Risposte nei forum create

Stai visualizzando 15 post - dal 1 a 15 (di 99 totali)
  • Autore
    Post
  • in risposta a: Imparare il latino non serve – lettera di una precaria #14586
    Gabriele
    Partecipante

    Sempronia i quesiti di ingresso dovrebbero essere quesiti per verificare la capacità di ragionamento, non la qualità delle conoscenze. Negli stati uniti per entrare in una facoltà di fisica molto rinomata si chiedeva nientemeno che il numero degli accordatori di pianoforte nella città di Chicago. Ora, a meno che per puro caso non sai questo numero, come puoi dare la risposta? Semplice, per darla vanno tenute a mente alcune variabili, che tuttavia è possibile circoscrivere entro un ambito ristretto e ragionevole.
    Ora dimmi, quale capacità intellettiva puoi valutare chiedendo la coniugazione dell’aoristo I) na cosa facile tu dirai, eccerto… facilissima, ma anche volendo uno che è uscito dal liceo scientifico, non ti parlo della “plebaglia”, come può impararlo così bene? Semplice non può, e grazie al cielo questi test barzelletta che farebbero unicamente guadagnare qualche extra a professori e bidelli non ci sono.
    Da questa diversità di valutazione, puoi capire forse, perché in America la scienza (anche quella umana) viaggia spedita, ed in Italia l’unica cosa che si è capaci di fare è lagnarsi per non avere poltroncina e scrivania in un dipartimento.

    Il discorso su quello che voglio io è molto più complesso… Se potessi fare la vita del gentiluomo di campagna, massima aspirazione degli antichi al di là delle aspirazioni pubbliche, potrei fare a meno di un titolo, o magari lo prenderei giusto per sfizio senza preoccuparmi di metterlo a frutto prima o poi. Purtroppo non posso, quindi l’alternativa è fare della mia vita una perenne fonte di stress prendendo i rari lavori che potrei trovare e farlo a vita, accorciandola di non poco verosimilmente; o provare a fare quello che mi prediligo.

    Comunque visto che in Italia contano i pezzi di carta, mi sono informato sul fare la maturità classica da privatista (lo so cosa pensi, che è una perdita in ogni caso e probabilmente non sarei all’altezza, ma non m’interessa lo dico già da ora, ho capito come la pensi e non sono d’accordo, fine), se affronterò questo esame e sarò bocciato allora potrai dire, tu e i professori che non sono all’altezza dei miei colleghi, ma se ce la farò possono solo provarci ad organizzare concorsi di dottorato burletta come quelli cui ho assistito in cui si sapeva già da settimane, per non dire mesi, chi sarebbe entrato con la borsa di studio e chi no (ma in tutte le facoltà in cui mi sono informato questo, vera piaga della ricerca italiana, purtroppo avallata da molti, in quanto il “pupillo”, deve pur andare avanti, non si può rischiare che un esterno rompiscatole magari con predilizioni nella ricerca differenti dal barone gli soffi il posto, ecco il sostegno ai giovani ricercatori che devono “accasarsi” eggià!).

    in risposta a: Imparare il latino non serve – lettera di una precaria #14584
    Gabriele
    Partecipante

    Mi dispiace che tu non abbia capito, personalmente posso solo dirti che me ne infischio di non produrre per la società, se la società vuole “inserirmi” laddove io non voglio essere inserito, ma è una scelta personale come ho cercato di spiegare.
    Sono sicuro che la maggior parte della gente accetterebbe di buon grado il tuo discorso, purché non sia impositivo, perché io non sono disponibile, comunque per me ormai è andata comunque vada, spero anche le generazioni future abbiano le porte aperte e non se le ritrovino sprangate perché solo qualche sparuta elité -non si sa bene scelta in base a cosa, forse solo la fortuna di avere genitori che sapendo come funziona l’Italia ti inseriscono a forza in un liceo classico a 13 anni- avrebbe diritto a fare letteratura, storia, cultura umanistica.

    EDIT:
    Ah, comunque Traina faceva un discorso diverso, non di numero chiuso, ma di chiudere proprio gli accessi sulla base del percorso scolastico, è abbastanza vergognoso scritto poi in un testo utilizzatissimo proprio da universitari privi di latino scolastico. Oltre questo anche i test di ingresso sarebbero una barzelletta, chiaro che se metti declinazioni, coniugazioni e sintassi greche nell’accesso, di solito a settembre, per lettere classiche pensi abbia una minima speranza di superarlo uno che ti è uscito dall’istituto tecnico a luglio? Dai per favore, sarebbe una presa in giro, diciamo francamente che i non classicisti nelle facoltà di lettere non sono graditi, perché 1) fanno perdere tempo nella peggiore delle ipotesi; 2) nella migliore per quanto si applichino saranno sempre 10 gradini sotto a chi ha iniziato a 14 anni.
    Questi discorsi raramente si fanno, forse si potrebbe dire che Traina ha avuto coraggio, ma io sono contento se qualcuno li fa, perché è facile far notare come i latinisti e grecisti migliori siano stranieri, e all’estero solo pochissime scuole private fanno studiare queste materie già agli adolescenti…

    in risposta a: Imparare il latino non serve – lettera di una precaria #14582
    Gabriele
    Partecipante

    Secondo me sono i decenni delle vacche grasse (su questo termine vorrei fare una piccola riflessione tra parentesi: noi abbiamo perso la seconda guerra mondiale, abbiamo perduto territori, popolazione, ricchezze, orgoglio, ma per una serie di congiunture che sarebbe difficile e complesso spiegare, ciò che si è salvato della nazione ha potuto esprimere molte energie economiche, resta comunque il fatto che se avessimo vinto, o almeno fossimo rimasti neutrali, oggi saremmo immensamente più ricchi e rilevanti internazionalmente, ma la storia è storia e non si fa con i se, tuttavia non dimentichiamolo mai che cosa saremmo oggi se avessimo ancora Fiume e Zara, e forse anche Nizza almeno stando al carteggio Churchill-Mussolini) che hanno comportato una visione distorta delle cose.
    Chi si laurea, non ha automaticamente diritto ad un lavoro consequenziale ai propri studi, togliamocelo dalla mente. La gente deve anche essere umile, nessuno poi la obbliga a fare lavori sgraditi per sempre. Io ho fatto lavori umilissimi come ho accennato e a volte sgradevoli, eppure credo di avere a proposito di media una cultura “mediamente” superiore a quella dei colleghi con cui ho avuto a che fare in questi lavori, o quanto meno diversa. Il fatto è che la gente in generale vuole realizzarsi sentimentalmente, e quindi è poi costretta a lavorare, solo che poi deve accontentarsi a fare quello che trova, se non trova quello che vuole. Non può lasciare il lavoro per dedicarsi a trovare quello che vuole, in genere. Posso portare testimonianza che se non hai famiglia, se non hai un mutuo, anche se uno vivesse da solo senza appoggi esterne (ovviamente in una casa di proprietà o in affitto popolare è chiaro, se devi pagare 500-1000 euro al mese tanto vale fare un mutuo ma siamo daccapo, e qui effettivamente esiste un problema casa), te la cavi tranquillamente lavorando 4 mesi all’anno facendo sacrifici naturalmente. Se poi ne riesci a lavorare 6, hai anche diritto per gli altri sei che non lavori al sussudio di disoccupazione e sei a cavallo. Mi rendo conto che un lavoro, anche umilissimo, non si trova facilissimamente, ma è chiaro che se uno non si “abbassa” anche a fare lavori da operaio, magazziniere, pulitore, ecc. non lo troverà mai.
    Sarebbe un bel problema per i nostri governanti se molta gente rinunciasse a formare famiglie, con ricadute enormi sull’economia, poiché la gente spenderebbe fiumi di denaro in meno, e lavorerebbe anche molto meno, allora vedresti come si cercherebbero soluzioni, forse anche coercitive, non è da escludersi.

    La selezione in ogni caso non deve essere a monte, bloccando gli accessi alle facoltà, ma sarà poi, tanti si ritireranno durante lo studio, quelli che lo porteranno a termine senza eccellere difficilmente troveranno una sistemazione adeguata, e non dovrebbero sentirsi defraudati, io mi sentirei defraudato se ci fosse qualche professore, come Traina fa nel suo Propedeutica al latino, che sostiene che le facoltà di lettere dovrebbero essere aperte solo a chi ha fatto il liceo classico. Oibò e perché mai? D’accordo, conosco le risposte di rito, tanto più se arrivano da persone che avendolo fatto, come il 90% degli utenti qui, non può capire che cosa significhi rendersi conto in età avanzata che si è sbagliato tutto un percorso. Ma parliamo di ragazzini, è possibile che per una scelta, solitamente pilolata, fatta a 13 anni quando si fa la preiscrizione ancora in terza media, poi si sia segnati a vita? Io non credo sia una cosa giusta, nonostante i pregiudizi di certi professoroni, e se il prezzo da pagare è che poi ci saranno tanti laureati insoddisfatti pazienza. Meglio un uomo colto in più che deve adattarsi a fare un lavoro manuale che un incolto il cui destino è stato pianificato dall’alto perché si riteneva non ci fosse bisogno di lui in un dato ambito di studi.

    Tra l’altro, mi voglio togliere un sassolino dalla scarpa prima di chiudere, questa cosa vorrei aggiungere è anche sessista, visto che ad oggi e da molti decenni, la stragrande maggioranza degli studenti liceali, così come nella facoltà di lettere, sono donne. Argomento spinoso questo lo so, perché sbraitare contro le discriminazioni femminili siamo tutti buoni e bravi, ma porre l’indice contro le evidenti prevaricazioni femminili quelle no, sono una sorta di “giusta rivincita” storica per così dire o non so come certi intellettualodi la interpretano, quanto alla gente comune per molti vale il pensiero che l’omo ha da laurà, a prescindere e la donna può dedicarsi a quello che vuole, non a caso le coppie sbilanciate di lei dottoressa in grammatica greca (faccio un esempio) e lui idraulico o cucitore di tomaie, siano in forte aumento.

    Quindi questa signora Ravelli non si lamenti troppo… se vuole possiamo fare a cambio, lei d’estate andrà a sollevare pacchi di generi alimentari in un deposito di rifornimento per supermercati, e io vado a fare il precario al suo posto.

    in risposta a: Imparare il latino non serve – lettera di una precaria #14580
    Gabriele
    Partecipante

    Esatto Atticus, esatto, ma anche la citazione da Erasmo ha colpito nel segno…
    Questa signora si lamenta, e come lei tante persone, certo, magari molti fanno bene. Ma perché non si rimboccano le mani? Io non ero contento del mio lavoro, stavo male, sono caduto in depressione per esso, ma sono riuscito a tirarmi fuori non rimpinzandomi di medicine ma tagliando di netto col mio passato, ed anche col mio stile di vita che avevo ormai acquisito da un paio d’anni, senza mettere in tasca quasi nulla poiché quando non sei felice hai la tristissima tendenza a spendere e spandere in cose assurde per sentire che quello che fai almeno ti è utile a qualcosa, e forse per provare quell’attimo di gioia che ti da comprare qualcosa che ti piace e possederla sul momento che prima non avevi.
    Da allora mi sono rimesso a studiare materie che mi avevano appassionato fin da bambino, e che avevo tralasciato sempre perché traviato dal vivere tutta la mia vita, fare i miei studi, non per accrescere la mia persona, il mio spirito, ma in funzione di questo dannato trovar lavoro. Ho rinunciato a tante cose, non faccio cene, rifiuto inviti a matrimoni (tranne parenti o amici strettissimi) perché non posso permettermi di fare il regalo senza grossi sacrifici, ovviamente viaggio solo con la fantasia, per fortuna quando ho cambiato macchina non ho fatto il “macchinone” che volevo, e ancora starei qui a pagare, più probabilmente avrei dovuto venderlo, e faccio tanti tanti sacrifici, ogni giorno. Non potrei neppure pensare a qualcosa come matrimonio e famiglia. Ogni giorno dedico un po’ del mio tempo allo studio del latino e del greco, conscio che non riuscirò mai a recuperare il gap che mi separa dai miei colleghi di università che hanno fatto il liceo classico da ragazzini… Sono ragazzini anche adesso per me, 10 anni di meno con i miei paricorso, ma la forbice si allarga ogni anno e un po’ inizia a pesare. Eppure non mi arrendo, tiro la cinghia, sono felice di scoprire cose straordinarie, scritte da uomini straordinari che hanno camminato su questa terra prima di me e l’hanno segnata, sono felice perché ho la prospettiva che un giorno potrei avere almeno l’occasione che ho perduto anni prima, e se non otterrò nulla pazienza, sono abituato ai lavoracci che oggi affronto comunque mio malgrado, ma solo in maniera funzionale e ogni volta non vedo l’ora termini il contratto appena ho raggiunto il tempo sufficiente per mettere da parte quanto mi serve. Io lotto ogni giorno per questa possibilità, gli unici investimenti che faccio a parte il cibo e le bollette sono i libri, la maggior parte usati, a volte restaurati da me, l’importante è che siano leggibili. Non è la cornice l’importante, ma il messaggio che ivi è contenuto, ma soprattutto che questo messaggio possa essere assimilato da me. Quindi queste lamentele mi fanno solo incaxxare… Forse non ha un vero amore per la materia, o se ce l’ha, come io non dubito tanti che sento anche all’univ. hanno, ritiene però che tutto sia dovuto dopo un percorso di studi, fatto più o meno bene…
    No, nulla è dovuto, e io accetto questa eventualità, ci rifletto ogni giorno, e l’unica risposta che mi so dare è impegnarmi ancora, ancora e ancora per limitare quanto più possibile le differenze che possano esserci tra me ed un mio collega, più giovane, con curriculum più accreditato del mio agli occhi di baroni e feudatari delle cattedre.

    Questo sì è il vero problema, non altri… Concorsi barzelletta per i dottorati, dove si sa benissimo chi deve entrare (con la borsa naturalmente) e chi no, poi se rimane qualche posto “libero”, si vedrà forse chi è il più bravo, o magari il più titolato, o anche il più simpatico.
    Lanciamo anatemi contro questi loschi personaggi, che sono tanti, insospettabili perlopiù, ormai omologati da uno status che nessuna riforma soft riuscirà a sradicare, come recentissimamente si è visto. Non so se ci siano ricette ad hoc, in ogni caso non spetta a me trovarle, mi limito ad indignarmi, con codesti, ma anche con quelli che sanno solo lamentarsi verso gli astrattismi, verso il fato, il destino, il governo ladro, o l’intera nazione, che secondo una visione della storia tipicamente di sinitra “non è mai come dovrebbe essere”, e chissà poi questo dovrebbe essere come sarà.

    in risposta a: eserciziari di comprensioni e traduzioni contrastive #14517
    Gabriele
    Partecipante

    @Falbala wrote:

    Umh… sono reduce dal primo (mezzo) anno di insegnamento allo Scientifico Tecnologico, da cui il latino è stato bandito. E ho il timore che sia solo l’inizio. Forse finiremo per trovare solo il latino come materia opzionale. Farebbe davvero bene? Alle Medie, dove lo è, significa pochissime ore di insegnamento, voti leggeri perchè non si può certo pretendere, riduzione del suo insegnamento a un pro forma. Non si rischierebbe lo stesso destino? ;(

    Mi auguro di no, personalmente inserirei al classico anche qualche ora di ebraico antico, forse persino di arabo. Certo non sono materie propriamente “classiche” se per classico intendiamo la paideia impartita nella Grecia antica, e poi via via fino al massimo al II secolo d.C., ma quante materie oggi si insegnano al classico che non erano contemplate, e quante, ritenute fondamentali per una buona formazione, oggi sono eliminate, basti pensare alla musica, materia che non so se ancora esista alle medie, ma completamente degradata.

    Serve solo più coraggio nel rompere con la tradizione e adeguare le pronunce, tutto qui, mi spiace ripetermi, ma su questo sono irremovibile. Si insiste tanto sull’accentazione, sulla legge del trisillabismo, da imparare a menadito per non prendere fischi per fiaschi quando si parla in latino, ma allora tutto dovrebbe acquistare una maggiore coerenza, altrimenti non vedo proprio la differenza se pronunciassi i genitivi Leporis allo stesso modo per intendere della grazia e della lepre; e non rispettare le altre regole della pronuncia.

    in risposta a: De Reditu #14571
    Gabriele
    Partecipante

    Concordo, c’è anche una mia recensione su filmup.

    in risposta a: Imparare il latino non serve – lettera di una precaria #14576
    Gabriele
    Partecipante

    Il “Paese” si burla di lei? E se ne burla perché non ha il lavoro che vorrebbe…
    Andiamo bene, addossiamo la colpa agli enti astratti, che nessuno difende poiché non c’è spirito civico, per vigliaccheria e non attacca chi invece potrebbe essere “colpevole”, ammesso che si possa parlare di colpevolezza.

    Cominci a parlare di dirigenti, professoroni, baroni, e chi più ne ha più ne metta, di un sistema vigente in Italia sì, ma non certo colpa dell’Italia, che anzi ne è danneggiata! Viva l’Italia, che non ha alcuna colpa, anzi la nostra nazione è più danneggiata dei singoli di fronte al malaffare e le caste di intoccabili.

    in risposta a: Collana Classici della storia in edicola #14323
    Gabriele
    Partecipante

    Sezione aurea?

    in risposta a: Collana Classici della storia in edicola #14320
    Gabriele
    Partecipante

    Io mi sono letto l’Ostrogorsky con gusto, in edizione economica Einaudi, 13 euro mi sembra… Lo avevo preso con un po’ di sospetto, invece si legge una gran passione e coinvolgimento da parte dell’autore, è vero che dopo Basilio II, “l’eroe” di Ostrogorsky, si scende un po’ di tono, o almeno mi è sembrato, ma più in generale è forse l’impressione di vedere il declinare dello stato praticamente costante fino all’apoteosi finale, mentre durante il medioevo pur tra momenti difficili erano stati capaci di risollevarsi.

    in risposta a: Collana Classici della storia in edicola #14316
    Gabriele
    Partecipante

    Grazie atticus, a che punto siamo della collana? 🙂

    in risposta a: Metodo Orberg #14503
    Gabriele
    Partecipante

    Gianluca hai notizie?
    io nel frattempo ho comprato assimil greco antico, e devo dire mi trovo molto bene, il metodo di assimilazione è efficace! ho imparato più in 10 giorni che in 3 mesi di lezioni (una volta la settimana per 4 ore) tradizionali… Questo perché qui la memorizzazione è automatica! viene richiamata dagli esercizi e aiutata dalle incisioni. Il metodo è organico e non sistematico, nel senso che non si inizia con tutte le declinazioni degli articoli, poi la prima, poi la seconda, infine la terza, i primi verbi ecc. Spero di poter proseguire bene, la difficoltà è crescente, anche se le lezioni sono sempre brevi, all’inizio ci mettevo 15 minuti al massimo, ora anche un’ora per completare bene ed assimilare tutte le nuove parole.

    in risposta a: Metodo Orberg #14502
    Gabriele
    Partecipante

    Ho comperato Familia Romana pars 1, l’Enchiridion e l’Eserciziario relativo alla pars I.
    Tu come ti trovi Gianluca?

    in risposta a: Metodo Orberg #14500
    Gabriele
    Partecipante

    Per il greco antico che ne pensate di questo:

    http://www.libreriauniversitaria.it/polis-parlare-greco-antico-lingua/libro/9788821568473 ?

    A me interessa molto avere un supporto audio, in modo da capire bene i suoni, farla essere una lingua viva. Questo per i motivi suddetti, ma anche perché ho la brutta tendenza, anche in italiano, di mettere gli accenti al posto sbagliato se un termine lo leggo solamente. Siccome purtroppo la mia cultura è stata domestica in grandissima parte, dai libri, quando non c’era internet, avendo frequentato scuole non all’altezza della mia curiosità intellettuale, purtroppo mi sono poi ritrovato, spessissimo, a pronunciare nomi male.
    Farò un esempio Còmmodo, che io conoscevo già ben prima di studiarlo in seconda superiore, per me era Commòdo, ma di questo ci sono moltissimi altri esempi.

    in risposta a: Metodo Orberg #14499
    Gabriele
    Partecipante

    Ma hai pagato con la carta di credito? fammi sapere quando ti arriva per favore…

    in risposta a: Metodo Orberg #14497
    Gabriele
    Partecipante

    Dove l’hai comprato gianlu e alla fine quali testi prenderai per primi?

Stai visualizzando 15 post - dal 1 a 15 (di 99 totali)