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  • in risposta a: Tanti auguri BQ !! #14520
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    E’ proprio sparita, ma chissà, magari passerà a vedere se qualcuno si ricorda di lei.
    Si meriterebbe che le facessimo trovare una pernacchia, invece siamo buoni e le mandiamo tanti :*

    in risposta a: eserciziari di comprensioni e traduzioni contrastive #14512
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    @Hostilius_LXXXV wrote:

    ….il semplice esercizio di comporre una versione (soprattutto se intesa erroneamente come dimostrare con una pseudotraduzione in un italiano spesso goffo e contorto al fine di riprodurre tutte le più piccole strutture grammaticali e sintattiche dell’originale dando interesse quasi nullo al dimostrare che si è compreso il significato globale e quello di ogni espressione…

    Ma dai per scontato che questo sia l’unico modo in cui si insegna il latino?
    Non nego che ci siano docenti affezionati alla “traduzione letterale” (che poi sarebbe da chiarire che significa), ma credo sia molto più diffuso un approccio diverso.
    Resta fermo che la traduzione in altra lingua è solo l’ultimo atto (nemmeno sempre necessario) di un processo, che prevede la comprensione profonda del senso, l’individuazione del contesto in cui il testo originale è stato prodotto, la piena padronanza del lessico della lingua di partenza e di quella d’arrivo.
    Tra l’altro trovo che parlare genericamente di traduzione dica poco.
    Quale traduzione? Prodotta da chi, in che circostanza e per quale scopo?
    Se parliamo di uno studente medio, linguisticamente immaturo, che non riesce ad immedesimarsi nel contesto culturale a cui si riferisce l’episodio della violenza a Lucrezia in Tito Livio (e che sarà mai? una che si uccide perché è stata violentata! 😮 ), sarà un’impresa ottenere una traduzione efficace; se lo stesso testo viene sottoposto ad un esperto, con una sensibilità linguistica raffinata, gli si potrà chiedere di dare più versioni italiane, una più intimistica e dolente, una più tragica.
    Ma quale sarebbe più fedele allo spirito con cui Tito Livio ha scritto quella pagina? Secondo me, la comprensione profonda sta in questo, nella capacità di immedesimarsi nello spirito dell’autore e rispettarlo.
    Se si fa altro, lo si re-interpreta, magari con altissimi risultati, ma si può ancora parlare tecnicamente di traduzione?

    in risposta a: eserciziari di comprensioni e traduzioni contrastive #14510
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    @Hostilius_LXXXV wrote:

    Grazie del consiglio, ma guarda caso me l’ero già procurato come avevo detto qui: viewtopic.php?f=3&t=260#p2175 (rivolgendomi peraltro proprio a te) e ad essere precisi comunque proprio uno dei volumi (i linguaggi – la traduzione) di quest’opera del Piazzi porta vari esempi di traduzione contrastiva.

    Un anno fa, 😀 quando ho risposto al tuo quesito, probabilmente avevo memoria recente di aver sfogliato un altro volume di Piazzi; stasera, quando sono andata a riguardare quello che ho in casa (semplicemente “Esercizi”, oltre alla “Grammatica”), ho trovato conferma degli esercizi di comprensione, ma non di riferimenti alla traduzione contrastiva.
    Mi perdonerai, ma, alla mia età, la memoria sta andando velocemente a rotoli :envy:

    @Hostilius_LXXXV wrote:

    Non sono conoscitore esperto di altri eserciziari basati sulla comprensione del testo però mi risulta che ci sia un testo scolastico di Flocchini “Il nuovo comprendere e tradurre” che se il titolo non fa ingannare dovrebbe avere come obiettivo non solo la traduzione ma anche la comprensione, magari se tu o altri avete più conoscenze al riguardo mi potreste fare sapere qualcosa su questo testo od altri simili.

    Ho usato a lungo in classe “Comprendere e tradurre”, di cui non sono sicura di avere ancora una copia tra i libri sparsi in casa. Devo cercarlo, ma sono quasi sicura che ci fossero spesso, in calce alle proposte di versione, semplici domande di comprensione. Forse, se non cerchi testi basati esclusivamente su questo approccio, posso indicartene anche qualcun altro, ma dopo aver fatto un controllo.

    in risposta a: eserciziari di comprensioni e traduzioni contrastive #14508
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    Breve iter di Francesco Piazzi, Cappelli Editore
    Contiene sicuramente sistematici esercizi di comprensione; non mi sembra invece di aver visto nelle sue pagine riferimenti alla traduzione contrastiva.
    Il testo si richiama nell’impianto alla pratica della Didattica breve.

    in risposta a: Buon Anno! #14506
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    @Peppone wrote:

    E ve lo dico per esperienza personale. Accogliendo una famigliuola che aveva varcato le porte del ristorante per pranzare, con un sorriso da fare invidia a Fernandel e senza pensarci troppo ho detto al cliente che mi era più vicino: “Auguri Signora!” La signora mi ha guardato un po’ impettita, e si è rasserenata solo quando ho precisato in gran fretta, accortomi dell’equivoco: “Buon anno,signora!”

    😀
    Buon anno a tutti!
    Sono particolarmente stanca stasera, dopo una notte insonne 😉

    in risposta a: metrica di Plauto #14264
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    @Simona Tomeo wrote:

    Salve, sono nuova del forum, molto piacere!
    Avrei bisogno di un aiuto. Tra circa 10 gg ho da affrontare il mio ultimo esame universitario. Si tratta del famigerato esame di Storia della Lingua Latina con annessa lettura metrica e traduzione dell’Anfitrione plautino.
    A questo proposito volevo chiedere aiuto in merito al senario giambico. Volevo in particolare una spiegazione semplice e completa poichè sul testo di metrica che ho non è che sia proprio chiara la cosa…molto contorta direi…
    grazie mille.
    ovviamente se avete altre nozioni specifiche sull’opera e su Plauto cosicchè possa essere più preparata e cosciente non esitate a scriverlo.
    Grazie ancora

    Benvenuta! 🙂
    Hai letto il topic in cui il prode Major paragona il senario giambico alla casa delle libertà? Se non è una spiegazione accattivante quella… 😮
    viewtopic.php?f=11&t=304

    in risposta a: Metodo Orberg #14494
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    @Atticus wrote:

    Credo quindi che chi possiede il vol. 1 e il vol.5 dovrebbe avere tutto quello che occorre per iniziare a muovere i primi passi nel Latino.

    Confermo il buon Atticus 😀

    in risposta a: Metodo Orberg #14493
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    @Gianluca Furnari wrote:

    D’accordo, ti ringrazio. Vedo allora di scaricarlo da Internet per farmi un’idea (devo usare un server specifico?). Qualora uno di voi capisse o sapesse di quante parti è formato il corso, vi prego di farmelo sapere 🙂

    Dal sito della Casa editrice, che ti ho linkato prima:
    Il volume fondamentale del corso base è Familia Rōmāna, a cui si accompagnano i sussidi e le esercitazioni contenute nel volume Latīnē discō: Colloquia persōnārum, Enchīridion discipulōrum, Exercitia Latīna e Grammatica di consultazione (queste quattro sezioni sono acquistabili anche separatamente). Il libro di approfondimento dell’antica civiltà romana è Vīta mōrēsque, che può essere acquistato separatamente o insieme a Familia Rōmāna.

    Il corso intero si chiama “Lingua latina per se illustrata”, di cui esistono la Pars I, che è il corso base (titolo del testo Familia romana) e Pars II, il corso avanzato (titolo del testo Roma aeterna).

    in risposta a: Metodo Orberg #14491
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    @Gabriele wrote:

    ma procedendo col metodo naturale (che poi è quello di Orberg) dell’aver appreso queste regole dalla lingua madre, intendo farlo anche per latino.

    Il metodo Oerberg funziona, ma si basa su presupposti che con l’ascolto c’entrano poco, meno ancora con la pronuncia.
    L’apprendimento di una lingua viva è altra cosa. Chi ascolta ogni momento la gente intorno parlare in una certa lingua, l’apprende rapidamente per imitazione, in tutte le sue sfumature.
    Che tu invece ascolti i dialoghi in latino o che tu li legga a stampa non cambia nulla ai fini dell’apprendimento, perché la lingua latina usata in Familia Romana è una lingua artificiale, costruita.
    Il metodo Oerberg parte dal presupposto (sacrosanto) che sia fondamentale apprendere il lessico, per questo i testi di Familia Latina (ma anche del greco Athenaze) hanno la caratteristica di essere ripetitivi: le stesse parole vengono ripetute fino allo sfinimento, confidando nel fatto che lo studente alla fine dell’Unità le avrà memorizzate.
    Contemporaneamente i testi introducono forme e strutture, anch’esse ripetute martellando sugli stessi punti.

    @Gabriele wrote:

    Poi l’ho detto tante volte, certo mi piacerebbe scrivere in latino…. E non penso che imparare a memoria le regole sintattiche mi serva a qualcosa…

    Chi ha parlato di scrivere in latino? L’obiettivo a cui tende l’insegnamento scolastico è la competenza linguistica, che, per una lingua morta, è la comprensione di un testo e la sua riformulazione in altra lingua; sulle regole ho già detto nell’altro post che non serve a nulla conoscerle a memoria.

    @Gabriele wrote:

    Quello che voglio è imparare il più velocemente possibile, e se per questo dovrò fare a meno di riconoscere una consecutio, amen, l’importante è che sappia tradurla in modo sensato.

    Imparare velocemente è possibile, ma non si deve confondere la forma con la sostanza. E’ importante che si arrivi a identificare correttamente il ruolo della parola regem in un testo, ma non cambia nulla che la si legga regem o reghem.

    in risposta a: Metodo Orberg #14490
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    Partecipante

    @Gabriele wrote:

    Aggiungo una cosa…

    Non ci siamo capiti.
    Quando parlo di forme e strutture, intendo che, se tu leggi il testo sottostante
    Nihilne te nocturnum praesidium Palati, nihil urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil concursus bonorum omnium, nihil hic munitissimus habendi senatus locus, nihil horum ora voltusque moverunt? Patere tua consilia non sentis, constrictam iam horum omnium scientia teneri coniurationem tuam non vides? Quid proxima, quid superiore nocte egeris, ubi fueris, quos convocaveris, quid consilii ceperis, quem nostrum ignorare arbitraris?
    per capire, anche a occhio e croce, che cosa vuol dire, devi riconoscere horum, ora, patere, quid, devi riconoscere quos convocaveris come struttura interrogativa.
    Non me ne può fregare di meno, come insegnante, che un mio alunno sappia ripetermi a menadito le regole teoriche della consecutio temporum, ma, se lo stesso alunno non le riconosce in un testo, la sua comprensione del senso del testo va a farsi benedire, perché interpreta che Tizio ha ucciso Caio, mentre Tizio ha solo intenzione di farlo.
    Se uno sa leggere perfettamente Kìkero, Kàisar, reghina e maghnus, ma non capisce un tubo di quello che legge, diresti che conosce il latino?

    in risposta a: Metodo Orberg #14486
    imported_Sempronia
    Partecipante

    @Gabriele wrote:

    le registrazioni, che sono la parte fondamentale del metodo stesso.

    Registrazioni di che?
    In che senso sono la parte fondamentale del metodo Oerberg?
    Ho l’impressione che per te siano più importanti i suoni del latino che le forme e le strutture; ma, quand’anche tu riuscissi magicamente a riprodurre la parlata degli antichi Romani, cosa te ne faresti?

    in risposta a: Metodo Orberg #14482
    imported_Sempronia
    Partecipante

    @Gabriele wrote:

    Carissimo Gianluca,
    Secondo me comunque è questo:
    http://www.libreriauniversitaria.it/lingua-latina-se-illustrata-orberg/libro/9788895611440
    Cosa 26 euro e su libraccio viene dato come esaurito…

    Il consiglio che posso darti è di andare direttamente sul sito della casa editrice: quello che hai selezionato sul libraccio è un’opzione (familia romana + vita moresque), ma si possono acquistare separatamente (vita moresque è un sussidio che, per la lingua, non serve).

    in risposta a: Metodo Orberg #14481
    imported_Sempronia
    Partecipante

    @Gianluca Furnari wrote:

    Avevo intenzione di sperimentare per conto mio il metodo Orberg acquistando il primo volume (Familia Romana) su libraccio.it
    Non riesco però a capire quale edizione prendere, né se il primo volume è diviso a sua volta in due tomi e sia perciò necessario acquistarli entrambi.
    Vi sarei grato se qualcuno mi desse delle delucidazioni o ancor meglio mi fornisse il link diretto alla pagina di http://www.libraccio.it con l’edizione che devo comprare… 🙂

    Non posso darti indicazioni precise, non avendo presente al momento la composizione del corso con tutti i suoi sussidi, ma puoi leggerne qui la presentazione (da pag. 18 in poi) con il dettaglio
    http://www.scientificovallo.it/cms/files/metodo%20Orberg.pdf
    Inoltre, se per caso non hai visitato il sito della casa editrice, alla voce “catalogo” troverai tutte le opzioni e il dettaglio dei singoli volumi.
    http://www.vivariumnovum.it/edizioni/

    in risposta a: Metrica : le basi #14419
    imported_Sempronia
    Partecipante

    @Gabriele wrote:

    @Sempronia wrote:

    @Gabriele wrote:

    a parte quelli, intendevo le linee e le curve che si usano negli schemi per indicare ogni segno una sillaba…

    Li vedi adesso? E’ bastato ingrandirli.
    Quelle che tu chiami linee e curve sono i segni che indicano, rispettivamente, sillaba lunga e sillaba breve. Seguono le singole vocali, ciascuna con l’indicazione della quantità linga e breve.

    ˉ ˘
    ā ă ē ĕ ī ĭ ō ŏ ū ŭ

    Li vedevo anceh prima… ma non sono quelli che dico io, leggi sulla voce di wikipedia, c’è uno schema di dattilo che è quello che intendo.

    Sei testardo! :envy:
    Quello che vedi su wikipedia, che ti sembra una “curva”, sono due segni di breve affiancati, i cui estremi si toccano in quel tipo di font utilizzato. Nei font che ti ho riportato come esempio, lo schema del dattilo graficamente risulta così:
    ˉ˘˘

    in risposta a: Metrica : le basi #14415
    imported_Sempronia
    Partecipante

    @Gabriele wrote:

    Potresti spiegarmi, in parole più semplici di questo articolo, cos’è un esametro dattilico

    E’ un tipo di verso, basato prevalentemente su un’unità metrica (il dattilo), fatta da una sequenza di tre sillabe, la prima lunga, le altre due brevi.
    Nell’esametro dattilico si susseguono sei piedi (sei unità metriche); i primi quattro possono essere dattili o spondei (due sillabe lunghe); il quinto piede è (quasi) sempre un dattilo; il sesto piede è un dattilo catalettico, cioé un dattilo a cui è stata troncata la sillaba finale. Il sesto piede quindi può essere un trocheo (cioé una sillaba lunga + una breve), oppure uno spondeo (lunga + lunga), con la sostituzione della finale lunga a quella breve del trocheo.
    Il dattilo si chiama così perché la parola greca DAKTYLOS (dito) è caratterizzata da una successione di tre sillabe (lunga – breve – breve); è quindi un esempio “vivente di che cos’è un dattilo.
    Il nome del trocheo probabilmente deriva dal verbo greco TRECHEIN (correre) perché questo tipo di sequenza quantitativa dà al verso un ritmo rapido
    Il nome dello spondeo si ricollega al verbo SPENDEIN (offrire libagioni alle dei), perché usato in particolare nelle melodie lente e solenni che accompagnavano le offerte nelle cerimonie sacre.
    Detto questo, ti serve un agile manuale che, per prima cosa, ti introduca al concetto di metrica classica. Non è cosa che si spiega dalle basi in un forum.

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