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imported_Atticus
PartecipanteTanti auguri al neo presidente!! :clap: :clap:
PS: ( …di cosa si occupa la SocietĂ Tuscolana Servizi?)
imported_Atticus
PartecipanteTanti cari auguri di buona Pasqua a tutti.
Un altro giapponese! đimported_Atticus
PartecipanteAh ma come siete criticoni!!
La volete capire che questi fanno tutto nell’interesse della gioventĂš?
Guardate un po’quello che sta accadendo a Ruby.Nessuno di coloro che ha contribuito a farle del bene vuole apparire come tale.
La Minetti rimanda a Fede, lui ribatte che non ne sa nulla e passa la palla a Lele Mora.
Questi tace imbarazzato.Ma dove li trovate tre amiconi cosĂŹ, disposti a cedersi l’un l’altro il merito di aver
condotto la fanciulla dal suo benefattore? Dove lo volete trovare un esempio
migliore di bontĂ e di modestia? Manco nel libro cuore!! ;(VIA LE BR DA DISCIPULUS!!
imported_Atticus
Partecipante@Falbala wrote:
Avete letto qui? đ
Purtroppo sĂŹ. E ci sta bene un’altra citazione!!
âŚâŚQuando la scuola pubblica è cosa forte e sicura, allora, ma allora soltanto, la scuola privata non è pericolosa. Allora, ma allora soltanto, la scuola privata può essere un bene. Può essere un bene che forze private, iniziative pedagogiche di classi, di gruppi religiosi, di gruppi politici, di filosofie, di correnti culturali, cooperino con lo Stato ad allargare, a stimolare, e a rinnovare con varietĂ di tentativi la cultura. Al diritto della famiglia, che è consacrato in un altro articolo della Costituzione, nellâarticolo 30, di istruire e di educare i figli, corrisponde questa opportunitĂ che deve essere data alle famiglie di far frequentare ai loro figlioli scuole di loro gradimento e quindi di permettere la istituzione di scuole che meglio corrispondano con certe garanzie che ora vedremo alle preferenze politiche, religiose, culturali di quella famiglia. Ma rendiamoci ben conto che mentre la scuola pubblica è espressione di unitĂ , di coesione, di uguaglianza civica, la scuola privata è espressione di varietĂ , che può voler dire eterogeneitĂ di correnti decentratrici, che lo Stato deve impedire che divengano correnti disgregatrici. La scuola privata, in altre parole, non è creata per questo.La scuola della Repubblica, la scuola dello Stato, non è la scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta. Quindi, perchĂŠ le scuole private sorgendo possano essere un bene e non un pericolo, occorre:
– che lo Stato le sorvegli e le controlli e che sia neutrale, imparziale tra esse. Che non favorisca un gruppo di scuole private a danno di altre.
– che le scuole private corrispondano a certi requisiti minimi di serietĂ di organizzazione.Solamente in questo modo e in altri piĂš precisi, che tra poco dirò, si può avere il vantaggio della coesistenza della scuola pubblica con la scuola privata. La gara cioè tra le scuole statali e le private. Che si stabilisca una gara tra le scuole pubbliche e le scuole private, in modo che lo Stato da queste scuole private che sorgono, e che eventualmente possono portare idee e realizzazioni che finora nelle scuole pubbliche non câerano, si senta stimolato a far meglio, a rendere, se mi sia permessa lâespressione, âpiĂš ottimeâ le proprie scuole. Stimolo dunque deve essere la scuola privata allo Stato, non motivo di abdicazione. Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perchĂŠ non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertĂ , cioè nella scuola di partito. Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi piĂš. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è piĂš permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma câè unâaltra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime.
Facciamo lâipotesi, cosĂŹ astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare lâaula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. Câè una certa resistenza; in quelle scuole câè sempre, perfino sotto il fascismo câè stata. Allora, il partito dominante segue unâaltra strada (è tutta unâipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perchĂŠ in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A âquelleâ scuole private. Gli esami sono piĂš facili, si studia meno e si riesce meglio. CosĂŹ la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener dâocchio i cuochi di questa bassa cucina. Lâoperazione si fa in tre modi: ve lâho giĂ detto:
– rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni.
– attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietĂ . Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
– dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico!
Questâultimo è il metodo piĂš pericoloso. Âť la fase piĂš pericolosa di tutta lâoperazione [âŚ]. Questo dunque è il punto, è il punto piĂš pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partitoâŚâŚ..Piero Calamandrei, 1950
imported_Atticus
PartecipanteDi solito non amo le catene di Sant’Antonio ma questa volta faccio volentieri un eccezione.
“Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autoritĂ di governo.PerchĂŠ il popolo tollerò e addirittura applaudĂŹ questi crimini?
Una parte per insensibilitĂ morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale.
La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attivitĂ criminali, ma preferiva dare il suo voto al
forte piuttosto che al giusto.Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe
il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.CosÏ un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto
esemplare dei suoi contemporanei.Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt’al piĂš il leader di un partito di modesto seguito,
un personaggio un po’ ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza,
offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico.
In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un piÚ completo esempio italiano.Ammiratore della forza venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio,
presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti,
si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori;
mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un
proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare.”Elsa Morante
….il testo è del 1945….Con invito di diffusione…
imported_Atticus
PartecipanteGiratela come volete ma secondo me non ne stiamo affatto uscendo bene.
In una contingenza come questa dove non sono chiari nĂŠ gli obiettivi reali di questo intervento nĂŠ chi comanda lâoperazione (vedasi lâattuale polemica Italia/Francia sulla richiesta di guida NATO) lâopposizione avrebbe potuto tranquillamente lasciare al nostro premier e ai suoi ministri il compito e la responsabilitĂ di conciliare le loro precedenti posizioni politiche nei confronti della Libia (leggasi baciamani servili e trattati di superamicizia ) con quelle attuali (leggasi intervento militare) e invece sappiamo tutti come è andata.
Proprio una brava opposizione!! Italiani quando il governo è in crisi, comunisti quando il governo non ha problemi di tenuta.imported_Atticus
Partecipante“Non credo” che il disastro in Giappone “giustifichi una rimessa in discussione del piano italiano verso l’energia nucleare” ha detto il ministro degli Esteri Frattini. “Abbiamo fortunatamente zone che sismiche non sono” ha aggiunto, ricordando che “alle frontiere tra Italia e Francia ci sono decine di centrali nucleari, a pochi chilometri da Torino”. Il titolare della Farnesina ha precisato che le giovani generazioni non dovrebbero pagare ancora di piĂš “il prezzo della dipendenza dai Paesi produttori”, perchĂŠ “stiamo vedendo cosa accade con la Libia”.
Ma quest’uomo li legge i giornali?? Riesce a capire la portata di quello che sta avvenendo in queste ore in Giappone?? La settima flotta USA si sta allontanando dalla zona, il governo giapponese inizia ad ammettere (obtorto collo) che forse sĂŹ, qualche nocciolo sta fondendo… ma noi…. :
“Abbiamo fortunatamente zone che sismiche non sono“!!!!!
Si, lâAquila, Messina, il Mugello, lâIrpinia, il FriuliâŚ..“alle frontiere tra Italia e Francia ci sono decine di centrali nucleari, a pochi chilometri da Torino“
Ma sĂŹ, visto che giĂ ci sono dei rischi vicino a noi creiamone di nuovi!!!Non credo ci sia bisogno di ulteriori commenti!!!
4 Marzo 2011 alle 13:27 in risposta a: Imparare il latino non serve – lettera di una precaria #14588imported_Atticus
Partecipante@Sempronia wrote:
Detto con molta franchezza, non hai capito un cazzo di come la penso io.
Come disse Galileo al Cardinal Bellarmino prima della sua forzata abiura!! đ
imported_Atticus
PartecipanteAll’estero ci hanno di tutto! Strutture che funzionano, Primi Ministri integerrimi, Reali amanti e amati dal popolo, orgogliosi delle loro prerogative e di rappresentare la loro nazione!!
E da noi??? Un fallimento totale!! Dittatori ridicoli e criminali, capi del governo latitanti, fuggiti all’estero per evitare condanne per reati comuni, presidenti del consiglio implicati in storie di mafia, accusati di corruzione, concussione, prostituzione minorile!!! Rappresentanti della real casa implicati per reati che spaziano dall’omicidio alla prostituzione.
Hai voglia di attaccarti alle presunzioni di innocenza e alla magistratura comunista!!
Beh, se non altro adesso so perchè Shakespeare è inglese! Se fosse stato italiano gli sarebbe caduta la penna di mano prima di cominciare.
imported_Atticus
Partecipante@Sempronia wrote:
Sto ridendo da sola mentre leggo il ritratto molto verosimile del nostro Ministro degli Esteri, ………….
Anche il nostro Ministro della Difesa non è male.
Con quello che sta avvenendo in Libia in questo momento….….comincio a provare uno strano senso di inquietudine!! :sweat:
Favolosa in particolare la giustificazione “….dopo ahimè è diventata importante!!!!!!” đ
21 Febbraio 2011 alle 18:06 in risposta a: Imparare il latino non serve – lettera di una precaria #14579imported_Atticus
PartecipanteCredo che questa lettera sia stata scritta in un momento di nero sconforto dovuto ad uno stato d’animo esacerbato dalle difficoltĂ economiche e dalla frustrazione di una posizione precaria che non accenna a stabilizzarsi, quindi in modo volutamente provocatorio.
Se cosĂŹ non fosse, allora direi che la scrivente ha sbagliato mestiere e che buona parte della sua frustrazione deriva non solo dalle succitate difficoltĂ economiche ma anche da una sostanziale mancanza di amore per le materie che ha studiato e che dovrebbe insegnare agli altri. Non sarebbe il primo nè l’ultimo caso. Professori ce ne sono tanti, insegnanti pochi.
Sappiamo tutti che non si vive di solo pane e che i propri allievi non vanno illusi con la prospettiva di luminose carriere, ma neppure frustrati con equazioni dissennate che presuppongono la cultura un valore solo in funzione del futuro guadagno.
Non ho mai insegnato (per fortuna delle istituzioni scolastiche đ ), ma sono stato anche io un allievo e ricordo benissimo la differenza che correva fra chi cercava di accenderci “l’anima” con l’amore per la propria materia e chi si limitava a farci studiare da pagina x a pagina y. Il rimando di FalbalĂ al libro “Lo Zen e il tiro con l’arco” è estremamente calzante :clap: . Lo si legga perchè merita , non fosse altro per la splendida disquisizione finale sull’arte della spada. Sono poche pagine, ma dense di significato sul rapporto allievo maestro.
Erasmo da Rotterdam affermava che quando aveva un po’ di soldi in tasca acquistava libri, se rimaneva qualcosa del cibo, il vestiario per ultimo. Penso che abbia avuto degli splendidi insegnanti come maestri.
imported_Atticus
Partecipante@Randall wrote:
Belli tutti e due, ma per l’Ostrogorsky mi sono arenato intorno a Basilio II.
Beh, se è per quello neppure la “Storia greca” del Musti è una passeggiata đ ; leggere Le Goff o Shirer è tutta un’altra musica.
Il problema è che purtroppo non tutti gli autori possiedono insieme alla autorevolezza del sapere il dono della
divulgazione per cui, talvolta, argomenti estremamente interessanti possono rivelarsi oltremodo ostici da digerire.Quando mi trovo in presenza di siffatti “mattoni” (con riferimento alle dimensioni del volume naturalmente) di
solito utilizzo la tecnica “dilazionatoria/consultoria” nel senso che o li leggo “a rate” dedicando loro un po’ di
tempo ogni tanto (quando mi riprende la voglia di procedere) o li uso per consultazione al bisogno andandomi a leggere i paragrafi che di volta in volta mi interessano.Naturalmente questo posso farlo perchè considero ormai da tempo la lettura un piacere e non una fonte di studio, cosa questa che imporrebbe dinanzi a tali opere volontĂ di ferro e culo di pietra. So benissimo che, come afferma il sommo poeta ” Non fa scienza, sanza lo ritener, l’avere inteso“, ma, come dice quell’altro altrettanto grande “il naufragar m’è dolce in questo mare“.
imported_Atticus
PartecipanteSiamo a questo punto:
http://mondadoriperte.it/2010/08/i-classici-della-storia/
Per quanto mi riguarda, da qui al termine delle pubblicazioni, ho intenzione di acquistare ancora un paio di opere; la âStoria bizantinaâ dellâOstrogorsky e âImperi e civiltĂ del mediterraneo nellâetĂ di Filippo IIâdel Braudel , dopodichĂŠ (nel frattempo ho acquistato usato anche âla cittĂ grecaâ di Glotz ) mi ritroverò con un metro lineare di libri da leggere! Impegno non da poco per un ultrasessantenne che invecchia a vista dâocchio.
Devo dire che questa collana ha pubblicato testi di notevole caratura in una edizione di tutto rispetto (chi conosce i meridiani Mondadori sa di cosa parlo anche se mi dicono che la carta non è la stessa e la rilegatura è incollata e non cucita. Una veste editoriale senzâaltro gradevole e in linea con il prezzo.
Se proprio un appunto lo si deve fare a questa collana direi che esso è relativo alle dimensioni dei caratteri del testo che, in opere che superano le quattro-cinquecento pagine, non sempre sono di agevole lettura per chi non abbia la vista piÚ che perfetta, soprattutto con riferimento alle note, che in alcuni casi sono scritte in caratteri davvero minuscoli.
imported_Atticus
PartecipanteSegnalo a Gabriele che c’è in vendita una “Storia di Roma” di Mommsen nel catalogo PDF della libreria momybooks http://www.momybooks.com/ di Roma ad un prezzo , secondo me, ottimo tenendo presente che il cofanetto dellâedizione Gherardo Casini comprende oltre ai quattro volumi della Storia di Roma anche i due volumi dello stesso autore sulle provincie dellâimpero da Cesare a Diocleziano . Lâedizione di Sansoni, che si limita alla Storia di Roma, sta diventando di sempre piĂš problematica reperibilitĂ (alcuni dei quattro i volumi sembrano esauriti).
Chi poi volesse risparmiare ma non rinunciare al gusto della lettura può andare su liberliber http://www.liberliber.it/biblioteca/m/mommsen/index.htm dove si trova lâopera in PDF (identica per quanto mi risulta alla edizione Gherardo Casini). Mancano gli ultimi libri ma credo che la pubblicazione sia tuttora in corso dâopera. đ
imported_Atticus
PartecipanteNon si deve mai troncare un rapporto per divergenze anche serie in una discussione politica. Molto meglio cessare il confronto quando si accorge che esso è giunto su un binario morto. Se si pensa di godere della stima del nostro interlocutore si può sempre sperare di aver sollevato almeno un piccolo dubbio in qualcuna delle sue convinzioni e magari la prossima volta che riaffronteremo l’argomento ci troveremo piĂš vicini di quanto non eravamo l’ultima volta che ci siamo confrontati.
Addirittura, se siamo fortunati, può anche darsi che non ci sia neppure bisogno di iniziare nuovamente a discutere quando gli eventi decretano senza bisogno di ulteriori confronti chi aveva ragione e chi torto.
In ogni caso, anche dove forse può essere azzardato parlare di amicizia e stima l’educazione dovrebbe sempre suggerirci qual’è il limite oltre il quale si passa dalla perorazione della propria causa alla aggressivitĂ verso l’altro. E questo non dovrebbe mai accadere.
Poichè tutti quelli che hanno preso parte a questo dibattito godono della mia stima, (tanti anche della mia indiscussa amicizia ) mi piacerebbe che facessimo uno sforzo per dimenticare questo thread che probabilmente è nato male e rischia di finire peggio.
Un abbraccio a voi tutti (anche a chi ci ha solo letto) đ .
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