L’odore del garum

Le fonti fin qui citate ci danno l’impressione che il nostro garum sia qualcosa dall’odore davvero sgradevole: Platone lo definì putrido, Plinio feccia di cose in putrefazione“. Addirittura Marziale in un suo epigramma (1) lascia intendere che il fiato del suo conoscente Papilo fosse davvero insopportabile scrivendo così:

C’era del profumo, contenuto poco fa in un vasetto d’onice;
dopo che Papilo l’ha annusato, è diventato garum!

Possiamo facilmente dedurre che al naso di Marziale il garum risultasse olfattivamente il netto contrario di un unguento profumato, sebbene probabilmente lo stesso garum, al pari dei profumi, venisse conservato in vasetti simili a quelli di alabastro usati per le preziose essenze profumate. In un altro epigramma (2)  Marziale, sebbene sembri rincarare la dose riguardo al presunto cattivo odore del garum, dice una cosa di grande importanza:

Taide hai un odore peggiore di quello del vecchio vaso di un avaro lavatore, appena rotto in mezzo alla strada; di quello di un giovane caprone dopo essersi accoppiato, della bocca di un leone, della pelle di un cane scuoiata al di là del Tevere, di un pollo che marcisce in un uovo abortivo, di un’anfora viziata da garum andato a male…

Che questa Taide emanasse effluvi insopportabili, il nostro poeta lo dice chiaramente. Ma quanto a noi interessa in questo passo è il paragone che viene fatto tra il cattivo odore di Taide e un’anfora di garum. Ma di garum corruptus, guasto, precisa Marziale. Notizia importante e rivelatrice: il garum aveva un puzzo insopportabile solo se andato a male, non sempre. E questo dato ci viene confermato niente meno che da Apicio (3), che se omette la ricetta del garum, non tralascia di consigliare come comportarsi in caso questo prendesse cattivo odore, circostanza presumibilmente non insolita a cui il cuoco doveva porre rimedio:

Per correggere il garum: se il garum ha preso cattivo odore, capovolgi un recipiente e affumica con il fumo di foglie d’alloro e di cipresso; e versaci il garum che prima è stato all’aria. Se questo ti parrà salato, aggiungi un sestario di miele e mescola … L’avrai così corretto. Anche il mosto fresco fa lo stesso.

Forse tale procedimento serviva a camuffare solo un po’ il cattivo odore, ma sono persuaso che esso permaneva in larga parte. Al di là di cattivi odori che il garum poteva prendere, presumibilmente il suo odore doveva essere forte, marcato, ma non nauseabondo. Un deciso odore di pesce, unitamente a toni di erbe aromatiche. Nulla di più!

Note:

  1. Epigrammi, libro XII, XCIV
    Unguentum fuerat, quod onyx modo parva gerebat,
    olfecit postquam Papilus, ecce garum est!
  2. Epigramma XCIII del libro VI:
    Tam male Thais olet, quam non fullonis avari
    Testa vetus, media sed modo fracta via;
    Non ab amore recens hircus; non ora leonis;
    non detracta cani Transtiberina cutis;
    Pullus abortivo nec quum putrescit in ovo;
    Amphora corrupto nec vitiata garo […]
  3. Apicio, libro I, VI: De liquamine emendando: liquamen si odorem malum fecerit, vas inane inversum fumiga lauro et cupresso, et in hoc liquamen infunde ante ventilatum. si salsum fuerit, mellis sextarium mittis et move… et emendasti. sed et mustum recens idem praestat.

4 Replies to “L’odore del garum”

  1. Utilizzo la ricetta del Garum, nel mio romanzo ‘Defixiones'(Curcio) per giocare con i doppi sensi in modo da inserirla in una scena di seduzione di un giovane di Pompei da parte di una bella donna greca…
    Anche perché le ricette del Garum, ormai si sprecano, nei libri!

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