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  • in risposta a: Dalla sala stampa del MEF #14433
    maxume-minume
    Partecipante

    politici sono… mica uomini acculturati….

    in risposta a: Dalla sala stampa del MEF #14430
    maxume-minume
    Partecipante

    Ma questi comunicati sono scritti con le dita delle mani o con quelle dei piedi?

    se avessero studiato saprebbero ben altri sinonimi per quelle famose attrazioni pompeiane di prima dell’eruzione del vesuvio

    in risposta a: traduzione epigrafe #14423
    maxume-minume
    Partecipante

    @appio wrote:

    Su un antico palazzo ho letto questa epigrafe:
    MULTUM EGERUNT, QUI ANTE NOS FUERUNT, SED NON PEREGERUNT

    Ho provato a tradurre cosi’:
    Molti vissero, furono qui prima di noi, ma non condussero a termine.

    Grazie

    che è quel vissero? (sbaglio di digitazione voglio immaginare, anche se il QUI inteso come se fosse l’italiano qui, mi fa capire che non hai capito)

    sul vocabolario avresti trovato la frase tradotta a senso:

    I nostri predecessori hanno fatto molto, ma non hanno fatto tutto (Seneca)

    letteralmente:

    Quelli che vissero prima di noi, fecero molto, ma non fecer più (di molto, cioè: tutto)

    spiegazione: come nello stile di Seneca, c’è un gioco verbale tra multum e per che si intende qui non come preposizione indicante attraversamento, moto per luogo, ma come accrescitivo (es: perdoctus = arcidotto) e più del fare molto, c’è il fare tutto, per l’appunto

    naturalmente, la mia aspra reprimenda, vale se tu sei studente, non potendosi ammettere, in uno studente, una simile deficienza nella conoscenza della grammatica latina

    in risposta a: [Greco] Dizionario / pronuncia #13154
    maxume-minume
    Partecipante

    desueto è, lo ammetto, non certo il termine più felice e più corrispondente all’idea che intendevo esprimere

    in effetti il termine giusto credo sia *di alto registro*. i termini letterari, hanno una grande importanza, rimanendo più o meno immuni alle manipolazioni dei termini vulgati e quindi più soggetti ad alterazioni in bocca ai parlanti e conservano in sé, ben evidenti, le tracce della loro origine

    prendiamo ἵππος, sia il nuovo che il vecchio Rocci: cavallo, destriero. Io mi sarei spinto più in là, fino a corsiere. Le lingue si studiano in fondo per apprendere anche termini nuovi. Lo studente di fisica, matematica, delle varie ingegnerie, è perito del numero, ma quello che studia le lettere, lo è della parola. Il mio buon Professore mi raccontava che, ai suoi tempi, si faceva tradurre agli studenti (dall’italiano in latino e poi in greco), passi dagli autori del trecento (Dante, Sacchetti), di Machiavelli, dell’Aretino ecc… e questo fortificava grandemente l’abilità verbale e la scioltezza nel sapersela cavare in ogni registro linguistico

    es:

    Ed ecco il duce che sul ner corsiere,
    giusta l’esempio della sua prosapia,
    di già si lancia, colle molte schiere
    la terra a conquistare di Messapia

    traduzione di un passo di uno storico che ora non mi sovviene che feci una volta in cui mi giovai dei termini aulici per rendere i versi greci del testo, con analoghi versi italiani (in questo caso l’uso era strumentale e finalizzato a necessità pratiche)

    lupanare, ad esempio, è tipico frasario da giovine studente bene educato agli studi classici, laddove un altro direbbe: bordello, spero che lupanare non sia stato eliminato (non ho ancora controllato). il termine non volgare (nel senso di popolare), svolge un po’ le funzioni dei corpi dissezionati; permette di guardare dentro, nell’interno della lingua, assai più chiaramente di quanto può farsi con un altro trattato dalla moltitudine dei parlanti quella lingua, che l’hanno rivestito e gli hanno infine dato una forma assai differente da quella che aveva prima (penso al latino iecur ficatum, dove l’attributo è finito col divenire sostantivo, o strada (via lapidum strata)

    Il padre Rocci, congenitore di noi tutti scuola, se qualche peccatuccio n’ha, in questa edizione, volentieri glielo perdono, come un figlio perdonerebbe al genitore suo, del resto, nessuno è perfetto; soprattutto perché non è colpa sua, poiché certi vocaboli aveva e gli sono stati tolti, ma di certe pseudoteorie pedagogiche che possono influenzare la produzione editoriale, anche quella di una casa editrice tanto benemerita negli studi classici e non solo

    è bello il forum e lo scopro adesso
    sempre ora a questo io starò a un di presso

    in risposta a: Manuale di lingua omerica #14379
    maxume-minume
    Partecipante

    mah, è breve (48 pagine), a me è stato utile, ecco l’indice in allegato[attachment=1:1n7818oc]nottola1picc.jpeg[/attachment:1n7818oc][attachment=0:1n7818oc]nottola2picc.jpeg[/attachment:1n7818oc]

    in risposta a: Manuale di lingua omerica #14377
    maxume-minume
    Partecipante

    Io sulle bancarelle comprai:

    Umberto Nottola

    LA LINGUA DI OMERO

    Signorelli

    in risposta a: [Greco] Dizionario / pronuncia #13152
    maxume-minume
    Partecipante

    semplificare è bene, quando non vuol dire impoverire. Ci sono infatti, nel nuovo Rocci, nei significati, alcuni IMPORTANTI termini soppressi (per una cattiva idea pedagogica secondo cui sarebbero troppo aulici per l’odierno studentato), ma se lo studio delle lingue classiche è apprendere qualcosa sulle passate civiltà, ciò comporta anche l’apprendimento di termini DESUETI

    sfogliandolo in lungo e in largo, la prima annotazione riguarda il termine:

    ἄρχων, -οντος
    , (ὁ), che nel vecchio Rocci era tradotto con: signore, capo, duce, principe, re

    nel nuovo invece: signore, capo, principe, re

    perché eliminare duce?, duce è da duco come ἄρχων da ἄρχω, in questo modo lo studente corrobora e rafforza le sue conoscenze e si fissa meglio la corrispondenza

    a pagina 256, al lemma: ἀρχή, undicesima riga, la locuzione κατ᾽ ἀρχάς, è scritta troppo distanziata (κατ᾽ ἀρχάς), la qual cosa è certo un effetto non voluto della giustificazione forzata (sono piccinerie grafiche)

    che carattere è stato usato per il greco? (non riesco a identificarlo), mi sarebbe piaciuto un porson (disponibile dalla greek font society), questo mi sembra un po’ larghetto (ma sarà che sono abituato a quelli microscopici del vecchio Rocci) che, pure se portavano via qualche diottria, allenavano l’occhio a intendere anche le scritture più minuscole e meno chiare

    Non sono la persona più adatta a valutare l’utilità delle traduzioni degli esempi aggiunti (oramai il greco lo converto automaticamente in latino e non bado alla presenza o meno della traduzione), ci vorrebbe uno scolaro alle prime armi sia col latino che col greco

    Naturalmente, se gli interventi di ammodernamento servono a evitare che uno si pigli il Montanari, impressionato dall’aspetto del vecchio Rocci, ciò è bene, a patto però di avere in casa e il vecchio Rocci e il Nuovo (la qual cosa torna anche vantaggio dell’editore in fondo)

    Una cosa, però non mi va giù: perché non ci sono più, nelle due colonne del vocabolario, il lemma con cui inizia e quello con cui termina la pagina, ma solo:

    quello con cui inizia se la pagina è pari
    quello con cui finisce se la pagina è dispari?

    Vi prego, considerate l’opportunità di rimetterceli tutti e due, in una II edizione, come nel vecchio e trovate un’altra collocazione per il numero di pagina

    volentieri, se interverrete nuovamente, ascolteremo che avete da rispondere n proposito

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