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  • in risposta a: Utente Gabriele #14125
    imported_Tiberius
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    Avevo risposto così al facinoroso, quando all’atto della pubblicazione il forum mi ha bloccato invitandomi a rivedere la risposta alla luce di un nuovo messaggio inserito nel frattempo. Letto quest’ultimo ho deciso di non pubblicare la risposta, che però voglio inserire qui, tanto per conoscenza.


    Cioè praticamente se non ho capito male la sintesi del tuo ragionamento è questa:

    i Romani consideravano la guerra come un valore positivo


    > chi si professa latinista non può allo stesso tempo professarsi pacifista senza peccare di ipocrisia


    > in un forum di latino è un controsenso invitare i partecipanti a unirsi alla marcia per la pace.

    Premesso che non sono sicuro di aver compreso bene quello che volevi dire, non capisco questo furor nel ritenere che chi si occupa di studi classici non possa inneggiare alla pace senza peccare di ipocrisia.
    Mi sembra anzi proprio il contrario, cioè che, essendo oggi il concetto di pace come ideale diffuso in gran parte del mondo civilizzato, si possa benissimo approcciare l’antichità guardandola con la consapevolezza critica che ciò che prima era un valore (la guerra) oggi non lo è più.
    Quello che dici tu, cioè che la guerra è necessaria, è un’idea tanto cinica quanto vera (e posso assicurarti che anche la persona che aveva aperto il topic sulla marcia della pace è di questo stesso parere, tanto da avermi citato una volta una canzone di Battiato su questo argomento…), ma qui si parla di valori, di ideali a cui aspirare.
    Il tuo ragionamento filerebbe solo di fronte a chi, professandosi pacifista, condannasse ad esempio la distruzione di Cartagine, perché allora ben a ragione potresti dire che non si può giudicare l’antichità con le categorie moderne, e chi avesse con la cultura latina un simile approccio farebbe meglio a chiudere il becco e darsi all’ippica.

    Continuare in topic apposito, please

    in risposta a: Ave #14247
    imported_Tiberius
    Partecipante

    Mmmhh di fronte a simili richieste di spiegazioni potrei quasi avere un orgasmo 😀

    Mi trattengo dall’essere prolisso e te lo dico in pillole.

    Per una questione di economia e in un certo senso di sopravvivenza ogni lingua elabora un sistema per formare un gran numero di parole da un minor numero di radici (in questo modo è più facile la memorizzazione e l’apprendimento). Ovviamente parlo di parole il cui nucleo semantico ruota attorno a quello fondamentale della radice, es. da radice mang- abbiamo mangiare, mangiatoia, mangime, mangiatore, etc.

    Il ceppo indoeuropeo ha elaborato un sistema in base al quale forma parole diverse dalla medesima radice alternandola con vocali diverse.
    Esempio: leg/log è un’alternanza vocalica della medesima radice. Cioè cambia la vocale ma la radice è la stessa.
    Le alternanze possibili sono solo tre: e / o / zero (= assenza di vocale).
    Tali alternanze si chiamano appunto “gradi”: grado normale (e), grado forte (o), grado zero (niente vocale).

    Non tutte le radici hanno l’alternanza completa (tre gardi).
    Per es. quella che ho esmplificato prima ha solo due gradi: dal grado normale leg- forma leg-o (dire), dal grado forte log- forma log-os (discorso). Il grado zero di questa radice non esiste.

    Altre hanno la gradazione completa.
    Esempio: gen- / gon- /gn- è la radice con alternanza completa il cui nucleo semantico è “nascere”.
    Dal grado zero forma il presente del verbo “nascere”: gi- gn– omai (gi è raddoppiamento della radice, che si trova al centro).
    Dal grado forte forma gon-os (genitore).
    Dal grado normale forma gen-os (stirpe, razza).
    Anche molte altre parole e categorie grammaticali usano la medesima radice alternata, es. gen-naios (da cui Gennaio in italiano), o ge-gon-a (l’equivalente del nostro passato prossimo del verbo nascere).

    Residui di simili alternanze ci sono anche in italiano, esempio tipico il suffisso -tor- / -tr- (grado forte /grado zero), il primo forma il maschile e il secondo il femminile: at- tor- e / at- tr- ice, scrit- tor- e / scrit- tr – ice. Come vedi le alternanze servono anche per formare categorie grammaticali diverse della stessa parola e non solo parole diverse (in questo caso maschile vs. femminile).

    In realtà c’è anche un secondo sistema di alternanze, diverso da quello e/o/zero, esemplificato da Aglaia, dove come hai visto compare la vocale a che non è prevista nel sistema di alternanze succitato. Questo è molto più complicato ma altrettanto importante.

    Conoscere e riconoscere le alternanze delle radici è utilissimo per capire il significato generale di una parola anche senza averla mai incontrata, ma avendone incontrato la radice in una gradazione diversa, quindi per potersi orientare in un testo alla prima lettura senza vocabolario.

    in risposta a: Ave #14245
    imported_Tiberius
    Partecipante

    @Gabriele wrote:

    Una cosa che non c’entra niente, ma che mi è venuta in mente, il nome Agazia, Ἀγαθίας , in latino: Agathias, ha qualche attinenza con la grazia Aglaia o Aglea?

    Ciao, nonostante la parziale assonanza, no: Aglaia ha radice -gl- (grado zero). Alternanze: gl / gel / gal /gla (credo anche gala).
    Aglaia dal grado zero -gl- con un alpha intensivo. Dal grado con vocale e, gel-ào (sorridere). Da gla, gla-ukòs (lucente). Gala = latte.
    Tutti a che fare con lucentezza, splendore.

    Agathias invece da radice ag- (qui alpha iniziale non intensivo ma facente parte della radice). La stessa di ag-athòs = buono.

    in risposta a: Ipponatte #14238
    imported_Tiberius
    Partecipante

    Ho capito la domanda ma ti rispondo con parole non mie, tratte da un commento a Saffo (ma possono valere anche per Ipponatte e per qualsiasi altro lirico greco):

    “In realtà Saffo può aver sentito in sé quel complesso di reazioni affettive che le sue parole descrivono, e le avrà certamente sentite, ma non ha composto l’ode con lo scopo preciso di esprimere tali reazioni. Il contenuto del suo messaggio non è personale e irripetibile, ma ha comunicato contenuti tipici, cioè interamente condivisi dal suo ambiente. I valori che Saffo celebra sono valori etico-sociali comuni al suo circolo. Il pubblico della lirica arcaica è sempre ristretto e limitato a quei pochi che hanno un codice culturale e sociale comune. Saffo non componeva per un pubblico indiscriminato come accade oggi, ma per il suo tìaso. Quindi più che la funzione emotiva è presente la funzione referenziale (riferimento a realtà esterna, terza persona). La psicologia degli autori arcaici ci è quasi del tutto preclusa: la loro attività letteraria non era una confessione romantica”.
    (Rossi, Letteratura greca)

    in risposta a: Ave #14239
    imported_Tiberius
    Partecipante

    Benvenuta!

    Purtroppo quanto al forum ti sei persa il meglio… altri tempi in cui questa era una comunità molto più viva e piena di studenti e non, con decine di post al giorno e argomenti di ogni tipo. Adesso siamo pochini e le discussioni languono, ma spero che ugualmente ci farai compagnia. I tuoi interventi saranno preziosi: parli in modo assai maturo rispetto al target dei 24enni. Complimenti.

    in risposta a: Ipponatte #14236
    imported_Tiberius
    Partecipante

    @Gabriele wrote:

    Antesignano dei poeti maledetti

    In realtà questo è un errore di prospettiva derivante dalla lettura dei lirici greci nell’ottica dell’estetica romantica. Anche quando potrebbe sembrarlo alla luce di una lettura fatta senza tener conto dell’ambiente in cui nasce la poesia greca e della sua funzione, la lirica arcaica non è un intimistico sfogo autobiografico, personale; in altri termini non esiste il concetto di “io lirico” come lo si intende secondo l’ottica moderna, ma si tratta di poesia dei ruoli, in cui l’io del poeta corrisponde all’io comunitario della cerchia cui il poeta si rivolge. In questo senso non si può assolutamente accostare l’invettiva di Ipponatte a quella di un poeta moderno; è un po’ lo stesso errore di prospettiva che si compie quando si vuol fare di Saffo l’antesignana delle femministe o una sbandieratrice dell’orgoglio lesbico.

    in risposta a: Ipponatte #14235
    imported_Tiberius
    Partecipante

    @Gabriele wrote:

    Quando vedo qualche bella ragazza o ragazzina, non posso fare a meno di pensare che la bellezza dai 14 ai 18 anni era estremamente apprezzata nell’antichità, in realtà lo sarebbe anche oggi, se non ci fossero forti censure sociali.

    Infatti in altri paesi, da questo punto di visto a mio avviso più civili del nostro, l’età del consenso è 15 anni. Ciò significa che si possono avere rapporti sessuali con un/una quindicenne senza essere marchiati di pedofilia.

    in risposta a: Assimil Vs Familia romana #14220
    imported_Tiberius
    Partecipante

    Carissimo,

    potresti integrarli e prendere il meglio di entrambi. Per il latino conosco solo Familia e non Assimil, ma in genere quando ho studiato una lingua moderna da autodidatta ho sempre integrato più testi e mi sono trovato bene.

    Per la pronuncia di Ph (benché a essere sincero mi sembri un dettaglio irrilevante in mezzo al marasma di problematiche che lo studio del latino solleva soprattutto all’inizio), anche alla luce del fatto che verosimilmente non dovrai parlare in latino con nessuno, scegli quella che più ti viene naturale… La mia personale opinione è che in generale è molto meglio essere naturali e spontanei piuttosto che affettati e stucchevoli. (vale per la pronuncia restituta in generale, e anche per l’italiano)

    in risposta a: Problemi di pronuncia #14230
    imported_Tiberius
    Partecipante

    Carissimo,

    se leggi y col suono ü, come suggerito dalla restituta alla luce del fatto che la y latina rende la u delle parole greche (che appunto per tradizione si legge ü), non dovresti avere problemi nemmeno con Arpyia. Il risultato non mi suona assolutamente cacofonico, anzi (ovviamente a patto che si pronunci bene la ü, come farebbe un francese – non all’italiana insomma!), forse anche perché ho l’orecchio abituato a questo gruppo vocalico in greco: lì -uia è suffisso nominale che forma sostantivi femminili come appunto Arpuia e il femminile di moltissimi aggettivi e participi, tutti letti abitualmente -üia. Del resto la i in posizione intervocalica si consonantizza e assume il suono j.

    Prendo spunto dal tuo esempio per osservare che tolto il suffisso -uia rimane la radice arp- che unito al suffisso verbale -azo forma in greco il verbo arpàzo (afferrare, rapire), chiaramente ricollegabile alla natura dell’Arpia. La radice arp- con diversa collocazione della vocale d’appoggio a diventa in latino rap-, da cui rapacem e il verbo rapire. I prestiti dotti prendono invece la radice con vocalismo greco, da cui l’avaro di Molière (= colui che vuole arraffare tutto) Arpagone (e non Rapagone)

    Ciao

    in risposta a: Utente Gabriele #14117
    imported_Tiberius
    Partecipante

    @Major wrote:

    4159 messaggi, su quel forum… Se diamo retta al Magister e aspettiamo che si sgonfi da solo stiamo fini (ahahah, battuta, fini…)

    Major, cito solo il buon Chico Rossi quando mi diceva che certo puntiglio non era all’altezza di una persona intelligente.

    Chi ha orecchie per intendere intenda, ma ovviamente faccia pure come gli pare 🙂

    in risposta a: "Driiin" "Chi è?" #14186
    imported_Tiberius
    Partecipante

    Sembra il Pupillo visto da dietro !!

    in risposta a: Ennio VI #14180
    imported_Tiberius
    Partecipante

    @Francy wrote:

    Innanzitutto: grazie Sempronia (anche da parte di A. 🙂 )… ah, se non ci fossi tu (senza offesa al Magister).

    Il Magister ormai è in pensione e quanto alle offese ha le spalle larghe 😆

    in risposta a: Invito al teatro #14034
    imported_Tiberius
    Partecipante

    Dal teatro al cinema:

    vorrei segnalare, per chi fosse frequentatore di arene estive e non l’avesse già visto, il film Il concerto di Radu Mihaileanu, vincitore David di Donatello. Bellissimo. L’ho visto ieri sera al cinema Azzurro Scipioni in lingua originale con sottotitoli (è in russo ma ci sono ampi dialoghi in un francese maccheronico comprensibilissimo che sono uno spasso). A Roma lo rifanno all’arena dell’isola tiberina il 29 luglio, doppiato. All’Azzurro Scipioni invece lo danno tutti i fine settimana.

    in risposta a: Utente Gabriele #14102
    imported_Tiberius
    Partecipante

    😀 😀

    Atticus, mi dispiace che tu abbia sentito il bisogno di giustificarti, ma davvero non mi stavo riferendo a te né ad alcuno di voialtri :*

    Farneticavo per il caldo…

    Comunque a me questo tizio mi diverte troppo, e poi riporta al sito dei vecchi tempi; quando si sarà esaurito si affloscerà da solo come una mongolfiera sgonfia!

    in risposta a: Utente Gabriele #14097
    imported_Tiberius
    Partecipante

    Cordialmente, caro Atticus e amici, a me sta molto più sulle palle chi, tutto compreso di sacro latino furore, si dichiara privo di toni polemici e poi stila una risposta più puntuta di una sentenza della cassazione, mascherando di faccine 🙂 sorridenti 🙂 un pungiglione da vespa.
    Ma ecco che arriva Oineo e dimostra come si possa bonariamente e simpaticamente dare un innocuo scappellotto al trombone di turno senza stare a tirarla troppo per le lunghe con acide requisitorie, grassetti, corsivi, paragrafi, sottoparagrafi, conclusioni e sbam! la corte si ritira.

    :rock:

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