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  • in risposta a: Cesare De Bello Gallico Liber I par 52 #14058
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    Wow! Due risposte addirittura… 😉

    in risposta a: Cesare De Bello Gallico Liber I par 52 #14057
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    Cesare mise a capo delle legioni un legato per ciascuna e un questore affinché ciascuno li avesse come testimoni del suo valore. Lui personalmente attaccò battaglia dall’ala destra poiché si era accorto che quel reparto era il meno resistente dei nemici.
    Così I nostri, dato il segnale, sferrarono violentemente l’attacco contro i nemici, e questi (i nemici) vennero avanti così improvvisamente e rapidamente che non veniva lasciato il tempo di scagliare i giavellotti contro di loro. Abbondonati i giavellotti, si combattè corpo a corpo con i gladii. Ma i Germani prontamente, dispostisi in file serrate, come da loro abitudine, sostennero gli assalti dei gladii. Si videro molti nostri soldati balzare contro la falange, strappare gli scudi dalle mani (revello dal vocabolario risulta costruito anche con ablativo semplice) e colpire dall’alto. Mentre (ci vedo più un valore avversativo che temporale, e comunque è anteriore) l’esercito nemico dalla parte dell’ala sinistra era statocolpito e messo in fuga, dall’ala destra (i nemici) premevano violentemente con il numero soverchiante dei loro uomini il nostro schieramento. Il giovane P. Crasso, che era a capo della cavalleria, accortosi di ciò, poiché era più spedito di coloro che si trovavano in mezzo al campo di battaglia/al combattimento, mandò in aiutò, ai nostri in difficoltà la terza linea. Così si ristabilì il combattimento e tutti i nemici si diedero alla fuga e non smisero di fuggire prima di esser giunti presso il fiume Reno a circa cinque miglia da quel luogo.

    Ho suggerito anche qualche variante alla traduzione della prof.
    Il gladio è intraducibile in italiano sia con pugnale che con spada: era più grosso di un pugnale, ma più corto di una spada.
    Hai ragione per acies, che vuol dire un sacco di cose.
    Quelle relative al congiuntivo dipendenti da reperti sunt sono di tipo consecutivo/caratterizzante; si potrebbe dire “si videro parecchi nostri uomini che spiccavano un balzo….”, insomma usare in italiano semplici relative all’indicativo, perché sarebbe forzato “uomini tali che spiccassero balzi….”
    Accortosi di ciò può essere reso con una causale esplicita, ma anche con una temporale.

    ps Non buttarti giù, che un po’ di latino te lo ricordi ancora! 😀

    in risposta a: Un Grande Aiuto…Grazie #14048
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    @claudio3985 wrote:

    in effetti è vero,SII SEMPRE IL MEGLIO…un errore di scrittura…. 😆 cmq mi piacerebbe avere una traduzione sicura e precisa di questa frase… e scusatemi per l’inconveniente di digitazione… :tmi: :rofl:

    Te l’ho detto:
    Quidquid es, optimus (oppure optimum) sis.
    E’ una traduzione sicura e precisa, fidati!

    in risposta a: Didattica di greco #14013
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    @Gabriele wrote:

    Grazie mille! 🙂
    Se un giorno avrò un figlio, ipotesi abbastanza remota 😀 cercherei in ogni modo di non fargli ripetere i miei errori…..

    Il punto è che quelli che tu oggi giudichi errori potrebbero essere invece l’optimum per tuo figlio 😀 .
    Caro Gabriele, con i figli si sbaglia sempre, con tutte le migliori intenzioni. 😉

    in risposta a: Metrica e traduzione #14051
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    Assolutamente no!
    Premesso che di metrica si parla solo per i testi poetici (carmi, odi, poemetti, tragedie…), si può apprezzare la bellezza delle immagini o la potenza dell’ispirazione anche senza conoscere il metro utilizzato e comprensione profonda del senso e resa in italiano prescindono completamente dalle riflessioni sul ritmo.
    Certo, come nella poesia in altre lingue, la musicalità dei versi latini o greci è un valore aggiunto, ma non saperla cogliere non impedisce la comprensione del tema trattato.

    in risposta a: Un Grande Aiuto…Grazie #14046
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    @Artorius wrote:

    @Sempronia wrote:

    quidquid es, optimus/optimum sis

    😮 Questa sí che mi pare una bella resa! (Altro che le mie, macchinose). Mi sbaglio o c’è l’eco di qualche sentenza autorevole?

    Mah! Io l’ho scritta di getto, senza pensare a qualcosa di preciso; credo che ci sia l’eco di tante cose che ho letto negli anni e mi hanno lasciato una sorta di naturalezza nel “pensare in latino”.
    Se fossi una sborona :D, direi che la classe non è acqua 8) ; in realtà ho passato una vita a contatto con il latino! Stavo per scrivere 35 anni, quelli di insegnamento nel classico; poi mi è venuto in mente che ce ne sono altri 12 (dalla prima media alla laurea). Cavolo! Quasi quasi ho studiato e praticato il latino più dell’italiano! 😀
    Comunque, la prima tua proposta era efficace, le altre mi suonavano artefatte. 😉

    in risposta a: Un Grande Aiuto…Grazie #14044
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    @claudio3985 wrote:

    tanto per precisare…la frase in questione è stata una frase detta da un certo Martin Luther King…e non penso sia stato una persona qualunque…quindi credo che l’impostazione della frase in sè per sè sia così e non penso faccia ridere,almeno se ci si riflette un pò di più sulla frase,vedrete che è più profonda e significativa di quanto lo dimostra..

    http://seattletimes.nwsource.com/special/mlk/king/words/blueprint.html
    Caro Claudio, M.L. King ha detto, in inglese, Be the best of whatever you are
    ma la tua traduzione in italiano è sbagliata, perché dovrebbe essere questa: “Sii il meglio di ciò che sei”.
    Il meglio, non il migliore, che non sono la stessa cosa, tranne che in dialetto romanesco (er mejo). 😀
    A questo punto, la traduzione latina potrebbe essere: quidquid es, optimus/optimum sis (=qualunque cosa tu sia, sii il migliore/la cosa migliore) o anche la prima traduzione proposta da Artorius.

    in risposta a: Didattica di greco #14011
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    @Gabriele wrote:

    Di solito non sono alternati gli anni tra prove di greco e latino?

    No, non è così prevedibile, o almeno fino a qualche anno fa non lo era. Ogni tanto, i candidati venivano spiazzati da una sequenza tipo L-G-L-G-G-L-G-L-L :-))

    @Gabriele wrote:

    Sapevo di questa data perentoria del 30 novembre, il problema è che io il 30 novembre avrò iniziato appena da due mesi i corsi intensivi di latino e greco (ammettendo che per latino ormai sono già a buon punto di mio, e sarà un ripasso, per greco sarà un inizio), quindi mi iscriverei, pagherei le tasse di iscrizioni, ma ancora non avrei le basi, sarebbe un po’ azzardato, devo valutare.

    In effetti, sono un po’ perplessa sull’ipotesi di affrontare l’esame di stato tra un anno, soprattutto perché non potresti fare una full immersion (hai anche altre cose nella tua vita) e manca ancora qualche mese prima del corso propedeutico. Vedrei molto più prudente l’ipotesi di saltare un giro.

    @Gabriele wrote:

    .. carine le animazioni che ti spiegano come scrivere le lettere..per la pronuncia ho scaricato anche assimil per greco antico, ma finora non mi sono azzardato ad affrontarla perché sarebbe come pronunciare l’arabo senza la minima idea di cosa sto dicendo…

    Anche i miei alunni di quarto ginnasio le hanno trovate divertenti, quando li ho portati in laboratorio multimediale; ancor più si sono interessati con i tutorials dell’Università di Berkeley, perché con le cuffie ascoltavano quella strana pronuncia molto british e affettata, poi facevano gli esercizi interattivi di riconoscimento dell’accento e delle desinenze.

    @Gabriele wrote:

    Comunque non ambisco al “100/100″…. vorrei solo poter sfoggiare, per entrare senza essere più discriminato nei dottorati di storia antica e archeologia, una maturità classica…..

    Ho capito perfettamente qual è il tuo obiettivo; visto che sei fortemente motivato, credo non sia tanto questione di sfoggiare, come tu dici, una maturità classica né, tanto meno, del voto che prenderai, quanto di acquisire davvero sicurezza nell’ambito delle lingue classiche.
    Insomma, io mirerei a costruire una base linguistica solida (l’equivalente di un voto sette/otto del secondo/terzo anno), affiancata da una preparazione storico-letteraria più completa. In presenza di questi requisiti la Commissione dell’esame preliminare e quella dell’esame di stato sorvolerebbero sul mancato raggiungimento di tutti gli obiettivi linguistici del quinquennio; tu, dal canto tuo, avresti la possibilità di rifinire il lavoro nel tempo, se lo ritenessi necessario.
    In ogni caso, ti faccio i miei migliori auguri, non tanto come insegnante quanto come madre di un tuo quasi coetaneo. 🙂

    in risposta a: Didattica di greco #14009
    imported_Sempronia
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    @Oineo wrote:

    Non avere grandi aspettative dal corso propedeutico di greco all’università: generalmente si tratta di un’ora scarsa a settimana durante la quale il docente dà di fatto per scontato che lo studente, dovendo sostenere l’esame, si sia studiato da solo l’intero manuale.

    Non ho alcuna esperienza di corsi universitari propedeutici, ma immaginavo che si trattasse di un trimestre o semestre intensivo del tipo di quello di cui si parla alla voce “Propedeuticità” al link sottostante (126 ore non sono poche!)
    http://lettere.unical.it/OffertaFormativa/AA0809/trasparenza_Silvia/SCHEDE_INSEGNAMENTI/triennale_lettere_e_beni_culturali/Letteratura%20greca.pdf

    @Oineo wrote:

    Non ho idea di come si svolgano le prove in un esame da privatista (Sempronia ha parlato di un test di ammissione), comunque sarebbe più semplice se provassi quando come seconda prova è previsto un brano latino anziché greco.
    Alla terza prova e all’orale mi sembra improbabile che ti chiedano di leggere e commentare un testo in greco.

    Chiunque si presenti come privatista ad un esame di Stato senza essere in possesso della promozione al quinto anno di quell’indirizzo deve sostenere un esame di idoneità. Dovrà dimostrare, nel caso di Gabriele, di possedere le conoscenze e competenze che si acquisiscono nei primi quattro anni del liceo classico, con tutte le prove, scritte e/o orali, richieste dal curriculum di studi.
    Essendo lui già in possesso di un altro diploma, verranno vagliati i programmi che ha già seguito nel suo corso di diploma e gli verrà richiesto di sostenere l’idoneità solo per le materie (o parti di materie) che gli mancano. Insomma, se il programma di scienze che lui ha seguito a suo tempo è sovrapponibile a quello del Liceo classico, si risparmierà l’esame preliminare di scienze, e così per le altre materie.
    Per quanto riguarda invece l’esame di stato, bisogna iscriversi come privatisti presso l’Istituto dove si intende sostenere l’esame, e si deve farlo entro il 30 novembre, quindi molto prima di sapere se la seconda prova sarà in latino o greco. Il privatista sostiene l’esame insieme alla classe alla quale è stato assegnato, con le stesse modalità. Non capisco perché, secondo te, è improbabile che nel colloquio venga chiesto di leggere e commentare un passo greco. I classici studiati durante l’anno sono argomento d’esame, con lettura, traduzione e domande sulla lingua.

    in risposta a: Didattica di greco #14007
    imported_Sempronia
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    @Gabriele wrote:

    Che ne dite, si faranno mai queste lezioni di greco?

    Cerco di spiegarmi al meglio.
    Una lezione di greco sulle basi della fonetica richiede che qualcuno scriva una pagina nel forum (o nel sito) ma sarebbe un lavoro superfluo perché per questo (e per molto altro) bastano le prime pagine di una grammatica greca.
    Se poi uno vuole approfondire ed esercitarsi nella scrittura, va a guardarsi questa pagina web
    http://www.wesleyan.edu/classics/greek_resources/writing_guide/writing_guide.html
    e, per l’ascolto, anche se con spiccata pronuncia anglosassone, va a questo
    http://socrates.berkeley.edu/~ancgreek/pronunchtml/pronunc_practU1.html
    Per dubbi o incertezze, troverai certamente risposte nel forum, ma è fuori discussione la pubblicazione regolare di lezioni di greco qui, su Discipulus.

    @Gabriele wrote:

    Fatto sta che mi sono informato al liceo classico della mia città per prendere questo benedetto secondo diploma e, insistendo, li ho “convinti” che posso darlo da privatista

    E su questo non ci piove.
    Vorrei però sottolineare un aspetto: se per preparare la parte storico-letteraria del programma di greco basta lo studio autonomo su un manuale di storia della letteratura, integrato eventualmente da un’antologia di testi in traduzione (per entrare rapidamente nello spirito degli autori), per preparare la parte più strettamente linguistica bisogna arrivare ad una competenza minima da terzo/quarto anno, quanto basta per affrontare l’esame di idoneità che precede l’ammissione all’esame di stato. In quest’esame sarà prevista ovviamente una prova di traduzione, accanto alla conoscenza di passi scelti (ma stavolta in greco) dei diversi autori che sono in programma nel triennio (da Omero agli storici, dai lirici ai tragici, all’oratoria).
    Non servono certo tre o quattro anni per raggiungere questa competenza linguistica, ma, a mio parere, per entrare rapidamente in sintonia con il sistema linguistico del greco, bisogna preventivare un corso accelerato tenuto, preferibilmente, da un esperto (può essere un pacchetto di lezioni private mirate all’obiettivo tuo specifico o il corso propedeutico presso l’Università. Su questa base, potrai procedere autonomamente ricorrendo poi a qualche consulenza saltuaria.
    Se, come hai detto, stai aspettando ottobre per l’Università, utilizza il tempo che manca dotandoti di un manuale di greco per cominciare a familiarizzare con le basi.

    in risposta a: Un Grande Aiuto…Grazie #14039
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    @Artorius wrote:

    Secondo me vuole intendere «fai sempre al meglio ciò che fai».
    Potrebbe andar bene «Quam optimē quod facis faciās»?

    Sì, Artorius, se l’augurio che vuole esprimere è questo, va benissimo reso con il desiderativo facias anziché con il più duro imperativo fac.

    C’è un’altra possibilità, che il nostro utente voglia augurare al suo interlocutore di essere sempre il migliore in ciò che fa, cioé di collocarsi al disopra di tutti nel suo campo.
    In questo caso, cosa suggeriresti? 😉

    in risposta a: Un Grande Aiuto…Grazie #14038
    imported_Sempronia
    Partecipante

    @Gabriele wrote:

    Sì in effetti fa un po’ ridere quella frase…

    Io però non ho detto che fa ridere, solo che così non è corretta.

    in risposta a: Un Grande Aiuto…Grazie #14035
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    Partecipante

    Scusa, ma quella frase, così com’è, in italiano non è corretta.
    “Il migliore di ciò che sei” non significa niente.
    Se ti spieghi più chiaramente, posso anche aiutarti.
    🙂

    in risposta a: Confronto fra edizioni in commercio #14018
    imported_Sempronia
    Partecipante

    Hai letto gli articoli di Tiberius?
    Non si è visto nel forum negli ultimi tempi, ma, insieme ad Atticus, è lui il bibliofilo dello staff.
    http://www.discipulus.it/sezioni/didattica/supporto-per-autodidatti

    in risposta a: Ennio Annales, scansione metrica #14016
    imported_Sempronia
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    Compitino della sera….

    @Francy wrote:

    Tùm clipeì resonùnt et fèrri strìdit acùmen
    In Clipei, ei non è dittongo?

    Qui credo di no, ma può accadere che per sinizesi due vocali consecutive all’interno di una parola vengano considerate una sola sillaba (per esempio de-in-de/dein-de)

    @Francy wrote:

    Quò vobìs mentès rectaè quae stàre solèbant
    àntehac dèmentès sesè flexère viài
    La hac di antehac non si allunga per posizione perché hac è un monosillabo (e i monosillabi uscenti in consonante sono brevi?)?

    Il primo piede è spondeo, perché il solito libro polveroso 🙂 dice che il fonema intervocalico H ha perso ogni valore, quindi antehac suona come antac.

    @Francy wrote:

    Ho un problema con i dittonghi… ae, au, ei, eu, oe, ui; sono questi, giusto? Su quo l’ictus cade sulla u, allora? Perché a volte vocali che non fanno dittongo vanno considerate insieme? Come faccio a capire/distinguere i vari casi? Perché quae dev’essere considerata un’unica cosa?

    Per ei vedi sopra.
    Quo e quae sono monosillabi, perché la -u- non conta come vocale; d’altra parte anche in italiano è solo un segno grafico.
    Vocali che di norma non costituiscono dittongo possono, per esigenze metriche, rientrare in una sola sillaba; dovresti capirlo proprio dal metro che non “torna”.

    @Francy wrote:

    Dagli appunti dopo flexere c’è scritto qualcosa simile a vietae ma in rete ho trovato viai. Qual è la parola corretta?

    Anch’io ho trovato sempre viai e non ho motivo di pensare che anche siti seri citino Ennio con un refuso. Forse chi ti ha passato gli appunti ha fatto confusione?

    @Francy wrote:

    Mi viene da piangere! :worried:

    Sorridi, sei su Candid camera! :rofl:
    :*

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