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Aiace Telamonio
PartecipanteNon volendo essere razzista, lo sei all’incontrario… Ma naturalmente ognuno è libero di confezionarsi i propri sogni ad usum delphini… 😆
Aiace Telamonio
PartecipanteDai, Atticus… Anche un nero può avere il posticcio ed essere rifatto! E poi, che senso ha dire che Dio è bianco, nero o giallo? I nostri parametri, e soprattutto quelli estetici, non sono applicabili al Padreterno! A me non piace “catalogare” Dio: non possiamo nemmeno immaginare cosa relamente “è” Dio…
Aiace Telamonio
PartecipanteCaro collega, augurissimi di cuore! E fatti vedere un po’ più spesso! :clap:
Aiace Telamonio
PartecipanteAnch’io ho ‘ziacalpurnia’, anche se non ho mai avuto ancora il piacere di fare quattro chiacchiere…
Aiace Telamonio
PartecipanteA Roma sono onorate molte dee: Giunone, la regina delle dee e moglie di Giove, Diana, Minerva e Vesta. Diana è la regina delle foreste e delle fiere e uccide con la faretra e con le frecce le fiere nelle foreste ombrose. Minerva, ornata vestita con un di elmo e una lancia, non solo è la dea della sapienza, ma anche delle battaglie. Vesta, dea della vita domestica, viene onorata [honoratur] con corone di rose e viole dalle donne e dalle fanciulle. Giunone, Diana, Minerva e Vesta sono onorate anche in Grecia, ma (in quel luogo) con un nome diverso: infatti (queste dee) sono chiamate dai Greci Era, Artemide, Atena ed Estia. Atena diede il nome ad Atene, per questo gli abitanti di Atene onorano la dea come protettrice della città. Atene è anche la patria delle Muse, delle dee delle arti. I poeti sono ispirati dalle Muse e celebrano con canti le famose vittorie degli atleti: per questo i poeti amano le Muse e sono amati dalle Muse.
Aiace Telamonio
PartecipanteNon mi sembra che fossero poi così complicate…
1) Res est immensi operis.
Lett.: L’impresa è di grandissima fatica, cioè l’impresa richiede enorme sforzo.
2) Datur haec venia antiquitati.
Si concede questa licenza all’antichità (dativo) [vocab. Castiglioni – Mariotti: datur haec venia antiquitati, ut…, si concede all’antichità di…, LIV. praef. 6].
3) Nulla umquam res publica nec maior nec sanctior nec bonis exemplis ditior fuit.
Nulla res publica [Nessuno Stato] fuit umquam [fu mai] nec maior [né più grande] nec sanctior [né più sacro] nec ditior [né più ricco (ditior è comparativo di dives,divitis)] bonis exemplis [di buoni esempi (ablativo retto da ditior)].Aiace Telamonio
PartecipanteAnche se ti conosco solo in fotografia, ti mando tanti affettuosi auguri e un… lungo abbraccio! 😛
Aiace Telamonio
PartecipanteNiente affatto! Rivendico il mio diritto a sedermi nello stesso banco dell’allieva Sempronia! :envy:
Aiace Telamonio
PartecipanteSicuro che fosse lo stesso arguto Sergius di prima? Perché sarebbe dovuto scappare?
Aiace Telamonio
PartecipanteAiace assente per motivi di lavoro… 🙁
Aiace Telamonio
PartecipanteLa versione te l’ho corretta, ma vedo che la prima parte, per la quale hai scopiazzato sul web, è fatta alquanto bene, mentre la seconda parte (che sul web non c’è) contiene marchiani errori…
A quale pericolo sia soggetta la mia vita, di tutti i buoni e dell’intero Stato lo puoi capire da ciò, che abbiamo lasciato le nostre case e la stessa patria o al saccheggio o all’incendio. La situazione è giunta al punto che, a meno che un qualche dio o cosa non ci venga in aiuto non potremo salvarci. In quanto a me, da quando giunsi in città, non ho desistito dal pensare, dire, e fare tutto ciò che riguardi la concordia; ma una folle smania si era impossessata non solo dei malvagi ma anche di quelli che erano ritenuti buoni, di voler combattere, benché annunciassi a gran voce che non ci fosse niente di più terribile della guerra civile. E così quando Cesare è stato preda di una sorta di follia e, dimentico del proprio nome e delle proprie cariche, ebbe occupato Rimini, Pesaro, Ancona, Arezzo, lasciai Roma. Vedi di certo in che situazione mi trovo. Le condizioni sono dettate unicamente da lui, cioè che Pompeo vada in Spagna, che siano annullate le leve che si sono tenute e che siano smantellati i nostri presidi; egli assicura che saranno lasciate a Domitio la Gallia transalpina e a Considio Noniano la Gallia cisalpina (a questi infatti toccarono in sorte); egli sarebbe venuto alla candidatura del consolato. Abbiamo accettato le condizioni, ma in modo che egli rimuova i presidi da quei luoghi che ha occupato, affinché il Senato possa rimanere a Roma senza paura di queste sue condizioni. Se egli facesse ciò, ci sarebbe speranza di pace, non onesta, ma qualunque cosa è meglio di così come stiamo. Ma se al contrario egli non volesse sottostare alle sue condizioni, si prepara la guerra.
Aiace Telamonio
PartecipantePiccola supervisione:
legatos ad eum mittunt nobilissimos civitatis = gli mandano come ambasciatori i più illustri [oggi diremmo: i maggiorenti] della cittadinanza.
cuius legationis Nammeius et Verucloetius principem locum obtinebant = ambasceria guidata da Nammeio e Veruclezio [lett.: della quale ambasceria Nammeio e Veruclezio avevano il comando].
quod memoria tenebat L.Cassium consulem occisum exercitumque eius ab Helvetiis pulsum et sub iugum missum = poiché ricordava che il console Lucio Cassio era stato ucciso e che il suo esercito era stato messo in fuga e fatto passare sotto il giogo dagli Elvezi.
exercitus nostri agri vastari…non debuerint = che i loro campi non avrebbero dovuto essere devastati quasi sotto gli occhi del nostro esercito.30 Dicembre 2008 alle 16:01 in risposta a: Temi di ricapitolazione: Romanorum proelia contra Hannibalem #12820Aiace Telamonio
PartecipanteRomanorum proelia contra Hannibalem
Hannibal ingentes exercitus comparavit et unum in Africam misit, alterum cum Hasdrubale fratre in Hispania reliquit, tertium in Italiam duxit. Cum peditatu et equitatu Pyrenaeos montes Alpesque superavit et in Italiam pervenit. Tam P. Cornelius Scipio transitum Rhodani duci Carthaginiensi frustra prohibere temptavit et postea in Italiam venit. Statim Hannibal apud Ticinum flumen proelio equestri devicit Scipionem atque senatus Romanus celeriter ex Sicilia alterum consulem Sempronium
revocavit. Sed Hannibal etiam Sempronium apud Trebiam flumen vicit; inde per Ligures in Etruriam movit, cum consule C. Flaminio proelium apud lacum Trasumenum commisit et Romanorum exercitum delevit. Post proelium apud Trasumenum in Apuliam contendit. Magnus fuit Romae et Romanorum terror et senatus aversus Hannibalem misit Q. Fabium dictatorem. Sed novam belli rationem Q. Fabius adhibuit, quae Romanis displicuit; senatus contra Hannibalem novas copias et ingentem exercitum misit. Sed etiam apud Cannas Hannibal vicit Romanos exercitumque hostium delevit.Battaglie dei Romani contro Annibale
Annibale allestì grandi eserciti e inviò il primo in Africa, lasciò il secondo col fratello Asdrubale in Spagna, condusse il terzo in Italia.
Con la fanteria e la cavalleria valicò i monti Pirenei e le Alpi e giunse in Italia. Allora Publio Cornelio Scipione tentò invano di impedire il passaggio del Rodano al comandante cartaginese e poi giunsein Italia. Subito Annibale presso il fiume Ticino sconfisse Scipione in una battaglia equestre e celermente il senato romano richiamò dalla Sicilia l’altro console Sempronio. Ma Annibale sconfisse anche Sempronio presso il fiume Trebbia; quindi attraverso il territorio dei Liguri si diresse verso l’Etruria, attaccò battaglia contro il console Gaio Flaminio presso il lago Trasimeno e annientò l’esercito dei Romani.
Dopo la battaglia presso il Trasimeno, marciò verso la Puglia. Grande fu il terrore a Roma e dei Romani e il senato mandò contro Annibale il dittatore Quinto Fabio Massimo.
Ma Quinto Fabio adottò una nuova strategia di guerra che dispiacque ai Romani; il senato mandò contro Annibale truppe fresche e un ingente esercito. Ma anche presso Canne Annibale sconfisse i Romani e annientò l’esercito dei nemici.Aiace Telamonio
PartecipanteAiace Telamonio
PartecipanteMagistra Latinam linguam docet, discipulae audiunt et discunt. Deinde magistra puellas interrogat; Claudia bene respondet et laudatur. At Paula attenta non est: a magistra obiurgatur. Postremo magistra fessas discipulas iucunda fabula de cicada atque formica delectat simulque edocet: “Operosa formica aestate escam condit, sed improvida cicada sine cura cantat. Hieme formica escam consumit, misera cicada esurit: sero imprudentiam suam noscit!”.
TRAD.: La maestra insegna la lingua latina, le allieve ascoltano e imparano. Quindi la maestra interroga le ragazze: Claudia risponde bene e viene lodata. Ma Paola non è attenta: è rimproverata dalla maestra. Infine la maestra diletta le allieve stanche con una favola divertente sulla cicala e la formica e nello stesso tempo (le) ammaestra: “L’operosa formica d’estate mette da parte il cibo, ma la cicala imprevidente canta senza preoccupazione. D’inverno la formica consuma il cibo, la povera cicala ha fame: impara troppo tardi la sua imprudenza”.
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