Risposte nei forum create

Stai visualizzando 15 post - dal 61 a 75 (di 99 totali)
  • Autore
    Post
  • in risposta a: Ennio VI #14177
    Gabriele
    Partecipante

    Ciao franci,
    nel mio ateneo funziona così lingua latina (e greca), esse sono propedeutiche a tutti gli studenti che non hanno raggiunto i 70/100. Credo di aver già discusso della cosa nel forum, se non l’ho fatto chiedo venia, ma ho tanto protestato in facoltà con studenti, professore e rappresentanti che posso anche confondermi… Il fatto è che per me è assolutamente inconcepibile che la propedeuticità (ossia frequenza obbligatoria SENZA esame finale, in pratica uno può anche poltrire durante le lezioni), venga date in base al voto, e non in base alla scuola fatta. Secondo me si nasconde un’insidia, che invece di avvantaggiare gli studenti non liceali sprovveduti, li danneggia.

    Infatti ragioniamo con la testa di un classico studente, che non vede l’ora di finire gli studi (e già è un atteggiamento sbagliato, perché lo studio è bello di per sé, non perché deve essere fatto in funzione di un risultato finale, ma non divaghiamo), egli magari se ne è uscito da ragioneria con un bel 85.Bel voto, però gli piacciono le letterature, quindi decide che Lettere fa per lui o lei. Qui dice: che culo, non sono obbligato a seguire quei barbosi corsi di latino e greco, come invece devono fare dei classicisti che sono usciti con 65.
    Già, poi però quando arrivano le materie di letteratura latina e greca, sono dolori acidi, perché il tipo non ha la benché minima conoscenza neppure della morfologia elementare, e come viene trattato da un prof? A pesci in faccia, forse non ingiustamente a quel punto.
    Quindi lab di greco e latino, in una facoltà di lettere, devono essere OBBLIGATORI, per tutti quelli ceh si cimentano con lettere classiche o con storia antica, e magari con esame finale. Fatto questo, gli studenti sono, anzi devono, essere TUTTI uguali agli occhi dei prof, il classicista, come quello uscito dall’ipsia. Da noi invece i laboratori si tengono solo per questi “sfigati” o autoconsideratisi tali, e ad aggravare è che si tengono in mezzo alle lezioni normali, così che uno deve perderci un anno in pratica per seguirle con profitto, sempre che voglia farlo. A me a 31 anni ormai non interessa perdere altro tempo, quindi lo farò comunque, però spero che le lezioni siano tenute con meno superficialità di come sono state organizzate…

    in risposta a: Consigli su Antologie da Liceo #14148
    Gabriele
    Partecipante

    Eva Cantarella dell’uni milano?? E’ una nota grecista, sembra sia addirittura preside della facoltà o almeno a capo del dipartimento, superando gerarchicamente perfino ordinari di tutto rispetto…

    in risposta a: Ennio VI #14174
    Gabriele
    Partecipante

    Finché lo fa uno, è una battuta, e ok, ma cosa c’entrava ripeterla? E’ di cattivo gusto ripetere una battuta altrui, si vede proprio che c’è antinomia fra noi, sarà il mezzo telematico mah…
    Comunque sia, proprio perché conosco lettere classiche (frequento comunque una facoltà di lettere, anche se il mio corso particolare è di storia), so che nel mio ateneo, se si escludono i precisi giorni degli esami, es. 14 luglio, TUTTO, e certo non c’è nemmeno un assistente che tiene laboratorio… Per ciò mi è parso strano, e ti ho fatto una semplice domanda, se pur questa estate, non so dire se disgraziatamente o fortunatamente, lavoro e non avrei tempo, non mi dispiacerebbe, in un momento più favorevole, poterla dedicare allo studio del latino con un insegnante. Non ho alcun problema verso l’istituzione universitaria infine, anzi, se ci sono rientrato dopo la mia prima laurea nel 2005 significa che non la trovo così scadente come alcuni sostengono.

    in risposta a: Ennio VI #14171
    Gabriele
    Partecipante

    Sì ma di solito non c’è una professoressa che ti segue, fa laboratorio, e ti da versioni da tradurre in piena estate per prepararti al suo esame (quando lo fa, a ferragosto poi?), addirittura che compartecipa alla traduzione e dice quale lezione tra due varianti sia migliore.

    in risposta a: Ennio VI #14168
    Gabriele
    Partecipante

    Ma che tipo di studi fai a metà luglio? le università sono certamente chiuse, a parte per gli esami…

    in risposta a: Forum smorto #14154
    Gabriele
    Partecipante

    Atticus, diamoci del Tu, ti prego!

    in risposta a: Una fine ingloriosa (Nepote) #14091
    Gabriele
    Partecipante

    Ciao franci,
    che studi fai? A metà luglio c’è ancora un laboratorio che fa didattica?
    Comunque non volevo assolutamente criticare la tua traduzione, anche perché non sarei minimamente in grado. :tmi:
    Ho solo notato, magari sbagliando, che anche in altre discussioni sembra fai queste traduzioni “freddamente”, o come dici tu, meccanicamente, e me ne chiedevo il motivo, magari poteva essere benissimo che non t’ interessasse l’argomento non ci sarebbe nulla di male. Io stesso, se accetterei di buon grado di tradurre, per migliorare la mia comprensione latina ed esercitarmi, un brano dell’Eneide, sicuramente ne sarei meno motivato di tradurre, che so… Velleio Patercolo, o qualche altro autore considerato “minore”, ma che dal punto di vista storiografico sono invece fondamentali. Ecco perché ho estratto dal cilindro anche autori “tardi”, che ripeto, sicuramente non aiutano un’acca nell’apprendimento del latino “vero”, quello classico, anzi, possono ben portarti fuori strada, però leggere un Prisco, un Idazio, un Sidonio, o un comes Marcellino, ti da l’idea di un mondo in frantumi, che è ben diverso dall’epoca d’oro in cui scrivono gli autori classici.
    Certo, non è tutto oro quel che luccica. Lo stesso Plinio il Giovane ci informa di come un suo amico sia scomparso nel nulla assieme ai suoi schiavi accompagnatori nella civilizzatissima pianura padana, probabilmente aggredito da briganti. Ma è ben diverso, credo, il rischio di un’aggressione a briganti, con stazione di posta funzionanti, e città più o meno sicure e ricche, rispetto ad una situazione come quella degli autori tardi di cui sopra, in cui IMPOSSIBILE per un comune cittadino, anche se ricco, avventurarsi oltre le mura della sua tenuta fortificata, o della città, e che miseria vi erano anche dentro queste mura. Prisco in particolare, che pure era un ambasciatore imperiale, ci narra le mille peripezie del suo viaggio ENTRO i confini dell’impero, che pure ormai sono terra di nessuno. Personalmente, mi ripeto, pur deprecando mille volte la degenerazione cui si era giunti, e la colpevole supina rassegnazione degli abitanti dell’impero basso, non posso fare a meno di trovare più affascinante l’idea di questi scrittori che, consci di essere chiusi alle barbarie esterne solo da un muro di mattoni, nonostante tutto, segregati spesso nei loro chiostri ci narrano le vicende del loro tempo.

    in risposta a: [Greco] Opere testo a fronte #13158
    Gabriele
    Partecipante

    Temo siano tutte protette da diritti d’autore, quindi irreperibili, almeno su canali legali. E anche su canali illegali, essendoci poca richiesta e quindi movimento di questa cose tra i giovani internauti, troverai poco o punto.
    In alternativa potresti trovare qualcosa su googlebook, anche edizioni integrali, ma con traduzione volgarizzata dello ‘800…
    Comunque un libro cartaceo è sicuramente migliore, sia dal punto di vista estetico, che per i nostri poveri occhietti. 8)

    in risposta a: da mi basia mille #14144
    Gabriele
    Partecipante

    Ora ho capito. Non era esattamente così.
    Il problema è che spuntavo l’opzione per le forme flesse, mentre dein e deinde sono parti invariabili del discorso. 😛

    Allora vi piace il carme 5 cantato?

    in risposta a: da mi basia mille #14142
    Gabriele
    Partecipante

    artorius avevo consultato proprio quel vocabolario, e non lo trovai, così come non lo trovo ora. Scrivo sia deinde ceh dein nel campo di ricerca, ma non ne esce nulla.

    in risposta a: da mi basia mille #14141
    Gabriele
    Partecipante

    Molto interessante, e vi invito ad ascoltare il carme V cantato da questa bella voce femminile in restituta.

    http://www.youtube.com/watch?v=tmNxgiFtbj4&feature=related

    Quel dein deinde che trovavo assai fastidioso nella lettura, acquista una musicalità perfetta nell’insieme del sonetto.

    in risposta a: Una fine ingloriosa (Nepote) #14089
    Gabriele
    Partecipante

    Purtroppo, cara sempronia, è l’ultima che hai detto. Non so se ne o mai accennato in altre discussioni, ma questa estate lavoro facendo la stagione come portiere di notte in un albergo… Purtroppo è l’unico modo per me per poter ripianare i debiti (leggi rate della macchina e tutte le spese che questa comporta in generale) e soprattutto poter pagare le tasse universitarie (visto che non mi spetta alcun genere di ausilio economico, nemmeno riduzione delle tasse, essendo la seconda laurea, nonostante mi spetterebbero come reddito) e “tirare a campare” per tutto il resto dell’anno. Per fortuna sono molto frugale, e a parte queste spese purtroppo fisse, il resto lo spendo in libri di mio interesse. D’altronde non diceva qualcuno che chi si adatta alla povertà è ricco? Certo tra il dire e il fare, e comunque l’uomo di cultura dovrebbe essere sempre sollevato dalle grette questioni economiche, ma tant’è… Ho fatto i miei errori nell’adolescenza e nell’immediata giovinezza, non posso più, come gli studenti liceali o universitari “regolari” sul completo mantenimento da parte di altri, che sia lo stato (ma io, benché ne avessi i requisiti, non una borsa, non un alloggio, nemmeno i pasti alla mensa gratuiti ho mai richiesto, al contrario di tanti studenti che ci marciano, e marciandoci, fanno marcire il sistema universitario italiano, altro che poche risorse, risorse gettate a pioggia diciamo, ma glissiamo, non vorrei attrarmi ulteriori “fulmini”, comunque fili o non fili questo è il mio pensiero, e tale rimane), o più frequentemente i genitori (premetto comunque che mio padre non si è mai occupato di me, se non con rarissime visite e un unico, non ricco assegno di cui abbia memoria, ma questa è un’altra storia come diceva Kipling). Capirai bene che quella che può apparire “rabbia” repressa, è solo voglia di riscatto, perché in tante, troppe cose sono stato per l’appunto represso, o mal guidato, o mal consigliato, nelle mie ambizioni, magari in buona fede, fatto sta che alla fin fine ho dovuto amaramente rendermi conto che solo le decisioni prese da sé, in totale autonomia da eventi o cause esterne, sono le migliori, ed anch’esse naturalmente soggette ad errore, poiché pur con raziocinio, rimango umano. E tuttora devo farlo. Accontentarmi di un lavoro che detesto, di una donna che non mi piace, di proseguire placidamente tra mille insoddisfazioni la mia vita fino alla vecchiaia e alla morte? No, non fa per me, tanto sarei stressato comunque per qusto genere di vita incompatibile con il mio stato d’animo, tanto vale stressarmi per avere almeno un obiettivo che ritengo importante; e se infine non riuscirò a raggiungerlo, e vedrò sempre passare avanti a me gente che ha meno passione, ma ha avuto la fortuna, o i giusti consigli, o le giuste spinte nella vita, pur più giovani di me, pazienza, ciò che conta è il viaggio, non la meta.

    in risposta a: Una fine ingloriosa (Nepote) #14086
    Gabriele
    Partecipante

    Ciao franci,
    leggo spesso che chiedi delle correzioni, ne deduco che sei una studentessa… Forse ora, al 4 o ormai 5 luglio, stai facendo i compiti per le vacanze, non so dirlo.
    Quello che però mi preoccupa maggiormente (e relativamente, s’intende), è la notevole “freddezza” mostrata nel resocontare queste versioni. Sarà che studiando storia antica, ho una deformazione professionale, come suppongo l’avrebbe un umanista letterario per il brano di un bel poema, e non posso fare a meno di leggere affascinato IL CONTENUTO, anche a prescindere dalla lingua in cui è scritto, che sia latino “originale” (in realtà dopo decine di trascrizioni fino al X-XI secolo credo non ci sia quasi nessuna opera antica non interpolata in qualche modo, quindi quelle che oggi leggiamo probabilmente sono un misto del pensiero antico e medievale, ma tralasciamo questi problemi filologici) o tradotto.

    Quando traduco un passo latino, potrei rimanerne imperturbabile, e forse anche seccato di dover perdere tempo a tradurlo per esercitarmi, se proprio l’argomento in sé non m’interessa, ma come si fa ad esserlo se si sceglie questo ramo di studi?
    Peraltro, Cornelio Nepote è uno degli storici dell’età d’oro, quindi potrei capire che di fronte alla massa di fonti, ci si perde, e sebbene ogni autore abbia da aggiungere particolari ad un fatto storico, o almeno una visione da altra prospettiva, ma se ad esempio ti portassi un brano che narra di Giulio Nepote, sarebbe solo quello e poco altro, quindi da leggere avidamente per trarne tutto il possibile, e magari anche più (a volte bisogna dedurre nella scarsità delle fonti). Come si potrebbe rimanere impassibile nella traduzione degli eventi disgraziati mentre il mondo stava andando in malora, e quello che pure si faceva chiamare augustus era in realtà signore di una striscia di terra in Dalmazia, sempre a rischio per l’incolumità sua e del suo minuscolo reame?
    Le vite degli uomini illustri di Nepote “senior”, sono certamente straordinarie, ma quando tutto va bene, quando la potenza degli eserciti è tale che solo l’intrigo può togliere di mezzo un valoroso generale, e quando soprattutto la società si mantiene stabile nonostante le vicende di questi ultimi, la narrazione può portare un po’ a noia. Ma sapresti rimanere così impassibile di fronte agli sconquassi degli ultimi anni della Pars Occidentalis? Tempo fa vidi su ebay, all’asta, una moneta proprio del Nostro Nepote junior.
    Era un solido d’oro, il tizio voleva 4.900 euro. Quanto costa una moneta d’oro del tempo di Augusto o di Adriano? Se va male… un terzo!!
    Lo stesso vale per le fonti. Stilisticamente fanno venire la diarrea, per essere fine, rispetto allo stile aulico dell’età d’oro, ma essendo pochissime, e di un periodo tanto importante, sono assai preziose, forse ancora di più di una storia minore, tipo Patercolo, o lo stesso Nepote senior, ecc.

    in risposta a: Ministro Brancher #14072
    Gabriele
    Partecipante

    Secondo me la scuola e l’università, molto più di qualsiasi altra istituzione, anche della televisione, formano lo spirito di un popolo e quindi di una nazione. A questi aggiungiamo la stampa, le varie nomenclature di intellettuali che tengono spettacoli, convegni, manifestazioni, insomma tutto quell’humus culturale e intellettuale che c’è in ogni nazione, più o meno evoluta, ma dotata di cultura propria.

    Chi ha dominato, dal secondo dopoguerra (ma forse anche prima, anche se tutti avevano la tessera del partito), la cultura in Italia, e tutt’oggi la domina? Non certo forze di destra… nazionaliste, liberali, mazziniane, anche. La grande cultura è stata dominata dalla sinistra, a cui, nel profilo generale della nazione si associava quell’altro male oscuro, il clero. Questo Giano bifronte, quintessenza dell’antinazione, ha dominato, ha permeato le menti, ed era logico lo facesse. Le voci sul Risorgimento, sull’Italia, sulla romanità, sulle forze armate, sulla monarchia, sui Padri della Patria, sull’inno nazionale, su tutti quegli elementi che contribuiscono a formare, e mantenere una compagine nazionale, si sono fatte via più critiche, fino al parossismo. Fino ad arrivare a rischiare la taccia di fascismo per ogni minima manifestazione di amore verso la Patria, che non fosse il tifo sportivo.
    Dico scemenze? Oggi non so se sia cambiato, forse in parte, ma se da una parte qualche spirito nazionale risorge dalle catacombe in cui è stato relegato, dall’altra abbiamo, e ben più forti, tutti i frutti di questa imbecille politica di demolizione dell’identità nazionale, fatto in vari ambiti, promozione del provincialismo e localismo, e internazionalismo vario, tutti i cavalli di battaglia di due forze, solo ideologicamente contrapposte, ma unite, nello spirito antinazionale. Chiesa e Marxismo per definizione le nazioni non solo non le accettano, ma neppure le riconoscono, e ne temono l’esistenza in quanto ostacolo ai loro obiettivi. Questo in linea teorica, poi sanno che nella pratica devono farci i conti, perché nondimeno esistono. Ora il caso Brancher, di cui non so niente, e non m’interessa, mi sembrava solo l’ennesima sparata contro questo governo, ceh ha mille limiti, ma almeno, io mi auguro, porrà, se non fine, almeno un freno al predominio, che ormai ha francamente stancato, di certa ideologia pretestuosamente cosmopolita ed ecumenica. Come avrai capito, amo sì studiare la storia del basso impero, proprio quell’impero ceh si considerava ecumenico e ormai dove la cittadinanza era carta straccia di tutti i sudditi, ma in realtà ne aborro le istituzioni, il fatto è che il principato è stato un periodo talmente felice da non avere storia quasi. 🙂

    in risposta a: Ministro Brancher #14069
    Gabriele
    Partecipante

    Il punto è che, a mio parere, non si può amare la cultura latina, e poi negare la sua affinità con la cultura italiana, trattandola come una letteratura straniera per certi versi. Rendere consapevole il popolo che gli italiani hanno tanto, se non tutto, almeno a livello di antichità, in comune con i latini e gli antichi popoli italici, sarebbe un forte cemento per la nazione. Questo gli insigni professoroni ed intellettuali di sinistra lo hanno fatto? A me pare il contrario. Poi se manco questo si è capito, non so che altro dire, non credo di scrivere in cinese…

Stai visualizzando 15 post - dal 61 a 75 (di 99 totali)