Risposte nei forum create

Stai visualizzando 15 post - dal 46 a 60 (di 116 totali)
  • Autore
    Post
  • in risposta a: Siamo alle comiche… o no? #14604
    Randall
    Partecipante

    @Sempronia wrote:

    Già passato il vaglio delle commissioni parlamentari. 😮

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/08/troppi-meridionali-negli-alpini-la-lega-chiede-le-quote-verdi/96111/

    Beh é il prezzo che si paga ad essere AN ed a non contare più nulla nel proprio schieramento, come il due di coppe a briscola regnante denari…

    Uno si fa le leggi ad personam perché sente la prigione vicina, questi altri si cucinano il nord e la gloriosa destra de noantri? Boh, a bunga-bunga pure quella probabilmente.

    in risposta a: Brancher #14603
    Randall
    Partecipante

    Il nostro va a processo e mentre frana inesorabilmente promette le nuove riforme…eh più promette riforme più vuol dire che sta franando. Perché quando é stato forte di riforme ne ha fatte pochine.

    in risposta a: Imparare il latino non serve – lettera di una precaria #14589
    Randall
    Partecipante

    Amen

    in risposta a: Brancher #14602
    Randall
    Partecipante

    E pare che se ne vada pure la Iervolino…o buone notizie a valanga ultimamente!

    in risposta a: Come da noi… #14601
    Randall
    Partecipante

    Atticus, la migliore cosa l’ha detta Antonio Albanese presentando il suo film Qualunquemente…

    “Speravo di fare un film polemico e paradossale nel suo estremismo ed invece mi trovo a presentare un film con una verità addolcita…”

    in risposta a: Come da noi… #14599
    Randall
    Partecipante

    D’altra parte noi stiamo messi così:

    il Nostro (Silvio B) si esprime così. “Libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori”. Un presidente del consiglio che attacca frontalmente e con disprezzo la scuola pubblica e gli insegnanti che la compongono dovrebbe essere mandato via a furor di popolo l’indomani mattina. Se ci fosse un popolo in grado di esprimere non dico furore, ma almeno un’opinione critica formatasi appunto attraverso la capacità di esercitare il giudizio: eventualità che il Medesimo ha scientificamente disarticolato negli anni. Un presidente del consiglio è la scuola pubblica: la incarna, la promuove, la tutela come pilastro della società. Qui siamo in presenza di un anziano magnate indagato per prostituzione minorile, uno le cui facoltà di discernimento gli hanno fatto credere – secondo la favoletta sottoscritta dal Parlamento di cui è proprietario a maggioranza – che Ruby fosse la nipote di Mubarak: questa persona parla, applaudito dalla platea, di principi da inculcare ai fanciulli. Il tutto naturalmente a favore della scuola privata, alla quale con la leggendaria generosità che il popolo gli riconosce eroga continuamente denari nella speranza di ottenere in cambio l’indulgenza delle chiese, in specie di una. È lo sfregio all’Italia del giorno, domani il prossimo.

    in risposta a: Come da noi… #14598
    Randall
    Partecipante

    @Major wrote:

    Ma dai! Si è dimesso per così poco? Venga da noi, che lo facciamo capo di gabinetto o sottosegretario! Sa pure le lingue…

    Ma infatti, rispetto ai nostri brilla di luce propria. Ora che é disoccupato prendiamolo noi!

    in risposta a: Imparare il latino non serve – lettera di una precaria #14583
    Randall
    Partecipante

    Non é che ci abbia capito granché Gabriele, in tutta franchezza. E secondo me due o tre riflessioni (tipo quella storica) sono utili all’economia del discorso più o meno quanto una bicicletta dalle ruote quadrate ad un ciclista.
    Comunque mi interessa sviluppare questo punto:

    @Gabriele wrote:

    La selezione in ogni caso non deve essere a monte, bloccando gli accessi alle facoltà, ma sarà poi, tanti si ritireranno durante lo studio, quelli che lo porteranno a termine senza eccellere difficilmente troveranno una sistemazione adeguata, e non dovrebbero sentirsi defraudati …

    @Gabriele wrote:

    e se il prezzo da pagare è che poi ci saranno tanti laureati insoddisfatti pazienza. Meglio un uomo colto in più che deve adattarsi a fare un lavoro manuale che un incolto il cui destino è stato pianificato dall’alto perché si riteneva non ci fosse bisogno di lui in un dato ambito di studi.

    Il punto Gabriele é che noi _non_ ci possiamo permettere una simile perdita di risorse. Uno studente che butta 4-5 anni della sua vita, tra l’altro i più produttivi, sui vent’anni, e poi abbandona l’Università é un disastro.

    Primo perché uno studente costa un sacco di soldi allo stato, secondo perché l’euro speso per quello che si ritira non verrà usato per quello che lo avrebbe sfruttato meglio, terzo perché lo studente ciondolante tra i dipartimenti avrebbe potuto impiegare molto meglio il suo tempo iniziando un qualche tipo di carriera.

    Ma se noi sforniamo fuori corso, o, peggio, laureati che ci sono costati a livello sociale un sacco di soldi (100,000 euro a testa più o meno) e poi li mandiamo a lavorare in un call center, o peggio li facciamo emigrare facciamo la figura dei fessi all’ennesima potenza:

    1) Per aver speso inutilmente i soldi dello stato nel produrre un laureato o uno pseudo laureato (quello che si ritira)
    2) Per aver perso anni produttivi del suddetto individuo a fare una cosa che tanto poi non serve o non farà.
    3) Per aver poi prodotto un tizio su cui abbiamo investito dei soldi per imparare a fare una cosa che poi tanto non farà e ne farà invece un’altra per cui bastava una settimana di apprendistato invece che 4-5 anni di studi a tempo pieno.

    Morale della favola: e se invece considerassimo semplicemente i laureati come risorse? Quindi calibrate al mondo del lavoro? In questo modo il numero di persone in un certo settore sarebbe commisurato alle effettive prospettive di lavoro del settore medesimo. Quindi avremmo che i soldi che abbiamo speso per creare il laureato con competenze X probabilmente finirebbe a fare proprio X. Quindi la nostra spesa sociale sarebbe stata un investimento e non un allegro falò di soldi pubblici.

    Inoltre, il numero chiuso porterebbe esso stesso a far entrare solo i più motivati, in quanto i ciondolanti non riuscirebbero a passare i test perché non sufficientemente motivati.

    Infine, il numero chiuso non discrimina nessuno per età, percorso scolastico, sesso, religione, preferenze paninare e squadra del cuore. Chiunque può parteciparvi a qualunque età. Se uno fallisce un anno, ma é molto motivato, può ritentare l’anno prossimo. Nel frattempo cerca di entrare in una facoltà affine a quella preferita per portarsi avanti con alcuni esami che poi trasferirà nella facoltà preferita quando riuscirà ad entrarvi.

    Secondo me un po’ di sana concertazione mondo del lavoro-mondo accademico permetterebbe di ottimizzare alcuni aspetti e ridurre il numero di persone frustrate, che spesso non possono fare quello che vogliono non perché non ne siano all’altezza, ma perché semplicemente sono in una competizione agghiacciante.

    in risposta a: Imparare il latino non serve – lettera di una precaria #14581
    Randall
    Partecipante

    Sì, ma non possiamo mica pretendere che tutta la popolazione che si vuole fare una cultura debba avere lo slancio passionale di un Erasmo.

    Una società deve essere calibrata sullo status “medio” delle persone. Se una persona deve sostanzialmente barattare le proprie sicurezze e vivere un’ordalia di precariato se vuole avere una cultura superiore (a meno di non provenire da una sottile fascia della popolazione ricca che quindi ha altri canali di sostentamento) allora abbiamo un problema. E soprattutto non avremo più laureati se non in esiguissimo numero.

    in risposta a: L’attaccapanni abbronzato #14595
    Randall
    Partecipante

    Se la maggioranza vacilla per la “Scilipoti-dipendenza”

    Scontro con Tremonti, “Scili” finisce in infermeria alla Camera e il ministro si scusa

    di Mario Ajello

    ROMA – Machiavelli, e gli altri studiosi dell’arte di governo, non avevano previsto questa nuova categoria della politica, cruciale per i destini della stabilità e in fondo della nazione: la «Scilipoti-dipendenza». E’ una sindrome che prende il nome dal mitico Mimmo Scilipoti, il vero volto, il leader di fatto dei Responsabili, bassetto e chiattoncello, fisicamente identico all’attore italo-americano Danny De Vito. Ieri il nostro eroe ha svettato su tutti a Montecitorio, come una sorta di Peron (non Evita), che si batte in solitudine e quasi “descamisado” affianco del popolo e contro le banche affamatrici delle masse. Anche a rischio di far cadere il governo di cui Mimmo è appena diventato un patriottico soccorritore.

    La «scilipoti-dipendenza» funziona così. Appena lui – «Sei il capo dei Responsabili, non fare l’irresponsabile!», gli gridano dai banchi del Pdl – mette il broncio e fa il prezioso, trema tutta l’Italia azzurra e berlusconiana, e anche anti-comunista, che si regge proprio sull’accoppiata Berlusconi-Scilipoti. «Non è possibile che il governo regali alle banche miliardi di euro, a scapito della povera gente», tuona Mimmo e ce l’ha contro la norma sull’anatocismo, che riguarda gli interessi sugli interessi che gli istituti di credito hanno chiesto ai clienti. «Se la norma non cambia, io voto contro la fiducia all’esecutivo», insiste il nostro eroe.

    Davanti alle sue parole, si sparge il terrore nella destra. Qualcuno inveisce: «’Sto matto ci manda a casa a tutti quanti!»). Per evitare il disastro, l’altra sera, il premier aveva accolto a Palazzo Grazioli – non Obama o Gheddafi – ma proprio Scilipoti, per spiegargli che cos’è la «scilipoti-dipendenza». Ovvero, per dirgli: «Non fare scherzi, qui si giocano le sorti del buongoverno!». Ma niente, Mimmo non si fa abbindolare da qualche sorrisetto del Grande Seduttore, che già l’ha sedotto una volta – strappandolo a Di Pietro – ma ancora non gli ha dato una ricompensa per il tradimento e gli fa sventolare sotto il naso le poltrone del rimpasto ma non gliele dà ancora: nè a lui nè agli altri Responsabili (ormai sono 29 alla Camera) sempre più nervosi.

    E così, ieri, Scili, questo il suo diminutivo nazional-popolare, si presenta in Aula più determinato che mai. Incrocia Tremonti, e sono scintille. «Basta con questa storia!», gli avrebbe detto, secondo alcuni testimoni, il super-ministro dell’economia. E poi: «Mi avete seccato con questo anatocismo, anche le banche hanno le loro ragioni!». E Scili lo Scintillone: «E allora, sapete che cosa c’è? Se le cose stanno così, io questo testo non lo voto». E se ne va. Dove? Il cuore gli ha preso a battere fortissimo – «E’ il troppo nervosismo!», confida – e Mimmo finisce in ambulatorio. Subito raggiunto – ecco la «scilipoti-dipendenza»! – da Tremonti. Il quale – e chissà quanto gli sarà costato – porge le sue scuse, secondo chi ha visto la scena, dicendo di essere stato troppo brusco nell’incontro precedente, e che insomma la norma sulle banche verrà presto rivista ed è inutile litigare.

    Mimmo sfoggia uno sguardo fiero – «Ora sono soddisfatto, ho mostrato a tutti come so farmi valere» – e promette di non fare lo sgambetto all’esecutivo. Ma uno sfizietto, poco più tardi, se lo toglierà: vota un ordine del giorno del Terzo Polo, e la maggioranza va sotto. Dimostrandosi – nell’Italia che ha 150 anni, ed è passata da Cavour a Mimmo – incapace di «scilipoti-indipendenza».

    in risposta a: L’attaccapanni abbronzato #14593
    Randall
    Partecipante

    Tratto dai Diari di Benedetto Croce, su Mussolini, ma sta bene anche per il nostro, 2 dicembre 1943.

    «Anche a me di rado sale dal petto un impeto contro di lui al pensiero della rovina a cui ha portato l’Italia e della corrutela profonda che lascia nella vita pubblica (…) Ma pure rifletto talvolta che ben potrà darsi il caso che i miei colleghi in istoriografia… fors’anche lo esalteranno. Perciò mentalmente m’indirizzo a loro, colà, in quel futuro mondo che sarà il loro, per avvertirli che lascino stare, che resistano alla seduzione delle tesi paradossali e ingegnose e ‘brillanti’.

    Perché l’uomo, nella sua realtà, era di corta intelligenza, correlativa alla sua radicale deficienza di sensibilità morale, ignorante, di quella ignoranza sostanziale che è nel non intendere e non conoscere gli elementari rapporti della vita umana e civile, incapace di autocritica al pari che di scrupoli di coscienza, vanitosissimo, privo di ogni gusto in ogni sua parola e gesto, sempre tra il pacchiano e l’arrogante. Chiamato a rispondere del danno e dell’onta in cui ha gettato l’Italia, con le sue parole e la sua azione e con tutte le sue arti di sopraffazione e di corruzione, potrebbe rispondere agli italiani come quello sciagurato capopolo di Firenze, di cui ci parla Giovanni Villani, rispose ai suoi compagni di esilio che gli rinfacciavano di averli condotti al disastro di Montaperti: «E voi, perché mi avete creduto?» .

    in risposta a: Chi tocca Berlusconi muore… #14592
    Randall
    Partecipante

    @Aiace Telamonio wrote:

    Visto che ad alcuni amici del forum piace ogni tanto divertirsi postando qualche articoletto spiritoso, ho pensato di imitarli con questo di Veneziani, alquanto arguto…

    Ma cosa sarebbe la vita di Dario Fran­ceschini senza Berlusconi? Lui si al­za ogni mattina, si lava i denti e si puli­sce gli occhialini, poi si mette il vestito buono con un chiodo fisso: all’una deve giustificare la sua giornata presentando­si davanti alle telecamere dei tg a insulta­re Berlusconi. Non risultano altre attivi­tà o compiti diversi oltre quello di Insul­tatore Ufficiale di Berlusconi.

    Che vuoi che ti dica Aiace, é questo il dramma dell’Italia, che infatti l’opposizione non ha altro da dire. E sai perché?
    Perché Berlusconi fa comodo, fa comodo a tanti, anche dall’altra parte.

    La sua Pax Berlusconiana fa schifo é vomitevole, ma comunque é un equilibrio dove mangiano tanti, dove tanti coltivano il loro piccolo e mediocre orticello. Non a caso quando il centrosinistra é andato al potere si é guardato bene dal danneggiare Berlusconi. Intendiamoci, quelli che volevano riportare un po’ di moralità c’erano, ma la quinta colonna interna si é guardata bene dall’operare, ha fatto ostruzionismo.

    Il problema é che fa comodo a loro, non a noi. Non fa comodo all’Italia, non fa comodo alle parti sane del paese che vorrebbero meno privilegi e status quo e più meritocrazia, che non vorrebbero ragazze facili come consiglieri comunali o gente senza arte né parte in posti di responsabilità, che non vorrebbero mafiosi cooptati nelle istituzioni, che vorrebbero che gente incapace se ne andasse (tipo Bassolino).

    Ma i politici ci hanno cucinato bene bene. Ci hanno divisi su minchiate cosmiche (bandiera sì, bandiera no) la destra e la sinistra. Così ormai mezza Italia vota per riflesso Pavloviano. Berlusconi fa le peggio porcate e chiama una Questura per far uscire la sua puttana? E noi però lo votiamo lo stesso, meglio dei Comunisti, megli odi quell’altro.

    Così loro regnano incontrastati, continuano a fare i loro comodi. E invece dovremmo cazziarli: tu hai abusato del tuo potere? Ti dimetti!Punto. Elettori di centrodestra e di centrosinistra insieme, dovremmo andare sotto il palazzo del potente di turno che si é macchiato di abuso di potere, concussione, corruzione e mandarlo a casa.

    Altro che immunità, altro che legittimo impedimento. Vuoi vedere che dopo un po’ cominceremmo ad avere politici ed amministratori degni di questo nome?? Vuoi vedere che poi la battaglia politica tornerebbe su questioni di interesse nazionale? Vuoi vedere che poi ci sarebbero idee e progetti per lo sviluppo? Vuoi vedere che non sentiremmo più politici come Lunardi dire “Che con la mafia bisogna convivere”? O che “Mangano é un eroe”? Vuoi vedere che l’enorme volume di soldi che ci prelevano a livello fiscale finirebbe per creare infrastrutture e sviluppo utile alla collettività?

    Ma l’elettorato é troppo preso dal suo giochino dei buoni contro i cattivi per dare una vera scossa.

    in risposta a: Chi tocca Berlusconi muore… #14590
    Randall
    Partecipante

    Carina anche questa, da Repubblica:

    E’ rassicurante sapere che l’Italia, estesa come una gamba a mollo dentro quel Mediterraneo che ribolle, è rappresentata e protetta da un Primo Ministro di indiscussi prestigio e autorità internazionali, personalmente legato a quegli illuminati statisti che i loro concittadini stanno uno per uno buttando fuori a pedate nel deretano e intensamente occupato in consultazioni con Ghedini, Alfano, Ferrara e Barbareschi e da un ministro degli Esteri che, se soltanto il mondo sapesse che esiste, ci invidierebbe.

    in risposta a: Imparare il latino non serve – lettera di una precaria #14578
    Randall
    Partecipante

    Esiste un effettivo problema di meritocrazia ed una mancanza di prospettive nel nostro paese (da circa 15 anni aggiungerei).

    Ciononostante la sua mail mi sembra eccessiva. Non é vero che solo i pubblici se la passano male, conosco personalmente imprenditori che stanno alla canna del gas.

    La cultura dovrebbe essere poi in primis un aiuto a noi stessi. In questo il latino é tanto utile quanto qualunque altra branca del sapere. Semmai il grande problema del nostro paese (la lista é così lunga che ormai ha passato la dogana da Roma a Ventimiglia) é la mancanza di concertazione tra Università e mondo del lavoro. Continuiamo a sfornare laureati in modo casuale, spesso in settori già sovraffollati. Sebbene l’Università sia un modo per acquisire una cultura specifica in un determinato settore, sarebbe bene coordinare il numero di laureati in qualcosa con gli effettivi sbocchi di lavoro in quel settore, altrimenti produciamo solo laureati precari e frustrati.

    in risposta a: Nuovo nome per il PDL… #14564
    Randall
    Partecipante

    Hai ragione Atticus. Le mi parole sono state dettate dalla rabbia. Mi spiace Aiace, non volevo offenderti e ritiro le mie parole.

Stai visualizzando 15 post - dal 46 a 60 (di 116 totali)