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  • in risposta a: Facebook #14285
    Gabriele
    Partecipante

    Alla fine sono rientrato, collegandomi tramite facebook, non chiedetemi come è successo, ma è successo, visto che 1) la mia password precedente è risultata AZZERATA; 2) le mie reiterate richieste sono state IGNORATE; 3) la parola chiave datami da Peppone tramite face è si è dimostrata INEFFICACE.

    in risposta a: Università delle tre età #14326
    Gabriele
    Partecipante

    Ciao bellissima,
    non ho potuto rispondere prima perché mi ritrovavo con la password bloccata, e nonostante i miei ripetuti tentativi di chiederne un’altra, la mail non è mai arrivata. Alla fine oggi sono riuscito ad entrare.

    Comunque l’uni delle tre età non la sto facendo perché seguo il corso all’uni vera e propria, e col fatto che faccio il pendolare mi stanca già abbastanza… E’ un peccato, ma non ce la faccio proprio fisicamente, e considerato che alla fin fine sono le stesse cose…

    Per greco ho finalmente imparato a leggere le parole greche!!
    Ovviamente non so ancora nulla su declinazioni e coniugazioni, se non che ce ne sono 3 delle prime e due delle seconde.

    Quanto al latino, sebbene mi ritrovi molto avanti rispetto ai miei studi, e trovi un po’ fastidioso coniugare la mia lettura mentale con la pronuncia che sento dagli altri, anche lì mi è utile, non solo per il ripasso, ma anche per l’approfondimento di argomenti che o non avevo ben compreso da solo, o non li avevo proprio affrontati.

    in risposta a: Ancora sulla pronuncia: Consul o Cosul? #14364
    Gabriele
    Partecipante

    Finalmente ho preso propedeutica al latino di Traina, devo dire che spiega abbastanza bene nelle prime 50 pagine circa, anche se non condivido le sue conclusioni. Tra l’altro, dice che in un congresso degli anni ’60 solo il Bonfanti manifestò il desiderio che anche in Italia si seguisse l’esempio francese, che proprio in quegli anni abbandonava il latino “francois”, per quello classico, mentre lui e tutti gli altri opposero un diniego, epperò, nelle parole latine adotta la grafia della restituteè.

    Comunque, quando si dice che l’acca, ad inizio parola, va “aspirata”, come si fa esattamente? a me più che aspirare, nel senso risucchiare l’aria, viene da buttarla fuori cercando di dare una certe profondità alla lettera che segue l’acca.

    in risposta a: Ancora sulla pronuncia: Consul o Cosul? #14363
    Gabriele
    Partecipante

    No ti assicuro che non la conosce… Le ho fatto alcuni esempi sulle differenze e cadeva dalle nuvole, comunque riaffronterò la questione.
    Su ludere mi ero accorto anche io risentendomi, ma era la terza o quarta volta che registravo e mi ero stufato. 😀

    in risposta a: Ancora sulla pronuncia: Consul o Cosul? #14361
    Gabriele
    Partecipante

    Chi?!? 😮

    in risposta a: Ancora sulla pronuncia: Consul o Cosul? #14359
    Gabriele
    Partecipante

    Ah, ho registrato questo carme su youtube con la mia voce, non sia troppo cattivi diskipulini 😛

    in risposta a: Ancora sulla pronuncia: Consul o Cosul? #14358
    Gabriele
    Partecipante

    Ma chi è il signor “caldarrosta”?? troppo forte atticus :rofl:

    Tornando a temi seri, ho iniziato a seguire le lezioni di latino all’uni… Parlando di fonetica, ho introdotto, con discrezione, la questione restituta… La prof non sa manco cos’è, continuava a dirmi: sì il latino va pronunciato in maniera foneticamente corretta, e tirava fuori gli accenti, le sillabe ecc.. Io: sì prof, ma io intendo un’altra cosa… Niente non ne siamo venuti a capo, alla fine ho spiegato che in ambito scientifico esiste proprio un altro modo di pronunciare diverso da quello scolastico italiano ed ho fatto qualche esempio, la prof pareva interessata ma con chiara espressione di cadere dalle nuvole, sigh.

    in risposta a: Ancora sulla pronuncia: Consul o Cosul? #14356
    Gabriele
    Partecipante

    Piccola appendìce: è vero che per una pronuncia corretta dei dittonghi, in effetti, li dovrei pronciare “alla greca”, ossia non rosae, ma rosai, e in tal caso, poena diventa poina?

    Grazie

    in risposta a: Scuola pubblica con i simboli di un partito #14337
    Gabriele
    Partecipante

    La nazionalità svolge proprio questo compito, marca la vicinanza degli uni e la distanza dagli altri. Accomunati, e diversificati da lingua, appartenenza storica, costumi, non dirò religione, in quanto in una società laica non è determinante.
    Lo Stellone è simbolo monarchico, fortunatamente uno dei pochi non affossati.

    in risposta a: Scuola pubblica con i simboli di un partito #14335
    Gabriele
    Partecipante

    Il littorio prima di essere un simbolo partitico è uno dei simboli della latinità, e quindi dell’italianità.
    I marchi leghisti cosa sono, se non odio e vituperio all’Italia?

    in risposta a: Casus belli – uso del genitivo singolare e plurale #14295
    Gabriele
    Partecipante

    come direbbero a napoli: mannaggia a te pep 😆
    Rimane casus, se non è neutro, ma lo è? Agli esperti l’ardua sentenza… Quindi la locuzione che interessa me, se io sto parlando al plurale dei “casus belli”, rimane proprio così, a meno che non sia neutro.

    in risposta a: Collana Classici della storia in edicola #14314
    Gabriele
    Partecipante

    Eh sì, io comunque Storia e decadenza ce l’ho nella collana I Millenni, in carta india favolosa, pagati cari ahimé, certo se avessi saputo mi sarei accontentato, ma pazienza.
    Dopo la tua nota mi sono subito messo a cercare un’edizione italiana di Storia di Roma del Mommsen, che conoscevo di rimando a qualche citazione.. So che termina con la fine della Repubblica, per cui non è esattamente al cuore dei miei interessi cronologici, però credo sia un autore indispensabile nella libreria di uno storico antico, tanto più di Roma.
    Purtroppo però, non ho trovato nulla.
    C’era un’edizione Sansoni, ora irreperibile, e su ebay c’è qualcosa della Fabbri, ma temo sia incompleta, strano che di un autore sì famoso non ci sia mai stata qualche stampa aggiornata…

    in risposta a: Assimil Vs Familia romana #14229
    Gabriele
    Partecipante

    Pomponius, a fine anno (mi aspetto prima di natale), esce la nuova edizione in formato digitale e doppiata da attori italiani, quindi questi problemi dovrebbero essere risolti, inoltre a quanto pare potrai scegliere il tipo di pronuncia.

    in risposta a: Collana Classici della storia in edicola #14312
    Gabriele
    Partecipante

    Gibbon è in tre volumi, che sia l’edizione completa della Einaudi del 1967? Altrimenti Mondadori ne ha sempre stampato una edizione minor

    in risposta a: Facebook #14280
    Gabriele
    Partecipante

    Ho riflettuto un po’ su quanto ho scritto, e volevo correggere un’affermazione, apparentemente banale, ma che ha innescato in me la riflessione.
    L’uomo come essere costante. In effetti ho scritto bene, quando il primo uomo di Cro Magnon iniziò a guardare le stelle con con uno spirito diverso da quello di un animale, tutto cambiò. Ma il futuro, be’ è un’altra storia. Di certo l’uomo di oggi, ha passioni pressoché IDENTICHE ai nostri grandi antenati, culturali e/o etnici, greci e latini, così come germani o chiunque altro. Sono cambiati gli schemi mentali direte voi, sì è così, e sicuramente nella nostra ottica significano molto. Tuttavia in futuro potrebbe cambiare il modo stesso di pensare. Credo infatti che l’evoluzione, sempre che ce ne sia il tempo, sarà influenzata dall’intelligenza, e vi sarà in seguito un circolo (non so dire se vizioso o virtuoso, ma certo con un impulso reciproco) tra questa e lo sviluppo umano. Mille anni non sono molti, ma in mille anni progresso genetico e robotico, molte cose possono cambiare, e non oso immaginare per tempi più lunghi. Il cosiddetto senso comune, spesso di fa sbagliare, prendere cantonate pazzesche, che bloccano il progresso a volte per secoli, o millenni… Chi avrebbe mai messo in dubbio l’esistenza dei demoni, i vecchi daimon greci, riciclati alla bisogna, e che i ferini occhi lucenti dei gatti ne fossero un’espressione terrena? Certo direte voi, ma si era nel medioevo… E allora rispondo io? Queste erano convinzioni COMUNI, e io penso che si poteva rischiare seriamente la pelle a discutere anche con un semplice contadino, timorato di Dio, di queste cose. Senza contare che secondo uno studio condotto nella Ravenna dell’ VIII secolo, quella Ravenna rimasta indenne dalla distruzione longobardica, “faro” residuo di civiltà, ha messo in luce come in una serie di firme per testimonianze giuridiche solo una ridottissima parte dei laici facessero qualcosa di diverso da un segno(!!). Nulla è acquisito, e si fa presto a precipitare nell’ignoranza, con tutte le conseguenze. Questo dimostra almeno un paio di cose: che il buon senso spesso è sbagliato, anzi dannoso, se non sottoposto a ragionamento critico, e che la ragionevolezza dell’uomo è limitata allo stato contingente delle “credenze”. Non vorrei mai vivere in un tempo simile, ma magari, mi dico, per l’umanità futura ci sto vivendo, e faccio parte di un tempo che sarà considerato ignorante. Non è scritto da nessuna parte che un essere umano del futuro, geneticamente migliorato da una raffinata ingegneria, e/o integrato con complessi meccanismi al silicio sia meno sensibile e umano di noi, oltre ad avere un’intelligenza e forse capacità fisiche, mille volte superiori. Anzi, forse potrebbe comprendere meglio l’arazzo olistico del cosmo, essere più sensibile di quanto un uomo rozzo, di oggi come del medioevo, sia, ma anche dell’intellettuale, che per i limiti imposti dall’intelligenza attuale, non può arivare a giungere a tali livelli di sensibilità, empatia, curiosità, intraprendenza. Procopio ci racconta come dei giovani “sanniti”, avessero ribattezzato due caproni Totila e Belisario, e li avessero fatti battere fino allo finimento. Alla fine, allo sconfitto, regalarono un bel cappio e lo impiccarono ad un albero. Come avrei potuto da animalista qual sono, vivere in una società che tollerava questo?
    Inoltre, qui vado a congettura però, non sarà stato raro che i rozzi legionari danubiani, organizzassero dei mini e grotteschi tornei all’interno di recinti, ove non potessero disporre di anfiteatri, in cui facessero combattere orsi, lupi, cinghiali, linci, ecc. (tutti animali un tempo presenti nelle nebbiose foreste fluviali) gli uni contro gli altri, e gli uomini (rigorosamente armati) contro tutti. Risse di questo genere, tra soldati, sono attestate, ne ho un ricordo preciso nella vita di Massimino Trace nella Storia Augusta.
    E l’uomo sarebbe l’apice della “Creazione”? Perché dovrei credere a cose del genere, solo perché sta in un manoscritto (scritto da mano UMANA, checché se ne dica, non meno che tanti altri per regolare la vita sociale di un tempo ed evitare gli uomini si ammazzassero per una donna, o per una capra troppo facilmente) sedicente “divino”? No mi dispiace, per me l’uomo è una bestia con una scintilla di razionalità, ma questa scintilla molto facilmente può venire soppressa dalla superstizione. Non invidio gli uomini antichi, semmai invidio gli uomini futuri, perché gli auguro di poter proseguire senza inciampi nella ricerca e nella scoperta, che è il nostro vero scopo, a mio parere, nella realtà fisica di cui facciamo parte, dotati di sensibilità, intelligenza, armonia e serenità molto più grandi di quelle che ppotrò mai provare io.

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