    Beh, la mia storia musicale è piuttosto lunga: dalle elementari! Avevo un insegnante di musica davvero molto bravo che ci faceva cantare e suonare il flauto dolce, il tutto in maniera decisamente decorosa.
    Alle medie ho scelto una sezione ad indirizzo musicale e cominciato a suonare il flauto traverso, che ho proseguito poi al conservatorio.
    L’organo e il clavicembalo sono arrivati un po’ più tardi, quando, in conservatorio, scoprivo i vari stili e strumenti. Da lì mi sono appassionato al barocco (e a Bach :inlove: col suo contrappunto), e il flauto è passato decisamente in secondo piano. Avrei voluto potermi iscrivere subito a clavicembalo (l’organo l’ho incontrato dopo), ma una legge italiana prevede che si possa studiare clavicembalo solo dopo il diploma di pianoforte o organo (scegliere il pianoforte per arrivare al cembalo è una cosa decisamente inutile, se non dannosa: come si può crescere artisticamente sul pianoforte e poi diventare buoni cembalisti? Sono strumenti troppo diversi, sia per letteratura sia soprattutto per modo di suonare!).
    Così, scartato a priori il pianoforte (nel Romantico proprio non mi ci ritrovo), ho scelto l’organo. Ma non è stata, alla fine, una costrizione mal sopportata: l’organo e il clavicembalo sono strumenti che hanno moltissimo in comune, e, prima o poi, uno chiama l’altro, è quasi impossibile scinderli del tutto, e gli stessi organisti antichi erano sempre anche clavicembalisti.
    @Major wrote:

    lo strumento è come il greco e come le belle donne: se non lo frequenti ti lascia.

    Hai ragione, ma se si è davvero musicisti non si smette mai di suonare. Tutti i giorni si sente il bisogno di studiare qualcosa (e non per pochi minuti). La musica non ti lascia mai.
    Ma per arrivare a quel livello di dipendenza 😀 non basta farlo solo per diletto, bisogna aver studiato seriamente (e non solo lo strumento).

    #12277
    Falbala
    Partecipante

    Io suonavo il corno, ma ahimè, ho smosso giusto per la maturità…

    #12278
    Aiace Telamonio
    Partecipante

    @Falbala wrote:

    Io suonavo il corno, ma ahimè, ho smosso giusto per la maturità…

    Qunt’è bella Taniuccia… Se non esistesse bisognerebbe inventarla! :inlove:

    #12279
    Andrew
    Partecipante

    @Ptolemaios wrote:

    (scegliere il pianoforte per arrivare al cembalo è una cosa decisamente inutile, se non dannosa: come si può crescere artisticamente sul pianoforte e poi diventare buoni cembalisti? Sono strumenti troppo diversi, sia per letteratura sia soprattutto per modo di suonare!).
    Così, scartato a priori il pianoforte (nel Romantico proprio non mi ci ritrovo), ho scelto l’organo. Ma non è stata, alla fine, una costrizione mal sopportata: l’organo e il clavicembalo sono strumenti che hanno moltissimo in comune, e, prima o poi, uno chiama l’altro, è quasi impossibile scinderli del tutto, e gli stessi organisti antichi erano sempre anche clavicembalisti.

    Verissimo 😆 molti pianisti che poi si danno al cembalo avrebbero un tocco più delicato se sparassero sopra i tasti :rofl:

    Mai fatto il continuo accoppiato ad una tiorba o un arciliuto? :inlove:

    #12280
    Ptolemaios
    Partecipante

    @Andrew wrote:

    Verissimo 😆 molti pianisti che poi si danno al cembalo avrebbero un tocco più delicato se sparassero sopra i tasti :rofl:

    Sì, ma dicevo anche per l’interpretazione… Una volta ho sentito una sonata di Scarlatti fatta da un pianista: completamente travisata :puke:. Per non parlare poi di Bach.
    @Andrew wrote:

    Mai fatto il continuo accoppiato ad una tiorba o un arciliuto? :inlove:

    Non ho mai fatto del continuo. Però mi piacerebbe, e sicuramente prima o poi lo farò.
    Con la tiorba o l’arciliuto oltre che bello da sentire sarebbe anche bello da vedere, molto teatrale: se ne vedono talmente raramente… 🙁

    #12281
    imported_Atticus
    Partecipante

    Da giovane suonavo (mi dicono con notevole predisposizione) i campanelli da gamba; poi, crescendo (e diminuendo la velocità della corsa) con rammarico ho smesso.

    (Chiamasi campanello da gamba uno istrumento normalmente locato a lato di porte e portoni.
    Nell’antico formato da un cavicchio sporgente sulla facciata del palazzo che, tramite un rinvio di corde e tiranti, azionava una molla spirale a cui era fissato un campanaccio. Da qualche parte, alla estremità del tutto, trovavasi di solito uno sprovveduto inquilino. Uno strattone al cavicchio generava una forza di uguale portata che, propagandosi attraverso i tiranti, trasmetteva lo strappo alla molla che azionava il campano. A seconda dell’intensità della forza all’origine potevasi avere alla destinazione un suono variante dall’ aulico bucolico all’allarmistico catastrofico, cosa che non mancava mai di ripercuotersi sulle risate dei suonatori e sui nervi degli ignari ascoltatori. L’esecuzione si concludeva di solito con una fuga (degli esecutori, da qui il nome “da gamba”) seguita dalla estatica contemplazione da dietro un angolo degli sguardi assassini e delle grida alla luna esibiti ad una strada deserta dagli inquilini affacciati alle finestre.

    Nel corso del tempo la tecnica del campanello da gamba raggiunse vertici eccelsi e si narra di esecutori capaci di far suonare contemporaneamente i campanacci di un immobile di sei piani con fuga e contrappunto per finestre sbattute, coro e voci soliste. Pare che anche Buxtehude e Bach siano stati in gioventù maestri di questa tecnica e che molte delle loro immortali composizioni debbano non poco al ricordo delle loro giovanili scorrerie.

    Purtroppo, con l’evolversi della tecnologia, il campanello da gamba fu sostituito nel tempo da più moderni e squallidi componenti elettrici. L’esecuzione ovviamente ne soffrì non poco. Alla tirata del batacchio (che non di rado rimaneva letteralmente in mano all’esecutore) così spontanea e colorita subentrò l’asettica pressione di un bottone, del tutto inadeguata alla seria esecuzione poiché, mentre nel vecchio sistema la pressione della molla portava a suoni che si potevano modulare a piacimento a seconda della forza impressa dal gesto e che si smorzavano lentamente nel tempo (consentendo quindi l’attacco immediato della fuga) nel nuovo sistema, al cessare della pressione (del dito sul campanello) cessava repentinamente anche lo strepito nell’appartamento, con ovvia diminuzione del risultato e impossibilità conseguente di allontanarsi senza essere scoperti. Si cercò quindi di porre rimedio a questa moda deteriore applicando nell’interstizio fra il pulsante e la cornice un fiammifero o uno stuzzicadenti che, rotto a filo della campanelliera mantenesse premuto il pulsante anche al rilascio della pressione, ma i risultati furono deludenti. La mancanza di stuzzicadenti, le martellanti campagne antifumo, le suonerie elettroniche con i toni più strani, l’aumento delle armi da fuoco detenute da proprietari sempre meno avvezzi al disturbo, il rumore onnipresente del traffico che copriva le grida e gli improperi, dettero il colpo di grazia a questa sublime arte. Ad oggi l’uso del campanello da gamba è praticamente scomparso. ;( )

    #12282
    imported_Sempronia
    Partecipante

    @Atticus wrote:

    Da giovane suonavo (mi dicono con notevole predisposizione) i campanelli da gamba; poi, crescendo (e diminuendo la velocità della corsa) con rammarico ho smesso.

    Anch’io ricordo i concerti di tal fatta, messere, quando da bambina mi dilettavo con i miei coetanei nei vicoli del centro storico. 😀
    Apparteniamo decisamente alla stessa generazione! 😉

    #12283
    Andrew
    Partecipante

    @Atticus wrote:

    Si cercò quindi di porre rimedio a questa moda deteriore applicando nell’interstizio fra il pulsante e la cornice un fiammifero o uno stuzzicadenti che, rotto a filo della campanelliera mantenesse premuto il pulsante anche al rilascio della pressione, ma i risultati furono deludenti. La mancanza di stuzzicadenti, le martellanti campagne antifumo, le suonerie elettroniche con i toni più strani, l’aumento delle armi da fuoco detenute da proprietari sempre meno avvezzi al disturbo, il rumore onnipresente del traffico che copriva le grida e gli improperi, dettero il colpo di grazia a questa sublime arte. Ad oggi l’uso del campanello da gamba è praticamente scomparso. ;( )

    Io usavo il nastro nero gommato… 😀

    utilissimo

    :hai:

    #12284
    Ptolemaios
    Partecipante

    @Atticus wrote:

    applicando nell’interstizio fra il pulsante e la cornice un fiammifero o uno stuzzicadenti che, rotto a filo della campanelliera mantenesse premuto il pulsante anche al rilascio

    @Andrew wrote:

    io usavo il nastro nero gommato… 😀

    Che briganti… 😆
    Io non l’ho mai fatto. Preferisco una tastiera doppia, comodamente seduto :D.

    #12285
    imported_Tiberius
    Partecipante

    Io ho iniziato a 11 anni, cioè quando ero già vecchio.

    Ai tempi della scuola media possedevo una tastierina a soffio, di quelle ad un paio di ottave, e ci suonavo a orecchio dei motivi classici. Usavo chiudermi nel cesso per trovare maggiore concentrazione ed ero solito suonare seduto sulla tazza chiusa. Avevo anche un foglio di carta con scritto l’elenco dei motivi in repertorio.

    Poi il professore di musica, notato il mio orecchio, mi chiese se volessi studiare uno strumento. Io risposi, Il violino. Lui disse che insegnava solo pianoforte, e allora scelsi quello. Alla fine non mi sono pentito della scelta del pianoforte: così straordinariamente completo, dalla tecnica praticamente illimitata, unico strumento capace di imitare gli altri, può esprimere tutta la gamma dei sentimenti terreni e ultraterreni, letteratura sterminata… Un imperatore tra gli strumenti (sono di parte? :wasntme: )
    Unico difetto: non te lo puoi portare appresso! Quante estati in città perché al mare non avevo lo strumento e dovevo studiare, mentre il violino lo avrei potuto esercitare pure in spiaggia o seduto in un bosco (piaceri preclusi ad un pianista).

    @Ptolemaios wrote:

    @Major wrote:

    lo strumento è come il greco e come le belle donne: se non lo frequenti ti lascia.

    Hai ragione, ma se si è davvero musicisti non si smette mai di suonare. Tutti i giorni si sente il bisogno di studiare qualcosa (e non per pochi minuti). La musica non ti lascia mai.
    Ma per arrivare a quel livello di dipendenza 😀 non basta farlo solo per diletto, bisogna aver studiato seriamente (e non solo lo strumento).

    Questo non è proprio vero. Alcuni immensi pianisti hanno avuto crisi, anche ricorrenti, che li hanno portati a non suonare per anni. Horowitz non ha suonato per 12 anni dopo un clamoroso fiasco. La Argerich ha affermato che a periodi prenderebbe il pianoforte a calci. L’arte è ricerca interiore, e questa può sfociare spesso in conflitti a volte laceranti; allora è necessario fermarsi, cercare e pensare, e poi tornare allo strumento rinnovati. Molti artisti, per lo più personalità tormentate (le più autentiche, le mie preferite) sentono questa necessità. Ma poi sentite come suonano. Poi ci sono anche i quadrati come Pollini, la cui carriera è tutta (apparentemente) un rettilineo, ma molto spesso il rapporto fra artista e musica è di amore e odio. Il bello è che lo strumento, a differenza della bella donna, non si stanca di aspettarti, non ti tradisce, lo ritrovi sempre lì quando ti senti di nuovo pronto a farlo vibrare.

    #12286
    Major
    Partecipante

    Concordo appieno con quanto dice il Magister, tuttavia la sua analisi va oltre quello che volevo esprimere io, nel senso che presuppone un superamento della fase di apprendimento tecnico, lasciando quindi all’ispirazione o al rapporto con lo strumento la frequenza di esercizio.
    Insomma, è come dire che, una volta imparato ad andare in bicicletta, si può non andarci per qualche lustro, ma quando si vorrà si sarà in grado di rimettersi in sella e pedalare. Magari poco, ma comunque si riesce ad andare.
    Per rimanere nel paragone, se si sta imparando ad andare sui pedali, e poi si smette all’improvviso, sarà difficile riprendere con la giusta tecnica, qualora non la si sia perfettamente acquisita, e quindi ricondotta all’uso nel cervelletto.
    Altro esempio “sportivo”, tratto dalla mia esperienza: fino a sei-sette anni mi si dice che fossi un bravissimo skettinatore. Poi, chissà perché (forse perché mi si allungarono i piedi) non ho più provato, fino alla maggiore età. Ebbene, un disastro! Se non fosse stata di cemento, la pista di pattinaggio sarebbe ancora ammaccata dai tanti approcci del mio deretano a terra.
    Con questo voglio dire che è bene apprendere la tecnica di qualunque strumento si suoni, ricondurla a gesto spontaneo, prima di farsi venire la crisi artistica di cui parla Tiberius. Altrimenti si rischia quello che è capitato a me: dover ricominciare daccapo, ed è maledettamente difficile.

    #12287
    imported_Atticus
    Partecipante

    Concordo con la tesi di Major perchè ne ho avuta una diretta conferma qualche anno fa.

    Stavo pranzando con alcuni colleghi di lavoro e la conversazione era finita sull’argomento musicale perchè erano i giorni nei quali dovevo scegliere un piano da acquistare per Andrea (my son 🙂 ) in sostituzione della sua vecchia tastiera elettronica. Confessata la mia minerale incompetenza in materia e quindi la paura di fare un acquisto anche costoso che si rivelasse sbagliato in futuro iniziai a discettare di musica e di strumenti musicali con uno in particolare dei miei colleghi. Ci volle pochissimo per capire come questi si intendesse a fondo della materia e, parla parla, scoprii con mia sorpresa (lo conoscevo da anni) che egli aveva frequentato il conservatorio, si era diplomato in pianoforte e, prima di tentare l’avventura informatica aveva fatto parte per diversi anni di un complesso jazz che aveva girato e suonato per tutta l’europa. Dopo avermi dato dei consigli (che, fra parentesi, si sono in seguito rivelati tutti azzeccati) , mi parlò anche dello strumento che aveva a casa di costo e qualità professionali. Sempre più stupito da quello che andavo scoprendo gli chiesi che cosa suonasse la sera dopo una giornata di duro lavoro e con mia somma sorpresa mi rispose che da molto tempo non suonava più e che erano rarissime le volte nelle quali gli capitava.
    Visto il mio stupore e il mio sguardo interrogativo sul perchè non volesse usare il tesoro che si ritrovava fra le mani mi rispose con una punta di rimpianto che non suonava più perchè non riusciva più a fare le cose che faceva quando suonava davvero e si allenava anche sette otto ore al giorno. Ci rimasi male! Davvero.

    Per me chi sa suonare anche poco uno strumento e sa leggere uno spartito possiede un tesoro inestimabile. Ai miei tempi (mamma 😮 l’ho detto! Accidenti agli anni che passano) iniziare a farsi una cultura musicale fin da bambini era una chimera. Ricordo benissimo le elementari dove l’ora di musica veniva intesa come una serie interminabile di “battere e levare” , tutti disposti in fila davanti all’unico pianoforte sul quale strimpellava una zitellaccia che guai a toccarle un tasto con un dito. Erano urlacci da levare di sentimento. E le poche volte che si riusciva a sgattaiolare nella sala delle riunioni e ci avvicinavamo curiosi a quel monolito nero cercando di sollevarne il coperchio lo trovavamo sistematicamente serrato, bloccato, chiuso a doppia mandata, meglio di una cassaforte! Insomma, in cinque anni non ho mai avuto la soddisfazione una volta di darci una pestata su quei bei tasti bianchi e neri. (E forse è per quello che poi mi sono rifatto sui campanelli! 😛 )

    Adesso, fortunatamente, grazie anche alla mia prole, le note del piano risuonano ancora nella mia casa e le ascolto sempre volentieri insieme a qualche cd del vecchio Bach :inlove: (e ogni tanto a qualche buon rock anni sessanta :emo: ).

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